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Home»ATTUALITÀ»“No alla vendita del ramo azionario di Poste Italiane”
ATTUALITÀ

“No alla vendita del ramo azionario di Poste Italiane”

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri12 Febbraio 2024Nessun commento3 Mins Read
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“No alla vendita del ramo azionario di Poste Italiane”: appello Slc Cgil a società civile, politica e istituzioni della Toscana, “prendete posizione contro scelta Governo”.
“Dal 2015 abbiamo già perso 300 uffici e oltre 2000 posti di lavoro, a rischio la tenuta della rete e dei servizi soprattutto nei borghi più isolati”

Firenze, 12-2-2024 – Il Governo italiano ha venduto ed è in procinto di vendere pacchetti rilevanti di tutte le più importanti aziende partecipate di Stato, tra cui la percentuale integra detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) di Poste Italiane Spa. Una operazione economicamente unicamente a perdere per le casse dello Stato. Oltre al semplice ragionamento per cui lo Stato si priverebbe dei guadagni dovuti alla proprietà dell’azionariato, l’operazione è, numeri alla mano, integralmente a perdere e senza una ragione economica che vada oltre un mero calcolo politico. Il ricavo che si otterrebbe dalla vendita delle quote azionarie di Poste Italiane (cedono la quota MEF del 29.3% pari a 3,9 Miliardi circa), anche se integralmente impiegato per l’abbattimento del debito pubblico (circa 2.800 Miliardi), porterebbe un risparmio negli interessi che lo Stato annualmente paga a copertura dello stesso (circa 180 milioni) inferiore alla perdita annuale dei dividendi perduti a seguito della cessione (circa 250 milioni). Tradotto: “Perderemo 250 milioni di Euro all’anno, per pagarne 180 a copertura del debito pubblico”. Inoltre, la scelta di cedere le quote azionarie del MEF, che sono le uniche integralmente statali, anziché quelle di Cassa Depositi e Prestiti, che sono in gestione per percentuali rilevanti ad istituti di credito privati, rende questa manovra veramente tutto meno che patriottica. Cedere Poste Italiane significa cedere la gestione della raccolta netta dei risparmi dei cittadini, indebolirne la rete e la capillarità che oggi la vede come unico presidio statale nei punti più emarginati della Nazione, oltre che sentimento di legalità nell’Italia intera (a dicembre 2023 la raccolta di Risparmio gestito da parte di Poste Italiane è stata di +3,7 Miliardi di Euro).

In Toscana, dal 2015, anno della prima sciagurata cessione delle azioni (35% dell’azienda), ad oggi, abbiamo visto depotenziare la rete postale con la perdita di 300 uffici e oltre 2000 posti di lavoro, mettendo operatrici ed operatori di fronte a sovraccarichi di lavoro che compromettono quotidianamente la conformità del loro operato (analogie in ogni territorio della Nazione). Le rassicurazioni narrate dal Ministro Giorgetti e di tutti gli esponenti ministeriali relativamente alla qualità e quantità dell’occupazione non trovano alcun riscontro nella realtà, essendo questo settore di business oggetto costante di differenti condizioni di vita lavorative tra contratti di lavoro diretti ed appaltati, e non essendosi la politica mai interessata a costruire un perimetro normativo in cui si potessero regolare i rapporti tra le imprese con un’unica contrattazione di settore, in uno dei pochi mercati espansivi quali l’ e-commerce e la consegna dell’ultimo miglio.

Facciamo appello a tutte le Istituzioni e a tutti i territori, ai partiti politici, alle associazioni civiche, religiose e laiche affinché prendano pubblicamente posizione contro le privatizzazioni delle Aziende Partecipate che producono valore per la nazione, compreso Poste Italiane Spa, della quale si sta per compiere una scelta che comprometterà, nel giro di poco tempo, non solo la presenza dello Stato nei piccoli borghi e nei paesi più isolati, ma la tenuta della rete dei presidi postali e dei servizi alla cittadinanza.

Firmato: Slc Cgil Toscana settore postale

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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