Alla LUMSA a Palermo l’analisi delle migrazioni di ritorno delle donne. Nascono nuove relazioni e pratiche di cooperazione. Conferenza finale del progetto nazionale “We Propose”.
Si è svolta presso il dipartimento Gec dell’Università LUMSA a Palermo, il 23 e 24 ottobre 2025, la conferenza finale del progetto di rilevante interesse nazionale “WE PROPOSE – Processi, politiche e reti di sostegno delle donne che rientrano in Tunisia e Marocco”, un’iniziativa che ha coinvolto le università di Bologna e Catania e partner istituzionali con l’obiettivo di approfondire i processi di ritorno migratorio delle donne e promuovere nuove politiche di sostegno e inclusione.
Nel corso della sessione dedicata a “Migrazioni e società”, il prof. Maurizio Ambrosini, ordinario di sociologia all’Università Statale di Milano, ha presentato un’analisi dei dati più recenti sul fenomeno migratorio anche alla luce del complesso scenario internazionale caratterizzato, tra gli altri, dal conflitto russo-Ucraino e dalla crisi israele-palestinese, mettendo in discussione alcune percezioni diffuse nell’opinione pubblica. «L’immigrazione – ha sottolineato – è spesso descritta come un fenomeno in drammatico aumento, prevalentemente maschile, proveniente da Africa e Medio Oriente, motivato dall’asilo e gravoso per le finanze dello Stato. In realtà, le evidenze statistiche ci dicono altro». Negli ultimi dieci anni (2014-2024), la popolazione immigrata in Italia è cresciuta in modo contenuto (+13,3%), raggiungendo circa 5,4 milioni di persone. I principali motivi di ingresso restano il lavoro e la famiglia, mentre la quota dei richiedenti asilo è marginale (circa 500.000, di cui un terzo ucraini). L’immigrazione, inoltre, è oggi più femminile, prevalentemente cristiana e con un impatto economico positivo: circa 2,5 milioni di lavoratori stranieri contribuiscono alle finanze pubbliche italiane, smentendo la narrazione secondo cui la migrazione costituirebbe un peso per lo Stato”.
A partire da queste evidenze statistiche, la prof.ssa Consuelo Corradi, coordinatrice del progetto e ordinaria di Sociologia presso la LUMSA, ha evidenziato come il fenomeno migratorio non sia un semplice spostamento geografico, ma un processo sociale e politico di innovazione che coinvolge comunità, istituzioni e reti transnazionali. «In particolare, le donne che migrano e rientrano nei contesti di origine– ha dichiarato Corradi – costituiscono un laboratorio straordinario per comprendere come le società si rigenerano attraverso la mobilità. Le esperienze raccolte durante la nostra ricerca in Nord Africa mostrano che queste donne sono protagoniste di nuove economie relazionali, di rinnovamento politiche, di pratiche di cooperazione e di partecipazione civica che meritano di essere riconosciute e sostenute».
La sociologa ha inoltre richiamato la necessità di nuove politiche regolatorie in grado di accompagnare tali processi. «Come ha rilevato anche il gruppo di giuristi della LUMSA coordinato dal prof. Gabriele Carapezza Figlia, direttore del Dottorato in “Mediterranean Studies”, serve una governance migratoria che superi approcci esclusivamente securitari e respingenti. Occorrono politiche pubbliche capaci di dialogare con i territori, valorizzare le competenze e i legami sociali delle donne, e promuovere percorsi di reintegrazione basati sul capitale umano e relazionale che esse portano con sé».
La conferenza di Palermo ha rappresentato un momento di sintesi e rilancio per il progetto “WE PROPOSE”, che mira a sviluppare strumenti di analisi, raccomandazioni operative e reti di cooperazione euro-mediterranee. Un’iniziativa che, come sottolineato dai relatori, conferma la centralità delle donne migranti come protagoniste del cambiamento sociale e la necessità di politiche che riconoscano il valore trasformativo delle loro esperienze di ritorno.
