Suicidio medicalmente assistito: la Toscana ha la nuova legge per procedure e tempi dell’assistenza sanitaria
Il testo emendato dell’originaria proposta di legge d’iniziativa popolare passa con 27 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e gruppo misto), 13 voti contrari (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e un voto non espresso (dalla consigliera del Pd, Lucia De Robertis)
Firenze – La Toscana ha la nuova legge sulle procedure e i tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. Il Consiglio regionale ha approvato a larga maggioranza, con 27 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e gruppo misto), 13 voti contrari (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e un voto non espresso (dalla consigliera del Pd, Lucia De Robertis).
Nella discussione in aula sono stati approvati gli emendamenti presentati dal presidente della commissione Sanità, Enrico Sostegni (Pd) per la maggioranza. In particolare è stato approvato emendamento n.3 che sostituisce l’art. 2 che rimanda per l’accesso al suicidio medicalmente assistito le persone in possesso dei requisiti indicati dalle sentenze della Corte Costituzionale, approvato con 24 voti favorevoli e 5 contrari. L’emendamento n.4 sostituisce l’art.3 e disciplina la composizione e il funzionamento dell’organo aziendale (Commissione multidisciplinare permanente), approvato con 26 voti favorevoli e 6 contrari. Un subemendamento presentato dal consigliere regionale Marco Stella che chiede di inserire un medico di cure palliative con competenze assistenziali è stato approvato. Poi l’aula ha approvato l’emendamento n. 5 che sostituisce l’art .4 che disciplina le modalità di accesso al suicidio medicalmente assisto, con 25 voti favorevoli e 5 contrari.
È stato poi approvato emendamento n.6 con inserimento dell’art.4 bis che fissa in 45 giorni il termine per la conclusione del procedimento, con 25 voti favorevoli e 5 contrari.
Approvati anche gli emendamenti n.7 che inserisce l’art. 4 ter sulle modalità di attuazione;
l’emendamento 8 che inserisce l’art. 4 quater per il supporto alla realizzazione della procedura di suicidio medicalmente assistito, con 26 favorevoli e 7 contrari; l’emendamento n.9 che sostituisce l’art.5 che prevede la gratuità delle prestazioni; l’emendamento n.10 che sostituisce l’art 6 che prevede la norma finanziaria, con 24 favorevoli e 6 contrari. Inoltre l’aula ha approvato un subemendamento al preambolo per garantire assistenza sanitaria e psicologica ai pazienti e l’emendamento n.11 sostitutivo integralmente del preambolo, dove vengono eliminati i riferimenti ad un livello essenziale di assistenza (LEA) con 25 favorevoli e 6 contrari. Nella discussione in aula sono stati respinti numerosi emendamenti e sub emendamenti presentati dal consigliere regionale Marco Stella (Forza Italia).
Gli ordini del giorno – Ad accompagnare l’approvazione della legge regionale sul suicidio medicalmente assistito due ordini del giorno approvati dall’Aula del Consiglio regionale. Il primo presentato dal gruppo di Italia Viva impegna la Giunta a sostenere il concetto del fine vita come morte dolce, includendo nelle politiche regionali la valorizzazione delle cure palliative e l’investimento nelle strutture dedicate, come hospice e ospedali di comunità, al fine di garantire un accompagnamento dignitoso alle persone in fase terminale.
È previsto poi l’impegno a ribadire nel nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2024-2026, come parte integrante della sua missione, il concetto di ‘nascere bene e morire bene’, con particolare attenzione all’assistenza domiciliare palliativa. È previsto infine l’impegno a verificare che ogni direttore generale delle aziende sanitarie locali dimostri di aver implementato cure palliative adeguate e a prevedere che gli investimenti in tale ambito vengano almeno raddoppiati rispetto agli attuali livelli.
L’ordine del giorno è stato approvato con i 23 voti a favore di Partito democratico, Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Erano presenti in Aula ma hanno deciso di non esprimere il proprio voto la consigliera del Pd Lucia De Robertis, e nove consiglieri dei gruppi di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. L’altro ordine del giorno, approvato con i 25 voti a favore di Pd, Italia Viva e Movimento 5 Stelle e gli 11 voti contrari di Fratelli d’Italia e Lega, è stato presentato dal Partito democratico e impegna la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché sia avviato un percorso legislativo nazionale per regolamentare in modo organico e uniforme le procedure relative al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 e n. 135 del 2024. In tale contesto è previsto l’impegno a sollecitare, in particolare, il Governo affinché assuma un’iniziativa legislativa in materia finalizzata a introdurre una disciplina chiara e uniforme, capace di garantire criteri omogenei per l’applicazione delle pronunce costituzionali, tutelando la dignità della persona e la certezza operativa per i professionisti sanitari coinvolti.
Le dichiarazioni di voto – “Laicità e diritto all’autodeterminazione”, queste le linee seguire secondo il consigliere Maurizio Sguanci che apre le dichiarazioni prima del voto finale, confermando il voto favorevole del gruppo Italia viva. “Ringrazio l’associazione Coscioni, andiamo a normare procedure sanitarie, che fino ad oggi sono state diseguali, con persone che hanno dovuto aspettare anni, a fronte di un diritto sancito da una sentenza della Corte costituzionale”.
Anche la capogruppo del Movimento 5 stelle, Irene Galletti si dice “orgogliosa di questo passaggio di civiltà per la Regione toscana. Il dibattito di questi giorni non è stato facile, ha contribuito a rafforzare le nostre posizioni, sono ancor più profondamente convinta del voto favorevole che andremo a esprimere. Il Parlamento deve affrontare un dibattito come questo, aspettiamo che il Parlamento ci dia una mano e si arrivi ad un’unica legge”. E ringrazia l’associazione Coscioni: “Senza di voi, oggi non saremmo qui”.
“Il dibattito che abbiamo affrontato interroga le coscienze”, dichiara Alessandro Capecchi, che annuncia il voto contrario di Fratelli d’Italia. “Ringrazio gli uffici, il legislativo, per il lavoro svolto su una proposta di legge che è stata sostanzialmente riscritta. Sono assolutamente convinto che la strada che oggi prende la Toscana non sia la più corretta”.
Anche la capogruppo della Lega, Elena Meini, ringrazia “tutti per il livello di ogni intervento, per l’alto lavoro e l’alto valore espresso in questa occasione. Sarà un tema che credo contraddistinguerà ognuno di noi anche nella prossima campagna elettorale. Ho sentito molte volte Matteo Salvini in questi giorni, ci è stata data la possibilità di esprimerci in maniera totalmente libera e voteremo tutti, seguendo ognuno il proprio percorso, convintamente contro questa legge”.
“Questa proposta di legge d’iniziativa popolare, per quanto ci riguarda, è sbagliata anche per ragioni di tipo antropologico – ribadisce Marco Stella (Forza Italia) –. Contribuisce a costruire nella mentalità comune, nel corpo sociale l’idea che la fragilità e il dolore vanno eliminate, non sono degni di essere vissuti”. So bene che il Parlamento dovrà legiferare, però ho paura, non posso chiudere gli occhi, penso all’Olanda, al Belgio, ai Paesi del Nord Europa e a cosa hanno prodotto l’eutanasia e il suicidio assistito”. Poi, aggiunge Stella, “si pone anche una questione politica, maggioranza allargata che prende i voti del Movimento 5 stelle. Mi chiedo come stanno oggi i cattolici dentro il Partito democratico”.
Anche il consigliere Andrea Ulmi (gruppo misto-Merito e lealtà) conferma l’intenzione di voto favorevole alla nuova legge: “L’essenza di questo provvedimento è un escamotage, di fronte al vulnus normativo a livello nazionale. In questa fase transitoria era importante dare un indirizzo preciso che determinasse medesimo comportamento in tutto il territorio. Viviamo in un periodo in cui spesso la politica e il suo posto viene preso dalla magistratura. Per questo, voterò a favore”.
“È impossibile racchiudere in pochi minuti le motivazioni e le sfumature che portano il gruppo del Pd, ad eccezione di un non voto, a votare in maniera compatta a favore di questa legge”, dichiara il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli. “Il mio ringraziamento va innanzitutto ai promotori, ma a tutta l’Aula e sono veramente grato al mio gruppo. Riteniamo che questa sia una legge di civiltà, speriamo rappresenti uno stimolo, una scossa per tutto il Parlamento. Sta nelle competenze della Regione, nell’alveo dell’organizzazione sanitaria dei servizi”.
Gli interventi finali di Giani e Mazzeo – In conclusione, interviene il presidente della Toscana, Eugenio Giani: “Apprezzamento e oggettiva condivisione delle opinioni che qui si sono espressa, lavoro autenticamente permeato da una dialettica costruttiva, da un profondo pathos e sentimento nell’espressione delle opinioni e del voto. Poche volte ho visto un Consiglio così attivo costruttivamente, è un salto di qualità e di civiltà, che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento. L’attenzione che c’è anche a livello nazionale deriva dal fatto che c’era un vulnus, questa legge si pone con assoluta legittimità. Non corretto parlare di eutanasia, noi diamo conto secondo i criteri che ci detta l’ordinamento e non fa altro che dare atto di procedure rispetto ai farmaci usati e al percorso che si deve seguire”. Giani cita Paolo Malacarne, “per anni primario di terapia intensiva a Pisa, ci spiega e ci dice cosa è avvenuto dopo la sentenza della Corte dopo il 2019. Il nostro – prosegue Giani – è un messaggio, un’espressione di civiltà al livello nazionale. Dopo sei anni, non è possibile che il Parlamento non ascolti l’indicazione forte e precisa della Corte costituzionale”.
Nell’imminenza del voto finale, il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo: “Primo ringraziamento al presidente Sostegni e a tutta la commissione per l’equilibrio con cui in tutti questi nove mesi di lavoro hanno portato avanti un tema così complesso. Il secondo grazie all’Aula, avete dato dimostrazione di cosa può essere la buona politica, fatta di ascolto, di confronto, di punti di vista e sensibilità differenti, partendo dal proprio punto di vista, senza denigrare quello dell’altro. Poi grazie ai diecimila settecento cittadini che hanno sottoscritto questa proposta di legge. Non so se avremmo avuto la forza e il coraggio di essere oggi qui, avete aperto in noi lo spazio di porci domande profonde che ci hanno portato a esprimere un voto libero, democratico, nel dna della Toscana. Poi un grazie agli uffici, al legislativo, ci avete aiutato, guidato, sostenuto nei passaggi più difficili. Credo sia una norma di grande dignità, sono orgoglioso di presiedere questa assemblea legislativa”.
(Testo a cura di Emmanuel Milano, Riccardo Ferrucci e Sandro Bartoli)
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Luca Martinelli
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Aula • 10 Febbraio 2025
Suicidio medicalmente assistito: illustrata la proposta di legge; il dibattito in Aula
Prima dell’illustrazione Marco Stella (Forza Italia) ha sollevato una questione pregiudiziale, che è stata respinta dall’Aula. Il testo del provvedimento è stato illustrato dal presidente della commissione Sanità Sostegni (Pd)
Comunicato stampa n. 0122
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di Ufficio Stampa CRT
Firenze – E’ approdata in Aula la proposta di legge di iniziativa popolare su “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019”. I promotori, i rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, il 14 marzo scorso hanno infatti depositato presso la presidenza del Consiglio regionale della Toscana la proposta di legge regionale supportata da oltre 10mila firme autenticate, che dopo l’iter in commissione Sanità è giunta all’esame e al voto dell’Aula.
Prima di cominciare la discussione, sulla proposta di legge Marco Stella, capogruppo di Forza Italia, ha sollevato una questione pregiudiziale di costituzionalità, chiedendo all’Aula, quindi, di non affrontare né il dibattito, né il voto. La pregiudiziale è poi stata respinta con i voti contrari di Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle; favorevoli, invece Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
Stella (Forza Italia) ha sollevato la questione pregiudiziale di legittimità costituzionale ex art.134 della Costituzione per violazione dell’art.117, secondo comma, lettera 1) e terzo comma della Costituzione, “per cui si configura pertanto una delle fattispecie di cui all’art.127 della Costituzione della Repubblica. La pregiudiziale – ha spiegato Stella – chiarisce che legiferare in materia non è di competenza regionale e la proposta avanzata dalla associazione Coscioni ha evidenti elementi di incostituzionalità, in tal senso si sono espresse le regioni del Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte. L’unica cosa che sancisce la Corte Costituzionale è la non punibilità in alcuni casi del suicidio medicalmente assistito. La Corte Costituzionale sancisce che legiferare su questa materia deve essere il Parlamento e ribadisce che lo stato può intervenire su materie regionali, ma le regioni non si possono sostituire allo stato”. Stella ha spiegato ancora che “in via principale lo Stato deve legiferare su materie civili e penali. La Toscana promuoverebbe la prima legge su tale materia contravvenendo principi generali, confine tra terapia ammessa e non ammessa, che devono valere su tutto il territorio nazionali”. Stella ha concluso chiedendo “la non trattazione della legge per problemi di violazioni costituzionali. Tutti i Consigli regionali hanno deciso di non procedere e rimandare la decisione al parlamento italiano”.
Il presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd) è intervenuto dichiarandosi contrario alla questione di legittimità e ricordando che “c’è una Regione che ha trattato la questione ed è il Veneto. Noi siamo d’accordo sul fatto che i Consigli regionali non possono intervenire su aspetti legislativi civili e penali, ma con questa legge noi affrontiamo una questione procedurale, perché le Regioni hanno una potestà legislativa concorrente sulla materia della salute, ed è chiaro che se su questa materia interviene lo Stato, lo Stato ha la precedenza. Le condizioni in cui ci muoviamo le stabilisce la Corte Costituzionale e devono essere applicate. Noi agiamo in questo ambito e non abbiamo corso il rischio di sconfinare nella pregiudiziale di costituzionalità.
Dopo il voto sulla pregiudiziale, la proposta di legge è stata illustrata all’aula ancora il presidente della Commissione Sanità Enrico Sostegni ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla redazione del testo, “principalmente alla Associazione Coscioni che ha proposto la legge consentendoci di affrontare un tema così importante”. L’iter previsto per le leggi di iniziativa popolare, ha ricordato Sostegni, stabilisce che dopo nove mesi di tempo concessi per l’istruttoria i proponenti abbiano il diritto all’espressione del Consiglio regionale. “Le proposte arrivano in Aula senza subire modifiche da parte della Commissione referente, che però può produrre una serie di emendamenti che accompagneranno il testo. Su questi emendamenti i proponenti devono esprimere un parere, che è obbligatorio ma non vincolante”.
La commissione Sanità, che ha lavorato sul testo in questi mesi, si è concentrata su varie questioni, nel tentativo di superare i problemi di legittimità e di fattibilità che erano stati segnalati, proponendo alcune modifiche sostanziate negli emendamenti, puntando a un testo con carattere procedimentale, meramente organizzativo, per rimanere nella cornice della potestà legislativa concorrente delle Regioni.
La Corte Costituzionale ha sollecitato un intervento legislativo del Parlamento in materia, tutt’ora assente, e alla fine tramite due sentenze (una del 2019 e una seconda più recente, la 135 del 2024) ha fatto un intervento di tipo manipolativo additivo, per cui sono stati enucleati i requisiti in possesso dei quali si può procedere al suicidio medicalmente assistito. Attualmente quindi in Italia quando i malati si sono rivolti ai tribunali il procedimento è stato autorizzato in virtù delle sentenze della Corte Costituzionale, e le singole Aziende sanitarie, che hanno l’obbligo di ottemperare, si sono mosse in autonomia.
“A livello nazionale e regionale – ha detto Sostegni – non siamo intervenuti, ma sulla base della sentenza della Corte costituzionale, quando vi sono state richieste di pazienti, sono intervenuti i direttori generali delle tre Aziende sanitarie, ognuno con modalità diverse. Adesso, con la legge, stabiliamo una procedura omogenea su tutta la regione, garantendo un’assistenza sanitaria uniforme in questi casi difficili”.
Oltre a fissare il carattere meramente organizzativo della legge regionale, si stabilisce che il costo di medicinali e attrezzature necessari per il suicidio, ora a carico dei familiari, sia sostenuto dal sistema sanitario stabilendo una prestazione extra Lea. Il costo non dovrebbe superare complessivamente i 10 mila euro l’anno. Si ribadisce la volontarietà della partecipazione del personale medico e sanitario alle varie fasi dell’iter.
La proposta di legge così come presentata ha l’obiettivo di garantire alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria “nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, garantendo che il diritto all’erogazione del trattamento è individuale e inviolabile, e che non può essere limitato, assoggettato a condizioni o altre forme di controllo ulteriori e diverse da quelle previste dalla proposta di legge”. Prevede quindi di individuare i requisiti di accesso alla pratica, la verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalle sentenze della Corte Costituzionale. Il testo prevede l’istituzione di una Commissione medica multidisciplinare nelle Asl, dispone che le strutture sanitarie debbano garantire il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura, disciplina la procedura e i tempi (complessivamente venti giorni), prevede la gratuità delle prestazioni sanitarie. Secondo l’atto possono accedere al suicidio medicalmente assistito le persone affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputano intollerabili; tenute in vita da trattamento di sostegno vitale; pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli; che esprimono un proposito di suicidio formatosi in modo libero e autonomo, chiaro e univoco.
Il dibattito in aula di martedì 10 febbraio
Il lungo dibattito sulla proposta di legge popolare sul fine vita, al di là delle posizioni non solo di partito ma soprattutto di coscienza, ha avuto un comune filo conduttore, ovvero il grazie al comitato, ai firmatari, al lavoro della commissione competente, se non altro per aver garantito il necessario confronto.
Il consigliere regionale Sguanci Maurizio (Italia Viva) parlando a titolo personale, ha raccontato di aver “visto morire mia nonna e mio padre, con un calvario durato dieci anni con malattie terminali”. Questa legge, ha spiegato, “non modifica di una virgola quello che ha scritto la Corte Costituzionale”. Ha poi ricordato che da presidente della commissione Sanità a Palazzo Vecchio, “ho fatto approvare al Comune di Firenze il testamento biologico per arrivare ad una morte dignitosa, con la commissione medica competente che esamina la situazione. Non votiamo niente di più di quello che la Corte Costituzionale ha stabilito, voto favorevolmente a questa proposta di legge”.
Giovanni Galli (Lega Toscana), ha “apprezzato il buon lavoro del presidente Sostegni” e ha detto che la proposta di legge di iniziativa popolare “ha un significato etico e politico, è una legge procedurale. Ho espresso il mio dissenso su questo atto, perché può diventare un manifesto ideologico”. Galli ha spiegato che “una persona, già adesso, può richiedere, con la normativa nazionale, di morire con dignità. La Corte Costituzionale stabilisce che il medico non può attivare trattamenti brevi, coloro che vogliono possono però già interrompere i trattamenti e ricorrere ad una sedazione profonda”. Secondo Galli “in pratica, l’attuale maggioranza vuole una regione laicista, vuole disintegrare un modello solidaristica e sociale. Si promuove un modello che considera il singolo come non facesse parte di una collettività; si trascura la persona in quanto entità sociale, la si lascia sola, si promuovere la via più semplice e meno dispendiosa. È una proposta pericolosa per la Toscana”.
Irene Galletti (M5S) ha ringraziato gli uffici, che hanno “modellato e sagomato la legge secondo la nostra normazione, senza alterarne lo spirito originario”. E nel profondo rispetto per il voto di ciascuno, secondo la consigliera – che ha annunciato di votare convintamente a favore, “dopo aver interrogato la nostra comunità politica e le nostre coscienze” – è necessario esprimersi “per dare omogeneità e garanzia di risposta a chi chiede non di porre fine alla propria vita, ma di porre fine alle sofferenze”. “Ci esprimiamo in modo aconfessionale, su un testo pur perfettibile – ha concluso – nella speranza di poter rispondere a chi si trova in situazioni non più sopportabili, nel rispetto della dignità di ognuno”.
“Mi dispiaccio per l’approccio ideologico, un tema come quello che stiamo affrontando avrebbe dovuto avere un approccio pragmatico, e quindi richiedere l’intervento del Parlamento”. Così Diego Petrucci (FdI), preoccupato della possibile frammentarietà legislativa, con norme regionali diverse che, in casi sporadici, potrebbero portare a trattamenti differenti per gli abitanti di una stessa strada, ha spiegato portando l’esempio della via di Val di Luce. Secondo il consigliere la stessa Assemblea regionale poteva avvalersi di una legge al Parlamento oppure sollecitare sull’argomento la Conferenza Stato Regioni. Non solo: contro l’autonomia differenziata si rivendica l’autorità statale e poi ci si contraddice con questa proposta di legge, che interviene in assenza di una normativa dello Stato. “Dov’è la coerenza?”, si è domandato Petrucci, rivolgendosi all’Aula di palazzo del Pegaso. “Come gruppo voteremo compattamente contrari – ha annunciato – augurandosi che tutti i consiglieri possano scegliere liberamente, con la speranza che gli organi competenti possano impugnare questa legge”.
Parlando di una “discussione delle più importanti e profonde del mandato” Marco Niccolai (Pd) ha ripercorso la legislazione sul tema, soffermandosi in particolare sulle sentenze della Corte Costituzionale, per sottolineare come sia “palese l’omissione da parte del legislatore nazionale”. “La politica è chiamata ad intervenire – ha affermato – approvare una legge, in modo uniforme su tutto il territorio regionale, è una forma di tutela per chi vive un autentico dramma, per i malati e per le loro famiglie”. Secondo il consigliere, che pure ha rivendicato la sua provenienza culturale dall’area cattolico-democratica, occorreva garantire certezza giuridica con una legge ad hoc. Niccolai ha concluso il proprio intervento accennando ai progressi che la Toscana ha effettuato per rendere maggiormente accessibili le cure palliative, concludendo che questa “non è una legge sull’eutanasia, non fa della Toscana la Svizzera d’Italia”, ma cerca di rispondere alla comunità e invita anche il Parlamento a fare la propria parte.
Massimiliano Riccardo Baldini (FdI), parlando “di tematiche non indifferenti per nessuno di noi, che toccano sensibilità, attenzioni e storie diverse”, ha dichiarando che avrebbe preferito un percorso più virtuoso, che si muovesse nei confronti del Parlamento. Un Parlamento che non ha legiferato, ma è anche vero che non è obbligato a farlo. E da una attenta lettura del testo, Baldini ha fatto riferimento all’inesatto presupposto di partenza, perché nella sentenza della Corte non viene mai riconosciuto il diritto di morire, ma il dovere di tutelare la vita, senza lasciarla in situazioni di insufficiente protezione. E proseguendo: “la difesa della vita è inviolabile, non si può ricavare il diritto ad avere una prestazione di morte”; e mancando una disciplina nazionale in materia “l’intervento regionale non è ammissibile in virtù di una inerzia, e pertanto il suicidio assistito deve essere disciplinato dal legislatore statale”. “Oggi, nonostante la rilevanza e l’importanza di queste tematiche – ha concluso – era più opportuno procedere con una proposta di legge di sollecitazione al Parlamento italiano”.
Anche per Andrea Vannucci (Pd) il Parlamento dovrebbe discutere di questo tema, ma è anche “giusto essere qui, perché la politica ha l’onere e l’onore di occuparsi della vita delle persone, senza demandare a supplenti”. “Sono contento di assumermi questa responsabilità – ha affermato – per garantire un diritto in modo uniforme, equo ed accessibile”. Un diritto che c’è già, ma per “poter scegliere di morire occorre andare dall’avvocato, e questo esula da principi di pietà, carità e solidarietà”, ha commentato. “Oggi adempiamo appieno al nostro ruolo andando ad attivare specifiche procedure con le Asl – ha continuato – ogni partito ha le proprie dinamiche ma a tutti è stata lasciato la possibilità di esprimersi liberamente”. “La responsabilità è in capo a chiunque decida di mettersi al servizio della comunità – ha concluso – e sono orgoglioso di far parte di una Istituzione che non si è voltata dall’altre parte”.
La consigliera regionale Cristina Giachi (Pd) durante il suo intervento ha sottolineato come il compito dell’Assemblea legislativa toscana sia quello “semplicemente di prevedere un minimo di eguaglianza, che non è quella che consentirebbe la legge dello Stato, ma intanto è qualcosa riconoscendo a tutte le cittadine e a tutti i cittadini toscani un’equità di trattamento nell’adempimento di una sentenza che configura una posizione soggettiva personale”.
“La domanda che dobbiamo farci – ha aggiunto – è se la nostra legge garantirà un po’ più di eguaglianza e la nostra legge la garantisce. Poi c’è un piano differente quello delle preoccupazioni confessionali, che posso condividere da cattolica praticante, ma che non hanno sede in questa Aula. Condivido le preoccupazioni di tipo confessionale al punto di non accettare di essere ascritta a coloro che vogliono una Toscana senza Dio e nessuno si deve permettere di entrare nella mia vita spirituale. Questo non lo accetto perché il rovello di ciascuno dei miei colleghi in quest’Aula è emerso e non ha niente a che fare con il dovere della laicità delle Istituzioni di cui facciamo parte a prescindere dai nostri orientamenti personali. Un dovere che ci siamo assunti quando abbiamo deciso di farne parte. Qui nessuno viene chiamato a uccidere nessuno, altrimenti nessun medico potrebbe farlo. Sul dilemma etico e profondo ho fatto solo una riflessione. Cosa potrei dire a una di queste persone che mi chiede di alleviare le sue sofferenze in un tempo breve del quale io non posso essere arbitra, che può sembrare lunghissimo a chi lo attraversa nella sofferenza. Io non ho tante certezze, ma so che non lo potrei redarguire, richiamandolo agli autori del pensiero filosofico laicista, individualista, nichilista, materialista, nemmeno da credente cattolica, potrei a queste persone dire niente di simile”.
“La nostra scelta – ha proseguito la consigliera Giachi – per fortuna è molto meno grave di quella che dovremmo fare in un Parlamento nazionale ed è una scelta che si limita all’opportunità di concedere a chi è in questa condizione, e può già pretendere quella condotta, di farlo in un modo civile, in un contesto protetto, in una dimensione di eguaglianza e di sorveglianza da parte degli organismi sanitari. Una commissione che valuti la presenza di tutti i presupposti necessari e che consenta quindi in ogni momento un ravvedimento rispetto alla propria intenzione e che accompagni, nella consapevolezza e nella serietà, chiunque si trovi in questa drammatica situazione. Io per questo motivo credo che sia doveroso consentire una disciplina eguale a tutti i toscani e le toscane aspettando giustamente che ci sia una legge nazionale. Aumentando così il tasso di eguaglianza, che non sarà più il tasso dell’arbitrio di un Asl, di un medico, di un ospedale, di un’istituzione, ma sarà il tasso di eguaglianza che consente il sistema sanitario pubblico toscano che è prezioso e non si tira indietro”.
La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi ha aperto il suo intervento ringraziando l’Associazione che ha presentato questa legge di iniziativa popolare e il presidente Sostegni per l’ottimo lavoro fatto in commissione Sanità. “Non si tratta di sostituirsi al Parlamento – ha spiegato – ma si tratta di dare uniformità di procedure e chiarezza su chi deve decidere, con l’istituzione di una commissione competente composta da personale medico e capace di permettere ai malati di accedere facilmente ai farmaci e di avere possibilità di scelta”.
“Decidere se arrivare prima del tempo alla morte volontariamente non è mai facile – ha proseguito – ed è ancora più assurdo che per farlo una persona debba lottare non solo con la sofferenza e la malattia, ma anche con la burocrazia. Io credo che questa sia un’ulteriore sofferenza. Chi siamo noi oggi per poter rendere più difficile questo passaggio a chi ci chiede di essere libero di prendere una scelta. Noi siamo chiamati a decidere solo sulle procedure e questo deve essere ben chiaro. Non credo si tratti di una proposta di legge disumana, ma al contrario sia un atto di civiltà”.
“Vedere una persona cara che soffre credo sia una delle cose più terribili che qualcuno possa provare” e la consigliera Noferi ha spiegato di avere vissuto questa esperienza personalmente.
La consigliera del Movimento 5 Stelle ha poi lodato e sottolineato l’importanza degli hospice per i malati oncologici e sui pazienti che chiedono il suicidio medicalmente assistito ha chiesto procedure chiare, uguali per tutti, e tempi brevi. “Io – ha concluso – ho sentito poco in questo dibattito l’accenno alla sofferenza dei familiari. La sedazione profonda sottopone la famiglia a una sofferenza che non sai quando terminerà. Ai colleghi del centrodestra che sostengono che il tema debba essere affrontato in Parlamento chiedo di sollecitare i loro colleghi a Roma. Noi qui oggi ci assumiamo la nostra responsabilità votando la proposta di legge e non ci nascondiamo dietro a una pregiudiziale. La discussione è anche importante perché solleva un tema dalla polvere in cui i politici lo hanno sepolto. Oggi discutiamo di dare più diritti e non di togliere qualcosa a qualcuno. Si parla di equità, di eguaglianza e di libertà e non capisco perché a qualcuno troppa libertà possa dar fastidio, questo non è mai il mio pensiero”.
Il consigliere del Partito democratico Andrea Pieroni ha ammesso di non essersi mai interrogato in maniera intima come in questo frangente, e questo vale a maggior ragione per chi prova a orientare le sue scelte politiche concrete alla luce del messaggio cristiano e della dottrina sociale della Chiesa: “Chi come me viene da questa formazione ed esperienza si sente fortemente sollecitato e chiamato in causa dovendo affrontare il tema enorme, cruciale e spesso drammatico del fine vita che io reputo inscindibilmente legato a quello della dignità della persona. Io sono stato ascritto sui giornali al novero degli indecisi e degli incerti sul voto a questa proposta di legge. E non mi vergogno di questa collocazione. Gli errori da evitare secondo me sono un’eccessiva banalizzazione del tema della vita e della morte e una contrapposizione politica e ideologica fine a se stessa. È ineludibile una legislazione nazionale che colmi questo vuoto normativo, riempito al momento dalla sentenza della Corte Costituzionale. Noi abbiamo il compito di confrontarci su un testo che definisce una normativa meramente organizzativa e procedurale per evitare disparità di trattamento. Non avendo esperienze dirette ho cercato di calarmi il più possibile nelle situazioni strazianti di chi si trova in uno stadio terminale della malattia. E guardando a questo punto di vista è difficile esprimersi con certezze granitiche”. “Chi sono io per giudicare?”. Si è chiesto il consigliere, aggiungendo che “a noi eletti compete lavorare per spostare sempre più avanti un equilibrio tra principi etici e diritto sapendo che viviamo in uno Stato laico. Questo è lo spazio per la ricerca di una mediazione sul piano legislativo secondo il principio della legge imperfetta o del male minore. Dobbiamo rafforzare ancora di più le cure palliative, le terapie del dolore e i processi di sedazione e su questo la Giunta regionale si è impegnata anche recentemente. Ma le cure palliative non sempre riescono a lenire la sofferenza degli ultimi momenti della vita. Mi sono orientato a esprimere un voto favorevole a questa proposta di legge anche perché ricordo a me stesso per primo che la migliore difesa dei valori a cui facciamo riferimento la si fa essendo coerenti con essi nei momenti a volte tortuosi della vita”.
La consigliera regionale Donatella Spadi (Pd) ha iniziato il suo intervento ringraziando il comitato che ha proposto la legge perché ha portato in Consiglio regionale “una discussione importante, una discussione che medici come me e tanti familiari si trovano ad affrontare giornalmente. Io su questo argomento sono stata particolarmente decisa perché queste riflessioni le ho già fatte con i pazienti. Noi vediamo la disperazione vera negli occhi di queste persone. Quando noi parliamo di sedazione profonda e si parla di suicidio assistito stiamo parlando di due cose completamente diverse tra di loro. La prima differenza sostanziale riguarda i farmaci che utilizziamo, nella sedazione profonda servono per diminuire la vigilanza e il dolore, farmaci che se usati in dosi più alte possono portare alla cessazione della vita. Un’altra problematica riguarda i tempi della procedura. La sedazione profonda può durare anche settimane, mentre nel suicidio assistito si tratta di pochi minuti. Nella sedazione profonda l’obiettivo è quello di alleviare dei sintomi, nell’altro caso è la volontà della persona a determinare cosa vuole. La legge 219 del 2017 all’articolo 1 contiene un principio che credo abbia cambiato completamente il mondo della sanità e l’operare dei medici. Parla dell’autonomia del paziente, è il paziente che decide se fare un farmaco o sottoporsi a un intervento chirurgico. Il dovere degli operatori sanitari è quello di stargli vicino e permettergli in coscienza e piena consapevolezza di decidere cosa vuole. Molti operatori sanitari, come è capitato anche a me, hanno fatto i conti con la sofferenza vera, e anche se sono cattolici dicono la stessa cosa è giusto che il paziente abbia la libertà di scegliere perché arriva secondo me un momento in cui la vita non ti è più sopportabile”.
“Noi con questa legge – ha proseguito – elimineremo le diseguaglianze e questo fa parte anche del giuramento di Ippocrate e della deontologia di un medico. I pazienti che faranno richiesta non saranno i pazienti oncologici, ma i malati di sla, i tetraplegici, che non riescono più a relazionarsi con il mondo esterno”. La consigliera Spadi ha infine fatto l’esempio di un paziente che nelle Marche ha dovuto aspettare 18 mesi per ottenere il suicidio assistito e poi si è dovuta riunire una commissione per decidere il farmaco. “Noi – ha concluso il suo intervento – vogliamo agevolare il loro percorso dopo che hanno preso la loro decisione”.
“Partiamo da una sentenza positiva sul fine vita e abbiamo oltre diecimila cittadine e cittadini che hanno proposto una legge con una partecipazione democratica che noi, in quanto rappresentanti delle istituzioni, abbiamo il dovere morale di tutelare e difendere”, dichiara Iacopo Melio (Pd). “Non si tratta di obbligare persone a esercitare questo diritto. Quando si parla di autodeterminazione personale e di poter dare un certo valore alla propria vita, nessuno può permettersi di imporre a qualcuno il proprio credo, soprattutto in uno stato laico”. Il consigliere cita Sant’Agostino, “che diceva ‘ama e fai ciò che vuoi’. Solo chi ama davvero la vita può scegliere di interromperla, quando la sofferenza più estrema non la rende più tale”, e ricorda come proprio in questi giorni “se n’è andata Gloria, aveva 70 anni, abitava a Firenze. Stava aspettando il via libera dall’Asl per porre fine alle sue enormi sofferenze. Se ne sarebbe voluta andare in maniera dignitosa, lucidamente, non addormentata, spenta, dalle cure palliative. Era una sua scelta e per questo avrebbe meritato la giusta accoglienza in tempi rapidi. Oggi – conclude Melio –, per Gloria e per tutti coloro che per dolori atroci non trovano più un senso nella loro esistenza, invito la Toscana a dare un senso di civiltà, dando omogeneità e struttura a un diritto laicamente sacrosanto”.
Secondo Marco Stella (Forza Italia), “questo dibattito è iniziato nella maniera peggiore, facendo dividere i consiglieri come se fossero tifosi. Perché non avete cercato una posizione unanime sul testo, come si dovrebbe fare su questo tema, sul quale si sono divisi emeriti costituzionalisti? Perché non possiamo dividerci anche noi, pensando che è legittima anche la posizione dell’altro e che queste posizioni diverse hanno la loro dignità politica? Ci avete trascinato – dice Stella rivolto ai consiglieri di maggioranza – in un dibattito giuridicamente al ribasso, con la conseguenza dello screditamento della classe politica”. Secondo il consigliere, “si parte dal principio della cultura della vita e della sacralità della vita. Ci sono effettivamente ragioni da entrambe le parti, sarebbe illogico non partire da questo presupposto”. E Stella rivolge altre domande alla maggioranza: “Perché avete messo solo 10mila euro su questa legge, se ci tenevate davvero tanto? Perché non avete attivato la commissione regionale sulla bioetica? Non l’avete nemmeno rinnovata. Il tema vero è che dobbiamo capire che tipo di legislazione occorre. Faremo una legge sul fine vita – conclude –, il governo di centrodestra la farà”.
“Questa non è una legge bandiera, non è nata così, non è stata portata avanti così”, dichiara Francesco Gazzetti (Pd). “C’è la volontà di provare a rispondere a una proposta di legge d’iniziativa popolare. Voglio credere che anche a livello nazionale e sia fatta una legge, noi ci poniamo l’obiettivo di fare quello che qualcuno doveva fare e ancora non ha fatto. Questa legge deriva da parole che la Corte Costituzionale ha pronunciato. Il combinato disposto della proposta che arriva e delle parole della Corte costituzionale ci porta a dover esercitare la nostra funzione”, la legge nasce “con la finalità di dettare norme di carattere organizzativo e procedurale” e l’assistenza medica prevista dal provvedimento “è prestata su base volontaria”. Il consigliere si sofferma su alcuni passaggi del pronunciamento della Consulta, non prima di aver sottolineato “il lavoro che è stato fatto in commissione, non posso che ringraziare profondamente il presidente Sostegni e i commissari per la qualità, la sensibilità e l’equilibrio, secondo me di straordinario livello”. Secondo le ragioni addotte dalla suprema Corte, sostiene Gazzetti, “chi se non la Regione dovrebbe a interessarsi di questo tema? Viene ribadito con vigore l’auspicio che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore. Noi, nel frattempo, facciamo quello che è possibile, all’altezza delle rilevanti richieste che ci sono state rappresentate fino ad oggi”.
Il dibattito in aula di mercoledì 11 febbraio
Continua questa mattina in Aula il dibattito sulla proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, illustrata nella seduta di ieri dal presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd).
“Siamo qui per l’obbligo che ci costringe un atto di democrazia popolare – ha detto Vittorio Fantozzi (FdI) – c’è la necessità di colmare un vuoto legislativo ma pensiamo che tocchi al Parlamento”, “la questione deve essere affrontata velocemente” e “c’è la necessità di dare risposte al dolore che appartiene a tutti”. “Oggi – continua – dobbiamo capire se questa iniziativa, che io non credo produrrà effetti, possa invece contribuire a metter in condizione tutta la comunità toscana a spingere il Governo nazionale a calendarizzare questo tema, questo sì”. Fantozzi afferma “devono essere considerate tutte le posizioni, soprattutto perché c’è da togliere l’illegalità”, “per noi è necessario fare un atto di sincerità” ed è fondamentale che “la libertà sia accompagnata dal diritto, quando non è perimetrata diventa licenza”. Il consigliere ricorda tra gli elementi imprescindibili, la sede: il Parlamento, è “lo Stato che deve curare”. Fantozzi ribadisce il rischio di incostituzionalità e poi fa una riflessione sui suicidi, “al netto dei risvolti etici e del progredire dell’arte medica, pensiamo anche a coloro che in silenzio e soli – afferma- arrivano al fine vita per altre strade, in perfetta salute, scelgono di non vivere”, “questo tema non è stato affrontato, per quanto la competenza resti dello Stato”.
Fantozzi ribadisce la posizione di FdI “è chiara su tutto ciò che rende opzionabile la vita come la morte, tra tutto ciò che è libertà di morire diversa dalla dignità nel morire e nel vivere Fdi andranno sempre verso la vita”
“La nostra democrazia si fonda sul diritto alla vita che va sempre tutelato senza distinzioni tra persone e senza classifiche sulla qualità della vita – afferma Cristiano Benucci (Pd)- ” ma “è’ chiaro che il diritto alla vita debba essere bilanciato con un altro principio costituzionale, quello della libertà e dell’autodeterminazione delle persone”. Benucci ha ricordato che “esiste già nella nostra normazione il rifiuto ai trattamenti sanitari e l’autodeterminazione delle scelte terapeutiche con la legge 217 del 2017”. Benucci ha parlato di “dignità della vita e libertà della scelta” che “non è libera se non è accompagnata da tutto ciò che lo Stato deve fare con l’assistenza necessaria, il trattamento del dolore, l’assistenza morale, l’aiuto alle famiglie, le cure palliative”, “vogliamo pensare che il pallium rappresenti la solidarietà”. “Non possiamo permettere – aggiunge – che una decisione di libertà sia originata dalla solitudine e dall’abbandono”. Il consigliere ricorda la sentenza del 2019 che aveva sollecitato il Parlamento ad una discussione, “il tema è nell’agenda della politica” e “potremmo discutere se questo sia lo strumento adeguato” ma “il tema c’è e 10mila cittadini della Toscana ci hanno chiesto di trattarlo”. Benucci ribadisce “Sostegni ha fatto gli approfondimenti necessari e ha reso questa legge procedimentale, si pone l’obbiettivo di dare uniformità di regolamentazione alle nostre aziende per regolare ciò che già avviene, in virtù di una sentenza della Corte”. “Quando per la sofferenza si è fatto tutto quel che si doveva fare, la Regione ha garantito con il sistema sanitario tutta la protezione che la sofferenza merita e continua quel grido di sofferenza ‘non ce la faccio più’ – conclude- la politica non può stare silente”.
“Ritengo – ha detto Marco Casucci (Lega) – che la vita abbia un valore assoluto e che come tale debba essere protetta con fermezza” e “il nostro dovere morale in quanto società e come istituzioni è quello di tutelare questo dono prezioso, non solo con politiche che lo proteggano, ma anche con interventi concreti”, “riteniamo una deriva quella in cui il suicidio assistito viene proposto come soluzione al dolore”, “in realtà tale scelta rappresenta la sconfitta della nostra società che abdica al dovere morale di proteggere i più fragili e vulnerabili coloro che nel loro stato di malattia di disperazione meritano, più che trovare la morte, un’assistenza umana, medica e spirituale”. Apprezzamento per il lavoro del presidente Sostegni è stato espresso per aver cercato di sfuggire al giudizio di incostituzionalità, ricercando l’aspetto procedimentale. Il vicepresidente ribadisce “la proposta di legge prevede un iter burocratico che trasforma il percorso verso la morte in una procedura sanitaria standard affidata al servizio sanitario regionale, ci si interroga se davvero tale percorso possa essere equiparato ad altre prestazioni sanitarie”. Il testo di legge “proclama il suicidio assistito” e “ignora il delicato equilibrio tra il diritto del paziente a decidere e la libertà del medico che ha giurato di salvare vite e non può essere costretto a compiere atti che per ragioni di coscienza e deontologia contraddicono il suo ruolo”. Casucci ricorda che “il potere di colmare una lacuna del legislatore statale non può compromettere i diritti fondamentali e trasformarsi in un meccanismo che faciliti la scelta della morte”. “E’ imperativo che il nostro sistema – aggiunge – investa in cure palliative e di eccellenza, in assistenza domiciliare, in servizi di supporto che accompagnino il paziente e la sua famiglia in ogni fase del percorso terapeutico, evitando così che la disperazione possa invece spingere a scelte affrettate e irreversibili”. In conclusione l’intervento di Casucci si configura come “un appello in difesa della vita, una presa di posizione ferma e contro una proposta di legge che a mio avviso rischia di compromettere i valori etici e deontologici su cui si fondano la nostra società”.
“Per mille motivi ho avuto difficoltà ad avvicinarmi a questa proposta di legge – interviene Andrea Ulmi (Gruppo misto – Merito e Lealtà) . “Sono sicuro che chi avrà vinto si attaccherà una medaglietta sulla giacca e questo è l’errore più grosso che potrebbero fare perché riducono tutti quei discorsi etici e di pietas al mercato delle vacche a cui utilitaristicamente i giornali faranno da megafono discorsivo”. “La legge – continua – consiste nel pretendere che in tutto il territorio in Toscana vengono eseguite le stesse procedure e siano date le stesse possibilità”. “E’ importante che una legge nazionale possa normare questo problema” ma “fintanto che la legge non ci sarà dobbiamo attenerci a quanto sancito dalla Corte costituzionale”. Ulmi riconosce “questa legge sancisce un comportamento uguale per tutta la Regione” e dichiara “non voterò né a favore né contro a qualsiasi emendamento o ordine del giorno ma voterò a favore della legge nel suo complesso riconoscendone il suo valore”.
Il dibattito sulla proposta di legge popolare sul fine vita è proseguito con l’intervento di Federica Fratoni (Pd) che ha ringraziato il presidente Sostegni “per il modo con cui ha condotto la Commissione sanità, consentendo di approfondire, col contributo di professionisti e figure rappresentative, questo tema delicatissimo”. I ringraziamenti sono andati anche all’associazione Luca Coscioni (“per come ha partecipato a ogni confronto in Commissione e per aver evitato di fare di questa legge una bandiera”) e ai vescovi toscani (“che hanno espresso una posizione utile che interroga e sollecita le nostre coscienze”). Ha poi ribadito come la legge regionale non abbia un effetto costitutivo di un diritto, ma “il dovere di renderne effettivo l’esercizio”. “Sono felice – ha aggiunto – di leggere sulla stampa che anche altre regioni, sulla base del nostro lavoro, si stanno interrogando sul da farsi rispetto a un Parlamento che latita, perché la questione di legittimità costituzionale non può essere un alibi per eludere un’assunzione piena di responsabilità”. Fratoni ha poi parlato come si tratti di “una legge procedimentale che assicura una tempistica certa, una presa in carico da parte del sistema sanitario, con costi a carico del bilancio regionale, che definisce quali professionalità devono essere coinvolte, conformandosi ai contenuti della sentenza”. “La mia lunga riflessione – ha concluso – mi ha portato oggi ad una scelta libera e consapevole, a un voto favorevole sulla base di due principi: quello del rispetto per ogni situazione di fragilità e di bisogno, e quello della laicità dello Stato e delle nostre istituzioni repubblicane. Siamo arrivati a questa legge senza nessuna pressione e non mi sorprende che essa approdi in Toscana, terra di diritti dove abbiamo un sistema sanitario universalistico e di eccellenza”.
Il vicepresidente Stefano Scaramelli (Italia Viva) ha ribadito come “con la proposta di legge in discussione dell’Aula stiamo regolamentando l’esercizio di un diritto sancito dalla nostra Carta Costituzionale e ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale”. Ha poi sottolineato come ci si debba interrogare su quale sia il distinguo tra l’interruzione dell’accanimento terapeutico e il suicidio medicalmente assistito. “A noi sta il compito di colmare questa labile differenza – ha detto – ed è questo lo spirito dell’ordine del giorno presentato insieme al consigliere Sguanci, che vuole dare un’etica e una morale alle norme che stiamo scrivendo, proponendo una riflessione rispetto a temi quali le cure palliative, l’inserimento negli hospice e nelle assistenze domiciliari. Visto che il principio dell’ordine del giorno che abbiamo presentato è stato condiviso, voterò a favore”.
“Nessuno di noi sceglie di nascere, ma qualcuno può avere l’auspicio di morire, date le condizioni di sofferenza in cui si può trovare – ha aggiunto – . Così come il sistema sanitario mette le donne in condizione di partorire in maniera meno dolorosa e più sicura possibile, è allo stesso modo doveroso che metta le persone in condizione anche di morire nelle migliori condizioni, vicino al sorriso e all’abbraccio dei propri cari.”
“Ognuno di noi consiglieri è stato chiamato a pronunciarsi in base alla propria coscienza e ha dato dimostrazione di grande responsabilità. Credo che i cittadini toscani oggi possano essere orgogliosi della propria Assemblea legislativa”, ha concluso.
Anche la capogruppo della Lega Elena Meini ha ringraziato l’associazione Luca Coscioni (“per averci dato la possibilità di intervenire su un tema così difficile, delicato e personale”), la Commissione sanità e il presidente Sostegni (“che ci ha dato modo di ascoltare tante figure, esperti, offrendoci punti di vista e posizioni diversi su una legge così complessa”). Meini ha poi ribadito la volontà di non voler influenzare i consiglieri del proprio partito “visto il mio ruolo”, rivelando solo ieri il suo orientamento di voto che, come ribadito nel suo intervento in Aula, è contrario alla proposta di legge. “Voglio ringraziare il mio partito – ha detto – che ci ha lasciato libertà di coscienza”.
“Rimango convinta che ci sia un principio di non competenza regionale in merito a questa legge – ha poi spiegato – . Si eroga infatti un diritto a una prestazione di suicidio assistito da parte del Servizio sanitario regionale e questo non è previsto oggi né dalla legislazione nazionale, né dalla Corte Costituzionale. Ritengo che si sarebbe dovuta fare una delibera di Giunta, oppure scrivere una proposta di legge al Parlamento o ancora che la Regione Toscana avrebbe dovuto pungolare di più la Conferenza Stato-Regioni affinché vi fosse un intervento legislativo a livello nazionale”.
Entrando nel merito della legge ha poi ribadito come gli emendamenti “vanno in direzione contraria rispetto alla legge originale” e come, tra le altre cose, “non siano chiare le tempistiche”. Nell’annunciare dunque il voto contrario alla legge, ha affermato come “questo tema ha scosso la mia coscienza, ma la società non può dare un messaggio di rinuncia alla cura”. “Ci è stato chiesto di affrontare la scelta da laici, ma l’essere cattolica fa parte del mio modo di affrontare la vita e la politica – ha aggiunto – . Non posso esimermi da quello che sono le mie origini, le mie radici, il mio credo. Io voterò sulla base della mia coscienza e del mio percorso di vita, un percorso cattolico che rivendico”.
Marco Martini (Pd) si è associato ai ringraziamenti alla Commissione e all’associazione Luca Coscioni “per il grande lavoro degli ultimi mesi”. “Questo provvedimento era dovuto – ha detto – in risposta alle oltre 10mila persone che hanno firmato la proposta di legge popolare”. Ha poi ribadito come ci sia stata “una rappresentazione sbagliata sulla legge: non è una norma sull’eutanasia, ma a carattere procedimentale e organizzativo per l’attuazione della sentenza 242 della Corte Costituzionale e interviene per un’evidente lacuna del Parlamento, che non ha voluto prendere provvedimenti in materia”. “Questa proposta di legge mira a regolamentare le condizioni e le modalità con cui una persona può richiedere assistenza per porre fine alla propria vita in situazioni di insopportabile sofferenza e di fronte a una malattia incurabile – ha spiegato – . Le questioni etiche e morali sono al centro di questo dibattito perché questa legge non riguarda solo aspetti giuridici, ma è un momento di profonda riflessione su ciò che significa vivere e morire con dignità. La legge fa chiarezza su procedure, modalità e tempi che oggi sono lasciate in balia di ogni Asl. Da cattolico ho sempre rispettato la laicità dello Stato e delle istituzioni e credo che sia opportuno tutelare ciascuna persona e i suoi orientamenti. Non c’è nessuna ideologia in questa scelta e in questo provvedimento che vuole salvaguardare la dignità della morte e il rispetto della persona umana”.
Alessandro Capecchi (FdI) ha parlato di “un argomento che interroga le nostre coscienze e ci interroga come legislatori rispetto alle questioni di forma”. “La legge è dunque lo strumento giusto?” ha domandato. “E’ mia convinzione che sarebbe stato più corretto muoversi come ha fatto l’Emilia Romagna – ha affermato – con un atto del direttore generale della struttura sanitaria che in ossequio alla Circolare del ministero della Salute del giugno 2022 dà una puntuale e concreta attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale”. “La legge rischia inoltre di essere impugnata dal Governo per una evidente incompetenza – ha spiegato – anche se oggi è stata mediata perché si è asciugato il testo cercando di portarlo più sul piano della procedura e meno sulle questioni di principio”.
“E’ forte il sospetto – ha aggiunto poi – che si sia voluto portare avanti una proposta di legge per far sì che la Regione Toscana fosse la prima ad occuparsi della questione dando un indirizzo alle altre regioni. Ma è la Conferenza Stato-Regioni la sede dove le regioni avrebbero dovuto chiedere un indirizzo unitario”. Nell’annunciare voto contrario, ha parlato di un “terreno scivoloso, che in altri paesi ha portato a scelte difficili che la mia coscienza non si sente di condividere”. Citando la vicenda personale della scomparsa della propria madre, Capecchi ha sottolineato come “la sofferenza segna chi sta male e chi gli sta vicino. Sono anche questi momenti di crescita. E’ difficile trovare il punto di equilibrio. Spero che lo faccia dunque il Parlamento, mettendoci tutti nelle condizioni di accettare ciò che deve accadere con il rispetto e la dignità delle persone che devono affrontare situazioni di enorme sofferenza. Nonostante il nostro voto contrario, anche da parte nostra c’è una riflessione profonda su questi temi e una sensibilità che sta crescendo anche grazie alle battaglie di alcuni”.
“Atto commesso per volontà fragile”, con queste parole il portavoce dell’opposizione, Marco Landi ha definito il proprio voto, frutto di un dibattito e di un percorso non semplici. Nella consapevolezza del ruolo, nel non potersi sostituire né a medici, teologici, malati e famiglie che soffrono, sarà appunto la “fragilità a poter trovare la vera ragione emotiva e razionale di una scelta”. E partendo dal contesto della legge, il consigliere ha accennato alla questione pregiudiziale di costituzionalità che è stata posta, alla forzatura commessa per la modifica della legge rispetto a quella dei sottoscrittori, al comitato etico che non può essere la commissione regionale, alla cure palliative su cui la Regione Toscana poteva fare di più, fino alla lettura di un intervento di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della pontificia Accademia per la vita; “pur lungi dall’essere portavoce della Città del Vaticano – ha spiegato – il prelato parla di assistenza al suicidio come reato, invitando all’accompagnamento dei malati nel fine vita”. Landi ha quindi concluso con alcuni grazie, al proprio partito per aver lasciato libertà di coscienza, ai medici e obiettori che conducono al fine vita, per affermare che “l’ideologia è scienza del pensiero, io mi sono interrogato con fragilità e l’atto che andrò a commettere votando, sarà per volontà fragile mia, ma anche per mostrare comprensione per l’altrui fragilità”.
Di “dibattito alto, che attiene più ai nostri vissuti e alle nostre coscienze piuttosto che alle appartenenze politiche” ha parlato il capogruppo del Partito democratico, Vincenzo Ceccarelli, tranquillizzando tutti coloro che hanno ipotizzato “interventi e condizionamenti che non ci sono stati”. Da qui i grazie rivolti alla commissione Sanità per l’approfondito percorso; ai consiglieri per il dibattito partecipato; al gruppo del Partito democratico e di Italia Viva, per aver respinto la pregiudiziale di costituzionalità che hanno di fatto consentito la discussione in Aula; al comitato promotore, intervenuto dove la politica “latita”. “A mio modesto avviso questa legge sta nel solco della civiltà e dei diritti che hanno sempre contraddistinto la Toscana – ha sottolineato – nell’accompagnamento ad una morte dignitosa, quando non è più vita”. E non a caso la norma non interviene sul diritto, ma interviene a valle di una decisione già presa legalmente da chi è in grado di intendere, quando la sedazione non ha più alcun effetto né su chi sta morendo né sul
dolore dei familiari. “Grazie per averci costretto ad affrontare un tema così delicato, spinoso, scivoloso, ma anche appassionante – ha ribadito Ceccarelli – e noi non ci siamo voltati dall’altra parte, non abbiamo ributtato la palla al Parlamento, abbiamo emendato una legge per riportarla nell’alveo delle competenze regionali e quindi evitare che venga impugnata”. Inoltre, come specificato dal consigliere, non è vero che tutto poteva essere risolto con un atto amministrativo, perché dove è stato fatto non ha provocato effetti, e non si tratta di una “legge di bandiera”, visto che il Consiglio regionale della Toscana non è il primo ad esprimersi, anche Il Veneto ha ritenuto la norma rientrante nelle competenze della Regione e l’ha votata. “Abbiamo deciso di non rifugiarci nell’ipocrisia, che per troppo tempo ha permeato tutto il sistema politico – ha affermato – affrontando il tema con rigore e rispettando le sensibilità di tutti, colmando un vuoto legislativo, in attesa di una regolamentazione”. Nel corso dell’intervento il consigliere ha accennato anche agli emendamenti proposti: per ridurre i tempi di attuazione, per integrare la composizione della commissione la figura dell’infermiere, per inserire il finanziamento quale elemento di eguaglianza. “Questo dibattito sul senso e sul valore della vita ha toccato ognuno di noi – ha concluso Ceccarelli – spero che il Parlamento, anche in virtù di questa forte sollecitazione che stiamo fornendo, possa davvero prendere in considerazione il tema, partendo dal valore della vita come bene sacro, anche quando è legato a episodi di guerre o di immigrazione; il mio sarà un voto favorevole, in coscienza, riconoscendo la volontà di autodeterminazione e inchinandomi di fronte a scelte drammatiche”.
(testo a cura di Riccardo Ferrucci, Cecilia Meli, Paola Scuffi, Sandro Bartoli, Emmanuel Milano, Benedetta Bernocchi e Angela Feo)