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Home»CRONACA»COMUNICATI STAMPA»Teatro Massimo. “Carmen”, con la regia di Calixto Bieito, fino al 12 ottobre su Sky Classica. “Giselle” da sabato 9 ottobre sulla WebTv del Teatro
COMUNICATI STAMPA

Teatro Massimo. “Carmen”, con la regia di Calixto Bieito, fino al 12 ottobre su Sky Classica. “Giselle” da sabato 9 ottobre sulla WebTv del Teatro

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri8 Ottobre 2021Nessun commento9 Mins Read
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Gli occhi di danza e non solo per i numerosi riferimenti culturali mitologici e paesaggistici contenuti nella commedia è in altre opere quanto perché questa è stata la sede della regia di Federico II di Manfredi che hanno dato alla vita alla scuola poetica siciliana una scuola che ha tracciato il primo solco Nella formazione della lingua e della poesia italiana solco su cui poi si sono inseriti bonagiunta da Luca vittone d’Arezzo gli stilnovisti che lo stesso Dante e che l’hanno via via migliorata rikita perfezionata la Magna curia federiciana è stato inoltre per Dante modello di nobiltà RT tudine virtù che spesso facevano difetto nelle corti italiane ma che egli sperava potessero essere ripristinate nella penisola con la restaurazione dell’impero vacanza ai suoi occhi della morte di Federico II sono appena iniziate le celebrazioni dei anni della morte di Dante e nonostante le migliaia e migliaia di studi e di ricerche ci sono ancora parecchi punti oscuri nella ricostruzione della vita di Dante è stato Dante a Napoli nel 1293 a seguito di un’ambasceria del comune di Firenze per rendere omaggio a Celestino quinto da poco assunto al Soglio pontificio è stato a Roma per il giubileo del 1300 come sembrano suggerire alcuni riferimenti alla città eterna contenuti nella commedia è tornato da Roma a Firenze dopo la ambasceria presso Bonifacio VIII e prima della condanna definitiva del marzo 1302 è stato a Parigi come sostengono Boccaccio e villani è come sembra delusi di alcuni accenni contenuti nel poema sacro e quando nel convivio dice che durante l’esilio è stato pellegrino per le parti quasi tu le quali questa lingua si stende deve intendersi che tante è stato anche nell’Italia meridionale è in particolar modo in Sicilia anche se quest’ultima eventualità sembra poco probabile cioè nulla toglie al importanza che la Sicilia ha agli occhi di Dante come è stato rilevato da Giorgio Sant’Angelo una nota affermazione del Pascoli che alla Sicilia attendeva il cuor di Dante non va valutata quale esito di un impulso psicologico sentimentale e culturale nel 1900 Pascoli e insegnava presso l’Università di Messina o se si vuole di un’appassionata intuizione poetica ma come la visione critica di un rapporto ideale quale fu quello di Dante con la Sicilia che è uno degli elementi essenziali Nella formazione della cultura dantesca sorprende infatti la quantità di riferimenti che Dante fa la Sicilia lungo tutto il poema sacro e in altre opere che pur essendo spesso rievocazioni di elaborazioni di precedenti fonti letterarie in particolare di Virgilio Ovidio Lucano hanno la precisione è il realismo di chi sembra aver visto di persona i luoghi evocati come non ricordare per esempio l’evocazione della straordinaria forza d’urto delle acque di Scilla e Cariddi per descrivere la terribile pena degli avari o prodighi situazioni estreme dell’inferno cui fa da contrappunto nel Purgatorio la rievocazione del paradiso terrestre paragonato al bosco Fiorito di Enna dove la giovane e bella Proserpina rapita da Plutone perdette primavera per non parlare delle ricordo indiretto di Siracusa A proposito della tirannide di Dionisio e di quello di Agrigento tanto Nella presentazione di Empedocle fra gli spiriti immani del limbo quanto nelle vocazione del mugghiare e del bue nell’episodio di Guido da Montefeltro evocazioni che trovano adeguata conclusione nella dichiarazione di amore che il poeta fa alla bella trinacria mediante una terzina messa in bocca a Carlo Martello nella quale come ha osservato la chiavacci-leonardi tutta la descrizione circonda la regione Federico II fra gli eretici Dante nutro una grande ammirazione per l’ultimo imperatore dei romani e che Pier delle vigne chiama il mio segnor che fu d’onor sì degno e Piccarda l’ultima possanza della casa di soave ammirazione che poi si estende al figlio Manfredi che differenza del padre e invece ha salvato in extremis nonostante i suoi orribili peccati per l’opera straordinaria che ambedue hanno realizzato durante i loro regni e per lo splendore raggiunto dalla palermitana nel testimonianza un celebre Passo del de vulgari eloquentia che giustamente è stato definito da Mirko tavoni il momento di massima incondizionata esaltazione di Federico II da parte di Dante e certo quegli eroi luminosi Federico imperatore è il suo degno figlio Manfredi spendendo la nobiltà e la dirittura dello spirito finché la fortuna lo permise perseguirono ciò che è umano sdegnando ciò che è da bruti per questo quanti erano nobili di cuore enrichi di qualità si sforzavano di restare vicini alla maestra di principi tanto grandi che ai loro tempi tutto ciò che partorivano gli spiriti più insigni fra gli italiani vedeva la luce nella reggia di quei sovrani e poiché il trono regale era in Sicilia accade che tutto quanto i nostri predecessori produssero in volgare si chiamasse siciliano ciò che teniamo a per Fermi che teniamo a per fermo anche noi e i nostri poteri non potranno votare i nostri posteri non potranno votare perciò quando nel eloquenzia nautica la formazione di un volgare illustre cardinale aulico e curiale Dante ha in mente in primo luogo la corte federiciana che grazie alla mente visionaria di Federico II e del figlio bene genitus aveva saputo raccogliere non sono le più illustri cervelli dell’epoca ma anche i migliori poeti provenienti da tutta l’isola siciliana denominazione sotto la quale e Dante era chiudeva in pratica tutta la poesia precedente al dolce stil novo tutta la poesia d’arte prestino vistica scrive Mario Marti e per Dante siciliana siciliana perché regale solium era Sicilia perché la capitale era Palermo perché il centro dell’impero era la Sicilia perché Federico II e Manfredi vissero in Italia e furono re di Sicilia e perché di quel glorioso periodo storico la poesia siciliana e luminoso documento Ed è proprio questa universalità ideologica che si proietta e per la prima volta in volgare nel carattere sovraregionale del linguaggio dei poeti siciliani come tante veniva a conoscerli ma quando Dante parla di Siciliano a quale lingua si riferisce non certo alla parlata siciliana che gli non considerava degno di assurgere al rango di lingua nazionale come del resto non considerava degno di tale onore nessun’altra parlata d’Italia neppure il toscano cerentino ma a quella lingua aulica e curiale e quindi sovraregionale utilizzata dai rimatori della Magna curia fra tutti volgari e scrivi Enrico malato Dante non ne trova qualcuno meritevole della palma neanche il siciliano malgrado il prestigio della poesia detta appunto siciliana che però è altra cosa della parlata neanche i volgari toscani malgrado la loro pretesa di eccellenza del tutto infondata neanche il bolognese al quaderno oppure viene riconosciuta una certa preminenza sugli altri e tuttavia ugualmente non idoneo a vedersi attribuito il primato assoluto nel semplicità dell’esperienza siciliana era per lui tanto più rilevante in quanto venuto meno Laura è la curia con la scomparsa di Federico II e di Manfredi e da oltre 60 anni l’Italia la prima di una lingua che facesse da collante e da uno strumento condiviso fra le varie corti italiane e questa la missione di cui il 1306scopo contribuire alla formazione culturale e morale filosofica di una classe dirigente italiana attraverso l’uso di una lingua condivisa la cui pari dignità e valenza espressiva rispetto al latino è rivendicata da Dante con gran forza e solidità di argomenti come scrive Giorgio Petrocchi si trattava di giustificare il concetto di un volgare anti municipale e ha fatto nazionale il convivio a tutti i livelli e aree linguistiche uscito ormai da suo municipalismo Fiorentino Dante allarga i propri orizzonti e si rivolge con convinzione a due pubblici diversi con divi e senza intellighenzia latino fila si rivolge per affermare appunto la capacità del volgare ed esprimere non sono sentimenti d’amore anzi religiosi ma anche i concetti filosofici e morali lega in particolare all’esaltazione della Virtus con il convivio all’Antica aristocrazia e alla nuova borghesia mercantile e finanziaria ma da dove traeva Dante una convenzione così radicata circa il carattere fortemente innovativo del volgare al punto da proclamar nella superiorità persino rispetto al latino alle importanti prove date dalla scuola siciliana si aggiungevano le interessanti esperienze di guittone D’Arezzo e dei suoi seguaci che Dante è rendere esplicito il suo pensiero sull’evoluzione della lingua e della poesia quando nel Purgatorio o incontrerà bonagiunta da Luca e da Lucca l’occasione Sara propizia per stabilire un uno stacco netto tra gli stilnovisti e i loro precede Sorry tra i quali Dante include esplicitamente oltre a bonagiunta il Notaro siciliano Jacopo da Lentini e guittone D’Arezzo ma c’è di più all’interno stesso degli stilnovisti Dante segnala un crescente l’affinamento sull’uso della lingua e dell’ispirazione poetica si tratta di un processo evolutivo che va da Guido guinizzelli esplicitamente riconosciuto da Dante il padre mio e di linea e altri migliori amici e comeall’occhio propriamente alla lingua e del resto la nozione di lingua che comprende in sé la tecnica stilistica è retorica è quella di poesia questa accorata preoccupazione per il mal governo dell’Italia retta da signori corrotti è dilaniata da continue lotte intestine costituirà una costante del pensiero politico di Dante un pensiero che trova ampia espressione Nella Divina commedia nel convivio nel de vulgaris eloquentia nelle epistole della monarchia e che ha il suo coronamento finale nella commedia a quest’ultimo riguardo risulta significativa la dura circostanziata stigmatizzazione della malapianta angioina messa in bocca contatori allo stesso fondatore della dinastia Ugo capeto il fallimento della dell’impresa di Enrico VII deluso certamente di aspettative del poeta egli fece venir meno almeno almeno nell’immediato la speranza di una restaurazione dell’impero nel breve termine sul piano teorico tuttavia Dante continuo a vagheggiare un mondo al cui vertice politico fosse posto l’imperatore quale supremo garante della Pace della giustizia condizione essenziale questa perché ogni individuo possa raggiungere anche in questa vita La beatitudine che in operazione proprio virtutis con sistis et per terrestrium Paradiso figurato figurato

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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