Cultura. Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma apre al pubblico il suo immenso patrimonio documentario e artistico. L’assessore Felicori: “Orgogliosi di aver contribuito alla nascita di un progetto unico nel suo genere in Italia”
Nasce “Archivio dal vivo”, nuovo percorso che si snoda all’interno della magnifica Abbazia cistercense di Valserena in località Paradigna (Pr) che ospita oltre 12 milioni di pezzi tra dipinti, manifesti, fotografie e disegni. Dalla Regione un finanziamento di 700mila euro nell’ambito delle iniziative a favore di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020-2021. Visite solo su prenotazione. In contemporanea inaugurata la mostra “Secondi tempi” dell’artista bolognese Eva Marisaldi
Bologna – Da “tempio” esclusivo della conservazione, dello studio e della catalogazione di opere e fondi d’arte, a spazio multifunzionale aperto per le visite al pubblico, dove si integrano in modo mirabile un archivio, un museo e un centro di ricerca e didattica.
Con l’inaugurazione in anteprima della mostra “Secondi tempi” dell’artista bolognese Eva Marisaldi, ha preso ufficialmente il via questa mattina l’“Archivio dal vivo”, il nuovo percorso espositivo che si snoda all’interno della splendida Abbazia cistercense di Valserena che ospita lo Csac, il prestigioso Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma.
Il progetto è stato realizzato grazie a un contributo regionale di 700mila euro a valere sui fondi Por-Fesr 2014-2020 (Asse 5 – Valorizzazione delle risorse artistiche, culturali e ambientali), a fronte di un investimento complessivo dell’Università parmense di 2 milioni di euro, nell’ambito degli interventi a favore di “Parma Capitale Italiana della cultura 2020-2021”.
All’inaugurazione erano presenti l’assessore regionale alla Cultura, Mauro Felicori, e il rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei.
“Sono davvero entusiasta di essere qui oggi per tenere a battesimo un’iniziativa senza precedenti nel nostro Paese – afferma Felicori – e che rappresenta un ulteriore salto di qualità di uno dei più importanti luoghi della cultura d’Europa. Esprimo anche a nome del presidente Stefano Bonaccini e dell’intera Giunta regionale grande soddisfazione per veder realizzato un progetto della cui validità abbiamo sempre creduto e che l’Università ducale ha saputo tradurre in fatti concreti”.
“Un ulteriore e prezioso tassello – ha concluso l’assessore – che va ad aggiungersi alle altre risorse finanziarie che come Regione abbiamo investito per la riuscita di un evento come le celebrazioni di Parma Capitale che lascerà un’impronta tangibile nel calendario dei principali appuntamenti della scena culturale italiana dell’ultimo biennio”.
Un progetto partito sei anni fa
L’Archivio dal vivo è il punto di arrivo di un percorso avviato sotto la guida di Jeffrey Schnapp, celebre storico e designer statunitense e figura di riferimento nel campo delle “digital humanities” (informatica umanistica), che dal 2015 ha affiancato il Centro nel percorso di ripensamento del proprio ruolo.
Il progetto, ideato dallo Studio Terragni Architetti e da Daniele Ledda xycomm, è basato sull’idea di “apertura” dell’archivio Csac, al cui interno sono conservati oltre 12 milioni di materiali originali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale italiana dai primi decenni del XX secolo ai giorni nostri.
Le collezioni ospitate nella suggestiva cornice degli ambienti dell’Abbazia, conosciuta anche come “Certosa di Paradigna” in riferimento al celebre romanzo di Stendhal, sono state riorganizzate secondo un ordine alfabetico che sovverte le cronologie e le divisioni per genere, lasciando solo alla segnalazione grafica, che accompagna il percorso, il compito di ricondurre a ciascuna delle cinque sezioni che formano l’archivio – Arte, Fotografia, Media, Progetto e Spettacolo – le opere custodite in ogni ambiente.
Il deposito consente così al visitatore di entrare in diretto contatto con documenti grafici, immagini, manifesti e figurini ordinati per progetti nelle cassettiere, rendendosi subito conto dell’importanza e della vastità dell’archivio.
Con la realizzazione del progetto il Csac si candida inoltre a diventare centro di sperimentazione anche per i curatori e i conservatori, che potranno così proporre nuove modalità di lettura delle collezioni ospitate nel Centro studi che fa capo all’Università di Parma.
La mostra di Eva Marisaldi
La prima occasione è rappresentata appunto dalla mostra Secondi tempi di Eva Marisaldi, progetto espositivo ed editoriale a cura di Marco Scotti e Francesca Zanella che fino al 26 febbraio 2022 si porrà in dialogo con l’immenso patrimonio rappresentato dalle collezioni del Csac, attraverso l’installazione di un video e l’esposizione di oltre sessanta piccole stampe su alluminio che riproducono frammenti della raccolta personale dell’artista.