Omicron: cosa sappiamo
ISS, 15 dicembre 2021 – Il 26 novembre l’Oms ha designato la variante B.1.1.529 come ‘Variant of Concern’ (Voc), con il nome di variante Omicron. La variante è stata isolata per la prima volta in campioni raccolti l’11 novembre in Botswana e il 14 novembre in Sud Africa. La decisione di dichiarala una VOC è dovuta alla presenza nella variante di diverse mutazioni che potrebbero avere un impatto sul comportamento del virus, anche in termini di gravità della malattia o della capacità di diffusione.
Ecco cosa sappiamo finora
Trasmissibilità: non è ancora chiaro se la variante Omicron sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta. È stato segnalato che il numero di persone positive cresciuto nelle aree del Sud Africa cosi come in altri Paesi come UK dove sta circolando con numeri importanti . La raccolta di più dati relativi ai casi e alle loro caratteristiche in termini clinico-epidemiologici permetteranno a breve di avere un quadro completo a tale riguardo Dai primi studi è però emerso che questa variante ha una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti e alcuni modelli matematici stimano che in pochi mesi potrebbe diventare la variante dominante.
Gravità dell’infezione: non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti. I dati preliminari suggeriscono che ci sia un tasso maggiore di ricoveri in alcuni Paesi dove sta circolando in modo massivo come il Sud Africa, ma questo potrebbe essere dovuto all’aumento complessivo delle persone infette piuttosto che alla specifica infezione con Omicron. Al momento non ci sono informazioni che suggeriscano che i sintomi specifici associati a questa variante siano diversi da quelli dovuti alle altre. I casi iniziali di infezione riguardano studenti universitari, persone giovani che tendono ad avere una malattia più lieve, ma per capire il livello di gravità dell’infezione causata da Omicron servirà più tempo (da alcuni giorni ad alcune settimane). Comunque si ricorda che tutte le varianti del Covid-19, inclusa la Delta che rimane al momento la variante dominante a livello globale, possono causare malattia grave o morte, in particolare nelle persone più vulnerabili, e la prevenzione rimane fondamentale.
Efficacia dei vaccini attualmente in uso: I vaccini restano indispensabili per ridurre il rischio di malattia grave e morte contro la variante al momento dominante, la Delta, per cui è fondamentale aumentare le coperture vaccinali il più rapidamente possibile, con la terza dose nelle persone per cui è raccomandata e iniziando il ciclo per chi non l’ha ancora fatto. I risultati di uno studio di efficacia vaccinale condotto nel Regno Unito sono stati pubblicati come preprint e sembrano indicare una diminuzione della capacità dei vaccini di proteggere da infezione e malattia lieve, ma mantiene la capacità di prevenire i casi gravi, da variante Omicron, rispetto alla variante Delta nelle persone vaccinate con solo due dosi mentre la dose booster fornisce un significativo aumento della protezione contro la malattia lieve ed è probabile che fornisca una protezione ancora maggiore contro le forme gravi della malattia. I risultati di questo studio sottolineano l’importanza di aumentare la copertura vaccinale con le dosi booster.
Si ribadisce che dall’inizio della campagna di vaccinazione i vaccini COVID-19 continuano a svolgere un ruolo essenziale nell’evitare casi gravi di malattia, ospedalizzazione e morte e, nei paesi ad alta copertura vaccinale, i ricoveri e i decessi sono significativamente ridotti. Le persone che sono completamente vaccinate hanno un rischio significativamente inferiore di sviluppare una forma di malattia grave o di avere la necessità di ricovero in ospedale, rispetto alle persone non vaccinate.
Efficacia dei trattamenti e rilevazione delle infezioni mediante test diagnostici: i corticosteroidi e gli antagonisti dell’IL6 rimangono efficaci nel trattamento dei pazienti gravi. Per quanto riguarda altri trattamenti, questi verranno valutati per verificare qualsiasi eventuale perdita di efficacia viste le mutazioni presenti nella variante Omicron.
I normali test già in uso basati su PCR sono in grado di rilevare l’infezione anche in presenza della variante Omicron. Sono in corso studi per determinare se vi sia un impatto su altri tipi di test, compresi i test antigenici rapidi.
Raccomandazioni per la popolazione: le strategie per ridurre la diffusione del virus SARS-CoV-2, oltre alla vaccinazione, rimangono le stesse anche per questa nuova variante: mantenere una distanza di almeno un metro dagli altri, indossare la mascherina con particolare attenzione specie negli ambienti chiusi o affollati, tossire o starnutire nel gomito o in un fazzoletto, frequente igiene delle mani, garantire una adeguata ventilazione degli ambienti chiusi. Se si è eleggibili a ricevere una dose booster, la raccomandazione è di prenotarla, mentre se non si è ancora vaccinati, è di prenotare l’appuntamento. Raggiungere i più alti tassi possibili di vaccinazione rimane la strategia chiave per ridurre il rischio di trasmissione di COVID-19 e picchi significativi nei casi, oltre che per ridurre la probabilità che emergano nuove varianti.
Cos’è una variante
I virus, in particolare quelli a RNA come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Maggiore è la circolazione del virus, maggiore è il rischio nell’insorgere di una mutazione. Mutazioni del virus SARS-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione.
Come funziona il monitoraggio delle varianti in Italia?
L’analisi delle varianti viene effettuata dai laboratori delle singole regioni, che rispondono a precisi standard qualitativi sotto il coordinamento dell’Iss. Dal 29 aprile 2021 è attiva la piattaforma per la sorveglianza genomica delle varianti di SARS-CoV-2 (I-Co- Gen) che consente di raccogliere e analizzare le sequenze identificate sul territorio nazionale e dialogare con le piattaforme internazionali. La piattaforma consente di emanare tempestivamente degli ‘alert’, indicando sequenze di particolare interesse. Il sistema ha permesso di indentificare e confermare il primo caso italiano di Omicron il 28 novembre.AD oggi conta più di 70000 sequenze da tutto il territorio nazionale. La piattaforma consente anche di valutare la qualità dei sequenziamenti inseriti.