Il paese è in prima linea nello sforzo globale per dare sia ai rifugiati che alle comunità ospitanti l’accesso a un lavoro dignitoso.
L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, ha accolto oggi con favore i grandi passi avanti messi in atto dalla Giordania per includere i rifugiati siriani nel mercato del lavoro. Secondo le cifre pubblicate dal governo e dall’UNHCR, nel 2021 è stato rilasciato ai siriani un numero record di 62.000 permessi di lavoro. Si tratta del numero annuale più alto da quando sono stati introdotti i permessi di lavoro per i rifugiati siriani.
I rifugiati siriani sono stati autorizzati a lavorare in diversi settori dell’economia giordana dal 2016, dopo che la comunità internazionale ha messo a disposizione finanziamenti e ampliato le facilitazioni commerciali nell’ambito del Jordan Compact, un’iniziativa per migliorare l’accesso all’istruzione e al lavoro legale per i siriani costretti a fuggire dalle proprie case.
“I rifugiati possono svolgere un ruolo significativo nell’economia giordana, e così dovrebbero fare”, ha detto il rappresentante dell’UNHCR in Giordania, Dominik Bartsch. “Permettere ai rifugiati di lavorare riduce anche la necessità di aiuti umanitari, come i sussidi in denaro, che possono essere destinati ai rifugiati più vulnerabili”.
La Giordania ospita 760.000 rifugiati e richiedenti asilo registrati presso l’UNHCR. Di questi, circa 670.000 provengono dalla Siria, rendendo la Giordania il paese che, dopo il Libano, ospita il maggior numero di rifugiati siriani pro capite a livello globale. I 62.000 permessi di lavoro rilasciati includono 31.000 permessi flessibili – un altro record – che permettono ai rifugiati di spostarsi tra lavori simili nello stesso settore, così come tra datori di lavoro e governatorati. L’UNHCR in Giordania lavora a stretto contatto con la Federazione generale dei sindacati giordani per informare i siriani sulle opportunità a disposizione.
L’iniziativa pone la Giordania in prima linea negli sforzi globali per dare sia ai rifugiati che alle comunità ospitanti l’accesso a un lavoro dignitoso, come promosso dal Global Compact sui Rifugiati (GCR). Un recente rapporto dell’UNHCR sui progressi degli indicatori del GCR ha rilevato come molti rifugiati non abbiano ancora accesso a un lavoro dignitoso. A livello globale, solo il 38% dei rifugiati vive in paesi con accesso illimitato al lavoro formale, compresi i lavori salariati o il lavoro autonomo.
“Anche nei paesi con leggi che permettono ai rifugiati di lavorare, trovare un lavoro è spesso molto difficile, specialmente con gli alti tassi di disoccupazione dei paesi ospitanti”, ha detto Ayman Gharaibeh, direttore regionale dell’UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa. “L’impatto devastante del COVID-19 sulle economie ospitanti è un altro ostacolo per i rifugiati che cercano di accedere al mercato del lavoro. Un maggiore sostegno ai paesi ospitanti è fondamentale per aiutare le economie a riprendersi, e questo renderebbe più facile per i rifugiati lavorare”.
“Se viene data loro una possibilità”, ha aggiunto, “i rifugiati possono portare innovazione, affidabilità, reti regionali e know-how tecnico sul posto di lavoro e dare contributi significativi a livello locale”.
In precedenza, i rifugiati siriani in Giordania erano per lo più autorizzati a lavorare solo in agricoltura, edilizia e nel settore manifatturiero. L’anno scorso, ad alcuni sono state concesse esenzioni per lavorare in altri settori, come ad esempio nel settore sanitario per aiutare a combattere il COVID. Poi, dal luglio 2021, i rifugiati siriani hanno potuto ottenere permessi di lavoro in tutti i settori aperti ai non giordani. Questo significa che ora possono lavorare nei servizi e nelle vendite, nell’artigianato, come qualificati lavoratori agricoli, forestali e della pesca, come operai di impianti e macchine e nelle industrie di base.
Mentre la Giordania si riprende dalla pandemia, l’UNHCR si impegna a continuare a lavorare con i suoi partner e le autorità per aumentare le opportunità di lavoro sia per i rifugiati che per i giordani. “Vista la necessità pressante di sostenere la ripresa economica della Giordania dal COVID, è bello vedere più rifugiati che mai in grado di contribuire”, ha aggiunto Bartsch.
Nonostante questo, permangono sfide importanti. Con un tasso di disoccupazione al 23% in Giordania, molti rifugiati in possesso di permessi di lavoro lottano ancora per trovare lavoro e sostenere le loro famiglie. E solo i rifugiati siriani in Giordania sono legalmente autorizzati a lavorare. Quelli provenienti da altri paesi, tra cui Iraq, Yemen, Sudan e Somalia, non sono in grado di richiedere i permessi. L’UNHCR in Giordania sta chiedendo che anche ad essi venga data la possibilità di lavorare.