Notizia in Aggiornamento
Dovrebbe scattare alle 10 ora locale, le 9 in Italia, il cessate il fuoco annunciato ieri dalla Russia a Mariupol per permettere di evacuare i civili della città assediata attraverso corridoi umanitari. Domani nuovo round di negoziati online. Zelensky: “La Russia prepara una vasta offensiva in Donbass”. Le news di oggi, giovedì 31 marzo, sulla guerra minuto per minuto.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha avuto oggi una telefonata con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro del colloquio l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Il Presidente Draghi ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Il Presidente Draghi ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Il Presidente Putin ha descritto il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli. I due leader hanno concordato sull’opportunità di mantenersi in contatto.
Guerra Ucraina-Russia, “i negoziati continuano ma per ora si tratta solo di parole”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un nuovo video. A proposito della presunta de-escalation annunciata dalla Russia nelle zone di Kiev e Chernihiv, il leader ucraino ha affermato che è “la conseguenza del lavoro dei nostri difensori, ma allo stesso tempo vediamo aumentare i militari (russi, ndr) nel Donbass, e per questo siamo pronti. Non ci fidiamo di nessuno, perché c’è una situazione reale sul campo di battaglia e ora questa è la cosa più importante”.
Guerra in Ucraina, : Ucraina si aspetta nuova offensiva a est, Zelensky non crede ‘nessuno’ al ridimensionamento russo
Le forze russe hanno anche iniziato a ritirarsi dal sito nucleare di Chernobyl, di cui hanno preso il controllo il primo giorno dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio, secondo un alto funzionario del Pentagono.
L’Ucraina si aspetta una nuova offensiva russa nell’est
Le forze ucraine si stanno preparando per una nuova offensiva russa nell’Ucraina orientale, mentre Mosca rafforza le sue truppe dopo aver subito battute d’arresto vicino a Kiev, la capitale dell’Ucraina, ha affermato giovedì il presidente ucraino Volodimir Zelensky.
Durante una nuova sessione di colloqui di pace tra Ucraina e Russia a Istanbul, Mosca ha annunciato di aver deciso di ridurre drasticamente le sue attività militari intorno a Kiev e Chernihiv.
L’Ucraina ei suoi alleati occidentali, tuttavia, erano scettici sulle dichiarazioni di Mosca, sospettando uno stratagemma russo in risposta alle pesanti perdite umane e materiali subite dall’inizio dell’offensiva.
In un discorso video, il presidente ucraino ha affermato che la partenza delle forze russe da Kiev e Chernihiv non è stata la conseguenza di un ritiro ma piuttosto “il lavoro dei nostri difensori” . Volodimir Zelensky ha aggiunto che l’Ucraina ha visto “un rafforzamento delle forze russe in vista di nuovi attacchi nel Donbass e ci stiamo preparando” .
Zelensky su de-escalation russa: ‘Non crediamo a nessuno –
La strada verso una tregua è ancora lunga.
All’indomani delle aperture dei negoziatori russi dopo i colloqui di Istanbul, arriva la doccia fredda del Cremlino.
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“Per il momento – ha detto il portavoce Dmitry Peskov – non possiamo dichiarare che ci sia qualcosa di molto promettente o una qualche svolta. C’è molto lavoro da fare”. Parole che frenano l’ottimismo sulle trattative manifestato da Kiev ma anche dagli inviati di Vladimir Putin, mentre anche la Francia sottolinea che non c’è stata “nessuna svolta” nelle trattative. La posizione di Mosca resta attendista. Un’ambiguità coltivata anche nell’attesa di sviluppi militari favorevoli. Dopo 35 giorni di guerra, le forze russe assicurano di volersi concentrare sulla “priorità” strategica della conquista dell’intero territorio del Donbass, continuando l’assedio delle oblasti limitrofe dell’est e del sud dell’Ucraina, da Kharkiv a Mariupol. Ma le notizie dal terreno testimoniano di una nuova drammatica ondata di attacchi missilistici su Kiev e Chernihiv, dove Mosca aveva promesso “una riduzione radicale dell’attività militare”. Secondo la Difesa ucraina, non c’è invece nessun ritiro su vasta scala da quelle zone, ma solo movimenti limitati delle “unità che hanno subito le perdite maggiori per rifornirle”. In un fuoco di fila di messaggi contradditori, dopo la frenata del Cremlino – che comunque ha giudicato “positivo” il fatto che Kiev abbia iniziato a formulare proposte per iscritto – sono giunte le nuove aperture dei negoziatori ai vari livelli.
Ma in serata Mosca fa sapere che è pronta a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a Mariupol e ad aprire un corridoio umanitari verso Zaporizhzhya a condizione che Kiev soddisfi determinate condizioni. Lo rendono noto fonti militari russe, riporta Interfax. “Le forze armate russe sono pronte a dichiarare un cessate il fuoco temporaneo a partire dalle 10:00 del 31 marzo 2022, esclusivamente per scopi umanitari, e ad aprire un ulteriore corridoio umanitario per l’evacuazione di civili e cittadini stranieri da Mariupol a Zaporizhzhya (con tappa a Berdiansk)”, ha dichiarato Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale, citato da Interfax. La Russia aprirà il corridoio solo a patto che l’Ucraina accetti formalmente per iscritto di rispettare diverse condizioni e confermi l’effettivo cessate il fuoco. “Chiediamo alle autorità di Kiev il rigoroso rispetto delle seguenti condizioni per la creazione di un corridoio umanitario: garantire il rispetto incondizionato del cessate il fuoco temporaneo entro i tempi stabiliti, di cui è necessario informare la parte russa e i rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) entro le 6:00 del 31 marzo 2022”, ha affermato Mizintsev. Inoltre, Kiev deve fornire un passaggio sicuro per gli autobus di evacuazione sulla rotta concordata, in particolare tra Mariupol e Berdiansk.
Zelensky su de-escalation russa, ‘non crediamo a nessuno – “Non crediamo a nessuno”: lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in merito agli annunci russi in merito ad una de-escalation del conflitto in alcune regioni del Paese. “Non crediamo a nessuno, a nemmeno una di queste belle frasi”, ha affermato Zelensky in un messaggio video alla nazione, aggiungendo che le truppe russe si stanno riorganizzando solo per attaccare nella regione orientale del Donbass. “Non concederemo niente – ha aggiunto – combatteremo per ogni metro del nostro territorio”.
Secondo il Pentagono, intanto forze russe in Ucraina hanno iniziato il ritiro dalla zona della centrale nucleare di Chernobyl. Secondo fonti della difesa americana, “l’area della centrale nucleare, occupata dai russi dal 24 febbraio, è una delle zone che le forze di Mosca stanno lasciando per riposizionarsi in Bielorussia”. “Non possiamo ancora dire se ne siano andati tutti”, ha precisato il funzionario del Pentagono.
Gli Usa confermano.”Crediamo che Vladimir Putin sia stato mal informato” sull’offensiva russa in Ucraina dai capi delle forze armate e che abbia delle “tensioni” con alcuni suoi consiglieri: lo ha detto, confermando le indiscrezioni di stampa, la direttrice della comunicazione della Casa Bianca Kate Bedingfield, secondo cui le informazioni a disposizione dell’amministrazione evidenziano invece i problemi della campagna russa in Ucraina. “Abbiamo visto nelle utlime 24 ore un riposizionamento di una piccola percentuale delle truppe russe nella zona di Kiev, crediamo che alcune di quelle, meno del 20%, si stiano riposizionando in Bielorussia”. Lo ha detto il portavoce del Pentagono, John Kirby, in un briefing con la stampa. “Ma soltanto una parte e questo è un punto importante, perche’ se i russi si stessero veramente ritirando le avrebbero spostate tutte”, ha sottolineato.Il Pentagono non ha constatato “nessun riposizionamento delle truppe russe in Donbass”. Lo ha detto il portavoce del dipartimento della Difesa americana, John Kirby, in un briefing con la stampa. Il dipartimento della Difesa ha anche ribadito di non aver visto nessun “segno di de-escalation militare” da parte di Mosca.
L’atteso colloquio tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il presidente russo Vladimir Putin, si è svolto nel pomeriggio ed è durato circa un’ora. Mentre – secondo quanto riferisce la Casa Bianca – è intercorsa anche una telefonata tra il presidente americano Joe Biden e il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Al centro del colloquio tra il premier Mario Draghi e il presidente della Federazione russa Vladimir Putin c’è stato l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Il presidente Draghi ha sottolineato l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Lo riferisce Palazzo Chigi. Il presidente del consiglio Mario Draghi ha ribadito la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia. Lo riferisce Palazzo Chigi. Nella telefonata con il premier Mario Draghi, il presidente russo Vladimir Putin ha riferito sugli sviluppi dei negoziati di ieri a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev e sulla richiesta di Mosca in rubli il pagamento per le forniture di gas. Lo riferisce il Cremlino, citato dalla Tass.
Russia e Cina hanno condannato le sanzioni unilaterali decise da Usa, Ue e alleati contro Mosca per la sua aggressione militare all’Ucraina, definendole “illegali e controproducenti”: lo riferisce una nota del ministero degli Esteri russo diffusa dopo il bilaterale tra i capi delle rispettive diplomazie, Serghei Lavrov e Wang Yi tenuto a Tunxi, nella provincia di Anhui, dove la Cina ospita una due giorni di incontri dedicati all’Afghanistan. “Le parti – si legge – hanno notato la natura controproducente delle sanzioni unilaterali illegali imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti”.
I bombardamenti russi hanno colpito un edificio della Croce Rossa a Mariupol, fa sapere una responsabile ucraina. La città di Mariupol ha denunciato l’evacuazione forzata in Russia dell’intero reparto maternità di un ospedale di Mariupol, dove un’altra struttura analoga è stata bombardata il 9 marzo: lo scrive il sindaco su Telegram. “Più di 70 persone, donne e personale medico del reparto maternità numero due del distretto della riva sinistra di Mariupol sono stati presi con la forza dagli occupanti”, ha detto l’ufficio del sindaco.
Nella regione di Kiev la scorsa notte le truppe russe hanno effettuato più di 30 bombardamenti contro complessi residenziali e infrastrutture sociali, ha riferito l’amministrazione militare regionale di Kiev su Telegram, citato da Unian. “L’esercito russo ha lanciato missili e bombe cercando di distruggere le infrastrutture e le aree residenziali in violazione del diritto umanitario internazionale. Gli occupanti russi continuano a terrorizzare la popolazione locale”, ha aggiunto l’amministrazione militare.
Un portavoce del ministero della Difesa ucraino ha detto che non c’è nessun ritiro dei russi su vasta scala nelle aree di Kiev e Chernihiv ma solo movimenti limitati. “Il nemico ha ritirato le unità che hanno subito le perdite maggiori per rifornirle”, ha reso noto Oleksandr Motuzyanyk, aggiungendo che “l’assedio di Chernihiv continua, come missili e colpi di artiglieria lanciati dalle forze russe”.
Per la giornata di oggi intanto sono stati concordati tre corridoi umanitari in Ucraina, tutti nel Sud del Paese.
Il capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, incontrando in videocollegamento i media internazionali a Leopoli, ha detto che il referendum nazionale sulla possibile intesa tra Ucraina e Russia “si terrà solo dopo che le truppe russe saranno tornate alle loro posizioni antecedenti al 23 febbraio. Penso che nei prossimi giorni dovremo lavorare sui singoli termini del trattato, che dovrà essere accettato da tutti, anche dagli Stati garanti”, ha spiegato. Interpellato sul ruolo di Roman Abramovich, Podolyak ha sottolineato la sua “efficacia” nel moderare tra i due team di negoziatori.
“La questione dei garanti del trattato è aperto, tutti possono partecipare. E l’Italia è interessata a parteciparvi. Saremmo molto grati all’Italia se lo facesse. E’ un trattato che potrebbe costruire una nuova architettura della sicurezza globale”, ha aggiunto il capo negoziatore ucraino. Interpellato sulla possibilità di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ha sottolineato di “vedere la possibilità di un accordo preliminare” tra Mosca e Kiev. E dopo, ha aggiunto, “ci potrebbe essere un incontro a livello di presidenti”.
La questione dello status del Donbass “è la più difficile”, ha sottolineato il negoziatore ucraino David Arahamiya in un’intervista. Arahamiya ha spiegato che l’argomento resta “tra parentesi” ed in Turchia “non è stato toccato”. I due team “non avevano un mandato politico sufficiente per discuterne e quindi l’hanno tirato fuori prima dell’incontro dei leader e hanno lavorato su tutte le altre questioni”, ha aggiunto.
Mentre il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky, citato dalle agenzie russe, ha affermato che ieri durante i colloqui a Istanbul l’Ucraina per la prima volta ha mostrato di essere pronta a soddisfare le condizioni per costruire relazioni di buon vicinato con la Russia” e “discuterne le richieste di principio”. Medinsky ha anche aggiunto che la posizione “di fondo della Russia sulla Crimea e il Donbass non è cambiata”
Chernhiv è stata colpita dagli attacchi russi per tutta la notte, nonostante l’annuncio di Mosca di ridurre le operazioni militari nella città. Lo denuncia il governatore Viacheslav Chaus su Telegram, secondo quanto riportano i media internazionali. “Ci crediamo alle promesse? Certo che no”, scrive Chaus, spiegando che le forze russe hanno condotto “attacchi sulla città di Nizhyn, inclusi attacchi aerei, e per tutta la notte hanno colpito Chernihiv”.
Si registra un rallentamento del flusso dei profughi ucraini verso l’Europa: si è passati da 200mila a 40mila al giorno. In Italia, alla data di ieri, sono 75mila. Di questi 5.600 sono inseriti nei sistemi d’accoglienza Cas (5.300 persone) e Sai (299). Le domande di protezione sono state finora circa 750, un dato che “riflette la speranza ucraini di rientrare in Patria dopo il termine delle ostilità”. Così il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, in audizione al Comitato Schengen.