Il sindacato Anief ha proclamato lo sciopero contro la riforma approvata la scorsa settimana dal Governo per cambiare, attraverso il Decreto Pnrr 2, le modalità di accesso, formazione e valutazione degli insegnanti: la giornata di mobilitazione generale e unitaria si svolgerà venerdì 6 maggio. “È un piano di riforma impraticabile che fa acqua da tutte le parti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché non valorizza né la formazione né la professione dell’insegnante. E sul reclutamento possiamo scommettere sin d’ora che la montagna partirà il topolino, con almeno i due terzi dei posti che rimarranno vacanti per via di un meccanismo di stabilizzazione complesso ed estenuante. Ecco perché il 6 maggio manderemo un segnale importante, assieme a tutti i lavoratori della scuola: quel decreto così come è stato approvato dai ministri è impresentabile”.
Il leader dell’Anief spiega punto per punto cosa non va del nuovo progetto di reclutamento, formazione e valutazione per il quale è sceso in campo anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Va respinto, innanzitutto, il corso annuale magistrale abilitante per accedere ai concorsi: secondo il presidente Anief “si rivelerà un fallimento, allontanerà i giovani e i precari dal ruolo dell’insegnamento. Per questo il nostro sindacato ha bocciato la riforma e chiesto al Parlamento di cambiarla nell’attuale fase di conversione in legge del testo: bisogna unire la formazione iniziale al reclutamento in un doppio canale di reclutamento che permetta di assumere i precari dalle stesse graduatorie (Gps) da cui sono chiamati come supplenti con percorsi abilitanti aperti e non chiusi, formativi e non punitivi, essenziali e non pletorici”.
“Ricordo solo – continua Pacifico – che le Ssis, le Scuole biennali di specializzazione all’insegnamento, chiuse dal 2009, e le lauree in Scienze della Formazione primaria hanno prodotto 40 mila abilitati, ad oggi ancora precari ma almeno inseriti nelle Gae, in un doppio canale di reclutamento. Invece, oggi questo con il nuovo meccanismo cervellotico prodotto dal Consiglio dei ministri non si potrà fare, perché ci si formerà solo per andare a svolgere un concorso che, come quello attuale della secondaria, pure con clamorosi errori nei quesiti, arriva ad escludere dopo la prima prova scritta a quiz anche oltre il 90% dei partecipanti”.
Anief chiede invece di cominciare a valorizzare il lavoro che si svolge in classe e la retribuzione professionale per riconoscere la missione sociale dell’insegnamento: secondo il presidente Anief “occorre investire sulla docenza svolta in aula, prima ancora di ricercare risorse, peraltro esigue, per premiare attività aggiuntive di alcuni. La precedenza devono averla le attività svolte ogni giorno con gli studenti e invece mal retribuite”.
“Bisogna legare gli stipendi ad una inflazione galoppante dieci volte più cara del costo della vita, premiare una professione pagata meno del lavoro svolto da un operaio non specializzato e certamente non valutabile da prove Invalsi che non tengono conto della situazione di partenza di ogni alunno o di crocette ai test che non misurano di certo il merito. La verità – conclude Pacifico – è che servono oggi più che mai quelle risorse aggiuntive chieste per il rinnovo del contratto e no una ‘mancia’ per alcuni che per il lavoro aggiuntivo non saranno mai appieno retribuiti”.
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