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Home»CULTURA E SPETTACOLO»Carnevale a Matera: Santi, animali e suoni
CULTURA E SPETTACOLO

Carnevale a Matera: Santi, animali e suoni

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri9 Febbraio 2023Nessun commento6 Mins Read
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Santi, animali e suoni

Il Carnevale in Basilicata

Il Carnevale nelle realtà lucane si configura come un periodo più o meno esteso di festeggiamenti, compreso tra il 17 Gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio Abate, e il martedì grasso, giorno precedente quello delle Ceneri, in cui comincia il tempo di Quaresima. Due periodi dell’anno, Carnevale e Quaresima, tanto vicini, quanto distanti per ciò che rappresentano. Da un lato la confusione, il caos, gli eccessi, dall’altro il silenzio, la disciplina, le penitenze.

Due momenti giustapposti ma molto correlati. Il periodo carnevalesco assume, nella cultura tradizionale, le caratteristiche peculiari di un periodo di rovesciamento e caos, tanto più evidenti quando vengono poste in relazione alle privazioni e alle penitenze della Quaresima. Rituali più o meno arcaici di controllo e propiziazione della fertilità, di sovvertimento e di riordino delle relazioni sociali hanno trovato in questa festa della trasgressione e dell’inversione, un contenitore adeguato, acquisendo nel corso dei secoli, sotto l’influsso del cristianesimo, un valore del tutto differente da quello originario.

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TRICARICO

Sant’Antuòn màsch’r e suòn

Gli abitanti di Tricarico all’alba del 17 gennaio si ritrovano, davanti alla cappella di Sant’Antonio Abate, all’ingresso del paese, insieme ai fedeli; giovani uomini e bambini, mascherati con costumi da toro e da vacca. S. Antonio Abate è protettore degli animali. I fedeli, con i propri animali per i quali si invoca la benevolenza del Santo, compiono tre giri intorno alla chiesa a lui dedicata per poi ricevere la benedizione da parte del prete. Lo stesso rituale è osservato dalla mandria delle maschere, prima di muoversi verso il centro storico e percorrerne tutti gli antichi rioni guidate da un capo massaro che dispone e controlla gli “animali”. Ogni maschera porta con sé un campanaccio, diverso nella forma e nel suono, a seconda che si tratti di mucche o di tori. Il gruppo crea così un ritmo confuso e ripetitivo che genera un grande caos e segna con il suo suono le vie del paese.

Tricarico

Al gruppo si uniscono altre due figure mascherate, il Conte e la Contessa, il capomassaro, quest’ultimo, aiutato da massari e vaccari, controlla i tori, che rompono l’ordine e si spingono avanti al gruppo o si avvicinano alle vacche per mimare l’atto della monta. Tutto il gruppo, dopo aver effettuato il primo giro di questua del Carnevale, concluderà la sfilata nella piazza principale del paese. Stesso corteo che si ripropone la domenica precedente il Carnevale. In tale occasione, dopo un pranzo di gruppo e al culmine di una sfilata pomeridiana sul carro della Quaremma (Quaresima) si piange la sorte di Carnevale che, rappresentato da un enorme fantoccio, verrà bruciato in piazza.

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ALIANO

Venivano a grandi salti e urlavano come animali inferociti

“Venivano a grandi salti , e urlavano come animali inferociti , esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. Portavano in mano delle pelli di pecora secche arrotolate come bastoni , e le bandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo” Carlo Levi (Cristo si è fermato ad Eboli)

Seguendo la suggestiva strada dei calanchi, nel paesaggio unico che avvolge il paese si può vivere uno dei riti della tradizione lucana più antichi e suggestivi: il Carnevale di Aliano. E’ un carnevale che non ti aspetti e ti coinvolge per la forza e il sentimento profuso dai suoi protagonisti: gli abitanti di Aliano. Le maschere cornute costruite con le sapienti mani degli artigiani, i coloratissimi cappelli che cercano di smorzare le maschere che a volte appaiono minacciose sfilano per le strade del paese accompagnate dalla musica delle fisarmoniche e della cupa cupa.

Venivano a grandi salti e urlavano come animali inferociti

Aliano

Quello di Aliano è sicuramente uno dei carnevali dei più antichi ed originali della Basilicata e con le altre feste regionali condivide la chiara origine contadina. Le caratteristiche “maschere cornute” sono grottesche e diaboliche figure animali. Vestite di mutandoni con finimenti di muli e cavalli, sono addobbate con fasce di cuoio con campanelli ed attrezzi e cinturoni di crine di cavallo. Hanno il volto coperto da un orrenda maschera fatta di argilla e cartapesta con un grosso naso e grandi corna. Sulla testa portano penne di gallo sistemate a mo di capelli, ed in mano pelli di pecora rinsecchite ed arrotolate. Si tratta del ciuccigno, una sorta di bastone molle col quale colpiscono sulla schiena chi intralcia il corteo. Il carnevale delle maschere cornute si tiene la domenica di carnevale ed il martedì grasso.

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MONTESCAGLIOSO

Carnevalone

Nel Carnevalone di Montescaglioso, espressione tra le più sentite della identità locale, sono presenti figure giunteci quasi intatte dal passato e comuni anche ad altre manifestazioni analoghe. Il Carnevale celebra i riti propiziatori della fertilità e del risveglio della natura e le figure tradizionali dell’evento rimandano a simboli arcaici provenienti dal mondo greco-romano e medievale. Nel corso degli anni il corteo di Carnevale si modifica e cambia per vie misteriose, conservando, però, la memoria di figure ben codificate che ogni generazione consegna alla successiva.

Le figure più importanti. Carnevalone il vecchio destinato a finire sul rogo per propiziare il nuovo ciclo stagionale. Carnevalicchio l’anno nuovo e i riavvio del ciclo naturale. Sarà partorito durante il rogo di Carnevalone. La Quaremma moglie di Carnevalone. La malannata, il digiuno, la penitenza. ‘U fus’ figura di origine greca. Tesse e regge il filo del destino e della vita. La femmina prena altra raffigurazione della moglie di Carnevalone. Il nuovo che preme. Chiede le offerte per Carnevalicchio. La carriola l’offerta chiesta per Carnevale con Carnevalicchio disteso nella carriola. ‘U zembr’ il caprone, ovvero il demonio o meglio ancora le forze primordiali della natura. I campanacci sbattute da maschere coloratissime per scacciare il malanno o forse per ricordare il ritorno delle greggi e delle mandrie. Il Cucibocca per ricordare l’imminente arrivo della Quaresima. I cortei nuziali (‘u zìt e la zìt’) il corteggiamento, lo sposalizio e le danze in cerchio. Un altro rito propiziatore della fertilità della terra. Il medico, il frate, ‘u mamòn’ i personaggi che accompagnano Carnevalone al rogo ed assistono la vedova nell’atto di partorire Carnevalicchio sulla pubblica strada.

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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