Di Enrico Rossi
Buongiorno.
“Ci sono giornate, come quella di ieri, in cui si concentrano tante notizie importanti, che è bene non perdere e provare a fare sintesi e tenerle insieme.
Il contagio si estende. Crolla il Credit Suisse e le borse mondiali vanno KO ancora una volta.
Se è vero che il sistema bancario si basa sulla fede che i soldi che ho depositato posso un giorno, a mio piacimento, ritararli, è altrettanto vero che, in assenza di regole serie e con le connessioni mondiali del Finanzcapitalismo, questa crisi non sembra destinata a fermarsi tanto presto.
Si aspetti che arrivi anche in Cina e precisamente a Shangai.
Inoltre, come è facile con clic investire è ugualmente facile, se vince il panico, disinvestire, senza fare la fila agli sportelli, che semmai toccherà, da ultimo, ai più poveri, come purtroppo è già accaduto.
Fa una certa impressione che a crollare sia una banca Svizzera, e che a darle la spinta definitiva siano stati gli arabi sauditi, rifiutandosi di capitalizzarla per la loro parte.
Colpisce l’ingordigia folle e la stupidità illimitata del Finanzcapitalismo, il dominio assoluto del denaro e del profitto finanziario che produce un’altra crisi che verrà pagata dall’economia reale, dalle imprese e dal lavoro.
La voce di chi, come Papa Francesco, chiedeva una finanza e un’economia a servizio dell’uomo e non viceversa, è rimasta inascoltata.
La politica conferma la sua subordinazione, l’incapacità o meglio la non volontà di costruire regole mondiali per un sistema finanziario più responsabile, meno speculativo.
Veramente assurdi sono certi commentatori italiani, sui grandi giornali italiani nazionali, che vogliono convincerci che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
Sono infatti ridicole le argomentazioni di Francesco Giavazzi, sul Corriere della sera, che sostiene che bisogna accettare la ‘volatilità’ dei mercati; che anzi deve essere intesa come un indicatore dell’incertezza di rendimento che più è elevata, più l’attività sarà rischiosa, e quindi sarà tale da consentire profitti più alti, cioè speculativi.
Questo è il capitalismo e tu non puoi fare altro che accettarlo, che piegarti al suo carattere distruttivo, alle sue crisi che colpiscono miliardi di persone e arricchiscono pochi ricchi.
In Italia, un fatto rilevante è stato il dibattito in Parlamento tra la leader del PD, Elly Schlein, e la premier, Giorgia Meloni.
Si è capito due cose:
-nel nostro Paese negli ultimi trent’anni i salari sono andati peggio che nel resto d’Europa e siccome il PD è stato a lungo al governo non può che assumersi le sue responsabilità,
-il nuovo PD di Elly Schleyn vuole riscattarsi, voltare pagina rispetto al passato e tutelare i lavoratori più poveri e precari, stabilendo un salario minimo e rafforzando il potere dei sindacati rappresentativi nella contrattazione.
Invece, Meloni, con i suoi stucchevoli artifizi retorici, vuol lasciare tutto com’è e se possibile dare ancora più potere all’impresa che in Italia ha sempre scommesso su bassi salari.
Il governo, infatti, sta preparando una riforma fiscale che consentirà alle imprese una specie di evasione concordata e preventiva e ai cittadini più ricchi di avvicinarsi alla tanto agognata flat tax, per cui chi ha di più pagherà in proporzione assai meno di chi ha di meno.
E arrivederci al principio costituzionale di progressività delle tasse.
Reagisce il sindacato. La Cgil, in congresso, chiede al governo di ritirare la legge delega sul fisco.
Cgil, Uil, e questa volta anche la Cisl, si dichiarano disponibili alla mobilitazione.
Chi non teme di usare parole forti, potrebbe dire che in Italia la dialettica sociale e politica si è finalmente rimessa in moto.
La elezione di Schleyn, che ha smentito l’apparato del partito, è stata un momento determinante per questo cambiamento.
Peccato che accanto ad una splendida Elly ci fossero in Parlamento i soliti volti responsabili delle vecchie politiche.
Se la segretaria manterrà la barra dritta sulla politica che ha esposto ieri, col tempo, una parte si adeguerà e un’altra sarà superata dai fatti.
Infine, sul terribile fronte della guerra, USA e Russia si sono avvicinati allo scontro diretto.
Incidenti e duelli aerei aumentano la tensione.
E alla fine una telefonata che fa ben sperare.
Ma fino a che punto?
Temere il peggio e attivarsi subito per la pace è semplicemente saggio e doveroso.
Intanto, merita segnalare che la diplomazia cinese si muove velocemente.
Promuove un accordo tra Iran e Arabia Saudita, avanza una proposta di pace, discutibile quanto si vuole ma pur sempre la prima, mentre Xi Jinping vola a Mosca e fa sapere che parlerà anche con Zelensky.
Siamo davvero sicuri che si è più europeisti solo usando un linguaggio bellicista e subordinando la nostra politica estera ai desiderata degli USA, senza alcuna autonomia?
Crosetto, il ministro della difesa, ex imprenditore del settore, chiede a Bruxelles di svincolare la spesa in armamenti dal patto di stabilità, vuole che le armi siano considerate beni pubblici europei.
Purtroppo, su questo punto della pace e della guerra e della corsa alle armi, la svolta della Elly non ha ancora prodotto le novità auspicate.
Noi vogliamo sperare che una politica nuova arrivi anche in questo campo cruciale e sappiamo che non si può fare tutto e subito.
Noi, ovviamente, continuiamo a dire la nostra opinione e a partecipare e a mobilitarci per la pace quando è possibile.
P.S.
Voglio scusarmi della lunghezza di questo post e ringraziare tutti voi che mi seguite e commentate su questa pagina.
La vostra attenzione è per me veramente importante e ripaga abbondantemente questo mio impegno quotidiano che spero possa esservi utile.