Inaugurazione Anno giudiziario, a Firenze presidio Fp Cgil davanti al PalaGiustizia. “Ci sono carenze d’organico, per far funzionare la giustizia servono assunzioni e stabilizzazioni, così come una strategia per l’informatizzazione e il rinnovo dell’integrativo vecchio di 15 anni”
Firenze, 25-1-2025 – In occasione dell’apertura dell’Anno giudiziario presso la Corte d’appello di Firenze, si è svolto un presidio di Fp Cgil davanti al Palazzo di Giustizia in viale Guidoni per denunciare le carenze organiche (media nei tribunali del 35%) e chiedere assunzioni, la stabilizzazione dei precari Pnrr, una strategia seria per l’informatizzazione e il rinnovo del Contratto integrativo vecchio di 15 anni. “Bisogna far sì che possa funzionare la giustizia”, dice la Fp Cgil.
LE RAGIONI E GLI SCOPI DEL PRESIDIO
In occasione dell’apertura dell’anno giudiziario presso tutte le corti d’appello e, in particolare, presso il distretto della corte d’appello di Firenze, intendiamo porre l’attenzione, come FP CGIL, su due temi fondamentali: la stabilizzazione delle migliaia di precarie e precari assunti grazie al PNRR, attualmente in servizio presso questo Ministero, e il loro prezioso contributo al miglioramento della macchina giudiziaria negli ultimi tre anni.
Partiamo dai numeri: oltre dodicimila tra Funzionari Addetti all’Ufficio per il Processo, Tecnici specializzati in diverse qualifiche e Operatori Data Entry. È questo il numero di lavoratrici e lavoratori precari che, ogni giorno, contribuiscono con il loro impegno a garantire il buon funzionamento di un servizio pubblico essenziale come la giustizia.
Queste donne e questi uomini, forti di competenze giuridiche, tecniche-specialistiche e di una dedizione straordinaria, rappresentano una risorsa indispensabile per il sistema giudiziario e, nonostante ciò, sono costretti a operare in un contesto di precarietà e incertezza sul proprio futuro.
È un paradosso inaccettabile: chi lavora per tutelare i diritti degli altri non vede riconosciuto il proprio diritto a un lavoro stabile. Un diritto sancito dall’Articolo 1 della nostra bellissima Costituzione, che proclama l’Italia come una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
L’Ufficio per il Processo è un esempio concreto e continuo di come il lavoro di migliaia di lavoratori qualificati e formati possa fare la differenza. Questi professionisti, impegnati nel supportare i magistrati e nel garantire un collegamento efficace con le attività di cancelleria, sono un ingranaggio fondamentale della complessa macchina giudiziaria che, tra mille difficoltà, ha raggiunto la giusta velocità per percorrere in modo costante la strada verso lo smaltimento dell’arretrato e realizzare l’ulteriore obiettivo della ragionevole durata dei processi.
I dati parlano chiaro. I report relativi al terzo trimestre del 2024, pubblicati dal Ministero della Giustizia, mostrano tendenze significativamente positive sia nel settore civile che in quello penale. Questi risultati sono consultabili facilmente sul sito del Ministero e testimoniano i progressi ottenuti grazie al lavoro sinergico e qualificato del personale dell’Ufficio per il Processo.
I risultati raggiunti sottolineano l’importanza di proseguire la strada intrapresa delle riforme e della modernizzazione, che impone una costante attenzione ai bisogni della giustizia.
La digitalizzazione del processo penale, così come l’estensione degli strumenti telematici nel settore civile, non è solo un’operazione tecnica, ma un vero e proprio cambiamento culturale e organizzativo, che richiede un investimento strategico nelle risorse umane.
I nuovi strumenti, come il fascicolo digitale e le piattaforme di videoconferenza, rappresentano una potenzialità enorme per accelerare i procedimenti, garantire maggiore efficienza e ridurre i costi della giustizia.
Tuttavia, per valorizzare al massimo queste opportunità, è essenziale che il personale giudiziario sia adeguato, formato e potenziato. Questo richiede interventi chiari e concreti, come la stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari e lo scorrimento delle graduatorie.
La giustizia non è solo un pilastro della democrazia, ma anche un motore di sviluppo economico e sociale. Una giustizia efficiente non solo tutela i diritti dei cittadini, ma favorisce la fiducia nelle Istituzioni, attrae investimenti e rafforza il tessuto sociale. È, questo, un settore dello Stato talmente importante che, se inefficiente, può arrivare a far perdere fino al 2% di PIL.
Investire nella giustizia, dunque, non è una spesa, ma un investimento per il presente e per il futuro. Per superare questo grave gap è necessario cogliere l’occasione offertaci dall’Unione Europea attraverso i progetti del PNRR.
La strutturazione del nuovo modello organizzativo, cosiddetto Ufficio per il processo, è fondamentale. Dobbiamo mettere a valore e condividere le buone prassi fin qui realizzate.
Il più importante e fondamentale investimento è la valorizzazione e formazione del personale amministrativo, che può avvenire solo attraverso la sottoscrizione del contratto integrativo di Ministero.
L’ultimo rinnovo risale a 14 anni fa, un contratto vecchio e superato già allora, oggi assolutamente inadeguato.
E’ necessario applicare il nuovo ordinamento professionale, valorizzare, da un lato, il personale e consentire, dall’altro, una organizzazione più snella ed efficace degli uffici. Fondamentale è inserire nel medesimo contratto tutte le figure introdotte per realizzare i progetti PNRR. Escludere queste figure significa svilire quanto fin qui realizzato.
Nelle Funzioni Centrali il Ministero della Giustizia è l’unico Ministero a non aver sottoscritto il contratto integrativo. Questa omissione penalizza fortemente lavoratrici e lavoratori, in termini economici e di carriera, limita la dirigenza ad applicare una nuova e più efficiente organizzazione.
L’altro investimento assolutamente necessario, per bloccare la fuga dei lavoratori da questo Ministero è il salario accessorio: l’attuale è irrisorio. L’insieme di queste gravi mancanze incentiva i concorsisti, nonché i dipendenti tutti di questa Amministrazione, a scegliere altri enti e ministeri che offrono migliori condizioni lavorative, di carriera e salari molto più alti.
Bisogna investire per rendere attrattivo questo Ministero o si rischia la chiusura per mancanza di personale, considerato che il personale ha oggi un’età media di 58 anni.
La stabilizzazione dei 12.000 lavoratori precari, dunque, è un’esigenza e non una scelta, viste le carenze in organico che si attestano ben oltre le 12000 unità e il numero elevato e costante di pensionamenti che coinvolge tutte le figure professionali attualmente in servizio. Solo nel triennio 2023/25 sono fuoriuscite oltre 5.000 unità.
Bisogna, inoltre, investire per migliorare gli edifici, gli attuali Palazzi di giustizia, molti edifici anche storici, di pregio e grande valore architettonico e culturale, ma inadeguati a ospitare l’attuale numero di dipendenti, rispetto ai quali è necessario intervenire per rendere moderni e informatizzati gli uffici, adeguandoli agli standard richiesti dalle norme vigenti.
L’appello che – come FP CGIL – rivolgiamo al Ministro della Giustizia e al Governo è quello di non considerare queste risorse come temporanee o accessorie, ma come una parte essenziale e strutturale del nostro sistema giudiziario.
Apprezziamo l’impegno per la stabilizzazione di 6.000 unità, ma per il mantenimento dei nuovi standard di efficienza che sono stati oggi raggiunti è necessaria la stabilizzazione di tutti e 12.000 i precari, al fine di garantire ai cittadini una giustizia all’altezza del suo stesso prestigio.
Firmato: Fp Cgil Firenze