A Montecitorio la replica della titolare del Turismo alla mozione presentata da M5s-Pd-Avs dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio. La ministra: “Ergastolo mediatico. Prendo dalla mia famiglia la forza per non impazzire”.
Torna oggi, 25 febbraio, in Aula a Montecitorio, la mozione di sfiducia a Daniela Santanchè presentata dal Movimento Cinque Stelle e sottoscritta dal partito democratico e da Alleanza verdi e sinistra, dopo che la ministra del Turismo è stata rinviata a giudizio per falso in bilancio per il caso Visibilia e accusata di truffa ai danni dell’Inps. La ministra nella replica alla Camera dice di non escludere una “riflessione” sulle sue dimissioni ma avverte “lo farò da sola, lo farò solo con me stessa”.
La replica: “Mozione su fatti tutti da verificare”
“Mi trovo oggi a rispondere, per la seconda volta, a una mozione di sfiducia anche se questa ha per oggetto fatti, tutti da verificare, che sono antecedenti al mio giuramento da ministro”, dice Daniela Santanchè, in apertura del suo intervento di replica alla Camera, dopo la discussione generale dello scorso 10 febbraio.
Per questa vicenda “la forza mi viene data dalla mia famiglia, la forza per non impazzire”. Lo dice Daniela Santanchè, intervenendo in Aula, alla Camera. “Io voglio continuare questa battaglia per fare vincere la verità, lo stato di diritto”, spiega. “Ergastolo mediatico è una cosa che non finirà mai”, dice ancora con riferimento anche ai social.
“Voi non volete combattere la povertà ma la ricchezza”
“Avrò pure sbagliato, voglio chiedere scusa qui solennemente. E’ una presa di coscienza, mi importa solo di guardarmi allo specchio e riconoscermi”, scandisce Santanchè. “Nelle ultime 76 ore sono rimasta basita voi -dice interrotta più volte dalle voci delle opposizioni- . Alcune persone che ieri facevano parte del centrodestra erano da contrastare, ma ora elette a paladine della verità. Non ho nulla da nascondere sulle mie borse, non ho paura”. “Per voi sono l’emblema di ciò che detestate”, aggiunge. “Voi non volete combattere la povertà, ma la ricchezza”, conclude. “Sono quella del Twiga e del Billionaire, che danno lavoro, sono quella che alcuni di voi avete chiamato ma sono una signora e non faccio i nomi…”.