LUCARELLI – FUNARI: “NO AL CODICE ATECO PER LA PROSTITUZIONE”
LUCARELLI: IL CORPO DELLE DONNE NON È UNA MERCE
FUNARI: RISCHIA DI NORMALIZZARE LO SFRUTTAMENTO
Roma, 10 aprile 2025 – “Inserire l’organizzazione della prostituzione tra le attività economiche attraverso un Codice ATECO – sostiene l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, Barbara Funari – rischia fortemente di legittimare una realtà che purtroppo spesso, al contrario, è la conseguenza di sfruttamento, azioni di violenza e mancanza di possibilità di scelta per tante donne. Non si possono ignorare le sofferenze e le storie che ci sono dietro la prostituzione. Con i servizi sociali – prosegue l’assessora – ci impegniamo ogni giorno per la protezione, la prevenzione e il reinserimento. Serve un impegno concreto per offrire alternative reali, per contrastare le reti criminali che gestiscono il mercato del sesso e per sostenere chi vuole uscirne. Il nostro compito non è regolare l’esistente, ma immaginare e costruire un futuro in cui nessuno sia costretto a vendere il proprio corpo per sopravvivere. Dare dignità alle persone non significa riconoscere la prostituzione come mestiere, ma offrire alternative reali, ascolto e supporto. Si è valutato l’effetto che può avere una norma del genere, proprio mentre le istituzioni locali e il terzo settore lavorano ogni giorno per contrastare lo sfruttamento e offrire percorsi di uscita e di autonomia alle vittime? È urgente – conclude Funari – fare chiarezza e rivedere una decisione che oggi appare incomprensibile e rischia di istituzionalizzare abusi e normalizzare lo sfruttamento”.
“Siamo il Paese – sostiene l’assessora alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli – dove non si è ancora capito se le case chiuse debbano restare un ricordo o diventare una startup. Però adesso abbiamo il codice Ateco 96.99.92, che include escort, servizi sessuali e agenzie di incontro tra le attività economiche riconosciute. Ecco, il punto è che possiamo anche classificarle, ma non possiamo far finta che sia tutto normale. Non tutto ciò che è codificabile è giusto. E non tutto ciò che è mercato è impresa. A Roma, ogni giorno, aiutiamo imprese vere a nascere, crescere, innovare. Lavoriamo per creare lavoro, non per certificare l’ennesima zona grigia. E diciamolo chiaramente: mettere un’etichetta economica sulla prostituzione non la rende meno violenta. Il corpo delle donne, perché parliamoci chiaro, è quasi sempre del corpo delle donne che si parla, non è un bene disponibile, non è un servizio da scaffale, non è una voce Istat” – sottolinea Lucarelli –“Io credo in un’altra idea di sviluppo. Quella che parte dal rispetto, dall’autonomia, dalla dignità. Quella che dice che le donne non si emancipano con un codice, ma con una politica che le libera, che le protegge, che le ascolta. Che non le trasforma in offerta commerciale per clienti in cerca di incontri ed eventi simili. Se vogliamo davvero far progredire questo Paese, allora parliamo di lavoro sicuro, di parità salariale, di libertà sessuale che non abbia bisogno di tariffari.”