Food Valley. Le nuove sfide dell’innovazione e della ricerca in agricoltura al centro degli incontri presso la UC Davis, nuova tappa della missione della Regione in California e Silicon Valley. Assessore Mammi: “Tenere insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Più ricerca pubblica insieme alle nostre Università e Centri di ricerca e nuove collaborazioni internazionali. Sempre a fianco delle imprese agricole del nostro territorio”
Agricoltura di precisione, sensoristica, difesa fitosanitaria, fabbisogno irriguo. Emilia-Romagna una delle regioni che investe di più in ricerca con il 4% delle risorse del Psr contro una media italiana dell’1,7%. Dal biosensore Bioristor al progetto FOOD ER, passando per le nuove opportunità legate al Data Center del Centro Meteo presso il Tecnopolo di Bologna
Bologna – Un ponte tra la Food Valley emiliano-romagnola e la California per spingere sull’innovazione in agricoltura. Migliorando la sostenibilità ambientale e la competitività delle produzioni e garantendo alti standard di qualità ai consumatori.
La Regione Emilia-Romagna rilancia il proprio impegno per un’agricoltura sempre più amica dell’ambiente e lo fa dalla UC Davis, la prestigiosa università della California, nel cuore di una delle regioni agricole per eccellenza degli Stati Uniti, leader nel campo della ricerca.
E proprio la ricerca in campo fitosanitario, irriguo e la sensoristica sono state ieri al centro dell’incontro tra l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi, che ha incontrato il professore Ermias Kebrab, rettore associato, e i professori Fadi Fathallah, Luca Comai e Daniela Barile.
“Il nostro obiettivo è tenere insieme sostenibilità ambientale, economica e sociale, salvaguardando il reddito delle aziende e dando allo stesso tempo ai consumatori garanzie sul fronte della qualità e della sicurezza delle produzioni- ha spiegato Mammi- Di fronte alle nuove sfide imposte dal cambiamento climatico, la strada è una sola: sostenere la ricerca, in particolare quella pubblica. Già oggi l’Emilia-Romagna è una delle regioni che più investe di più in questa direzione con il 4% delle risorse complessive del Piano regionale di sviluppo rurale, contro una media italiana dell’1,7%. Ma non basta. Occorre avviare progetti comuni a livello internazionale condividendo sforzi e obiettivi, insieme alle nostre Università e Centri di ricerca. Sempre a fianco delle imprese agricole del nostro territorio”.
Un impegno quello della Regione che passa anche dal Data Center del Centro Meteo europeo in funzione presso il Tecnopolo di Bologna e che permetterà di fornire alle aziende agricole informazioni sempre più dettagliate e approfondite. E dal sostegno all’agricoltura di precisione elevando il livello di digitalizzazioni delle nostre imprese agricole e l’utilizzo di supporto alle decisioni capaci di ridurre gli imput di mezzi tecnici.
All’incontro hanno partecipato anche Nicola Coppedè dell’Istituto dei Materiali per l’elettronica ed il magnetismo del Cnr di Parma che ha presentato un innovativo biosensore denominato “Bioristor”, basato su materiali biocompatibili, che inserito direttamente nel fusto della pianta, ne caratterizza le condizioni fisiologiche, attraverso la misura in tempo reale nella sua linfa, delle concentrazioni di sali, glucosio e di quantità di acqua; Davide Giovanardi dell’Università di Modena e Reggio Emilia che ha esposto le numerose iniziative di didattica, ricerca e trasferimento tecnologico fra università e imprese nel settore agroalimentare, caratterizzate da sostenibilità, economia circolare, biodiversità e sicurezza alimentare e infine Filippo Arfini dell’Università di Parma che ha presentato il progetto FOOD-ER gettando le basi per uno prossimo scambio di studenti dei corsi food degli Atenei dell’Emilia Romagna con il Dipartimento di Agricultural Economics di UCDavis.
Paola Fedriga