Strasburgo, 24 settembre 2021
L’UNHCR e il Consiglio d’Europa discutono dell’apolidia e sollecitano gli Stati a sostenere il diritto a una nazionalità in Europa
Aumentare gli sforzi per porre fine all’apolidia in Europa e garantire a tutti i diritti fondamentali è stato il tema centrale degli eventi organizzati il 23-24 settembre a Strasburgo dal Comitato europeo di cooperazione giuridica (CDCJ) del Consiglio d’Europa e dall’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati. La conferenza internazionale ha riunito oltre 130 alti rappresentanti dei governi degli Stati membri, autorità nazionali con competenze specifiche in materia di nazionalità e apolidia, giudici, rappresentanti di organizzazioni internazionali e regionali, organizzazioni della società civile ed esperti di reti accademiche, nonché persone apolidi.
L’apolidia rimane un problema significativo sia a livello globale che in Europa. Si stima che più di mezzo milione di persone in Europa siano apolidi o abbiano una nazionalità indeterminata. Il diritto ad una nazionalità è sancito in numerosi trattati internazionali, tra cui la Convenzione europea sulla nazionalità del Consiglio d’Europa basata sui principi di prevenzione dell’apolidia e di non discriminazione. Il diritto alla nazionalità costituisce parte dell’identità sociale di una persona ed è considerato una porta d’accesso al godimento di una serie di altri diritti, tra cui l’accesso all’istruzione, al lavoro, all’assistenza sanitaria, all’alloggio e alla libertà di movimento.
Le cause dell’apolidia sono molteplici, tra cui la complessità delle leggi sulla nazionalità, la successione degli Stati, gli esodi forzati, le migrazioni storiche e contemporanee, i problemi strutturali di registrazione delle nascite, le lacune nella nazionalità e le pratiche amministrative. La mancanza di nazionalità ha un grave impatto sulla vita degli apolidi. La pandemia di COVID-19 ha certamente aggravato la loro situazione già marginalizzata ed esacerbato le disuguaglianze esistenti.
Ci sono stati progressi significativi verso l’esecuzione del Piano d’azione globale per porre fine all’apolidia, anche attraverso l’attuazione degli impegni assunti durante il segmento di alto livello del 2019 sull’apolidia, ma le sfide rimangono; e bisogna fare molto di più in Europa per raggiungere gli obiettivi della Campagna #IBelong per porre fine all’apolidia entro il 2024.
In Italia, secondo le stime al momento disponibili le persone apolidi o a rischio apolidia potrebbero essere circa 3.000. La maggior parte delle persone apolidi o a rischio apolidia appartengono a comunità Rom originarie della ex-Jugoslavia, che vivono in Italia da molti anni e che sono stimate complessivamente in circa 2.250 persone. Il Tavolo Apolidia, una rete informale di esperti e organizzazioni della società civile coordinata dall’UNHCR, ha partecipato attraverso un proprio rappresentante all’incontro tecnico e alla conferenza internazionale sull’apolidia in Europa organizzati a Strasburgo. Nel corso dei due eventi, il Tavolo Apolidia ha potuto evidenziare in particolare l’importanza di disporre di procedure per la determinazione dell’apolidia trasparenti, efficaci ed accessibili e di assicurare l’effettiva acquisizione della cittadinanza alla nascita da parte dei minori altrimenti apolidi. Le raccomandazioni del Tavolo Apolidia sulla tutela delle persone apolidi in Italia sono consultabili nel documento di advocacy congiunto, reperibile qui.
“Questa conferenza ha un ruolo importante nell’ispirare un’azione collettiva. Infatti, con uno spirito di partenariato, possiamo rendere l’apolidia un fatto del passato”, ha detto Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell’UNHCR per la Protezione, intervenuta all’evento.
“Gli apolidi sono particolarmente vulnerabili, soggetti all’obbligo degli Stati di fornire loro protezione e assistenza speciali. Il nuovo piano d’azione del Consiglio d’Europa sulla protezione delle persone vulnerabili nel contesto della migrazione e dell’asilo in Europa (2021-2025) comprende l’elaborazione di orientamenti pratici per affrontare le vulnerabilità in tutte le procedure di asilo e migrazione, comprese le condizioni di accoglienza”, ha detto il Rappresentante speciale del Segretario generale del Consiglio d’Europa per la migrazione e i rifugiati.
Christophe Poirel, direttore dei diritti umani del Consiglio d’Europa, ha osservato che unendo le forze con l’UNHCR nell’organizzazione di questo importante evento, il Consiglio d’Europa ha cercato di promuovere la ratifica da parte dei suoi 47 Stati membri delle convenzioni internazionali ed europee relative alla nazionalità e all’apolidia, e la loro effettiva attuazione.
Lynn Khatib è un’attivista sociale che è stata invitata a Strasburgo insieme ad altre persone apolidi per chiedere soluzioni e far luce su come ci si sente a vivere senza una nazionalità. “La parola apolide è associata a molte altre che indicano una mancanza. Quando sei apolide ti senti senza valore, senza futuro, senza volto, senza potere, senza speranza, senza radici, senza terra. Sei su un gommone circondato dall’acqua in un viaggio verso il nulla. L’unica cosa che hai è il tuo sogno ad occhi aperti di una riva che un giorno potresti chiamare casa”, ha detto Khatib nel suo blog, “A State of Less”.
Affrontare l’apolidia richiede sforzi collettivi e un “approccio di tutta la società”. È in questa ottica che l’evento di Strasburgo, tenutosi mentre commemoriamo il sessantesimo anniversario della Convenzione del 1961 sulla Riduzione dell’apolidia, ha favorito un fruttuoso scambio sulla costruzione di partnership più forti per trovare soluzioni per l’eliminazione dell’apolidia in Europa.
La conferenza internazionale e la riunione di esperti organizzate a Strasburgo il 23-24 settembre fanno parte degli sforzi globali nel quadro della Campagna #IBelong dell’UNHCR (2014-2024) e del Piano d’azione del Consiglio d’Europa sulla protezione delle persone vulnerabili nel contesto della migrazione e dell’asilo in Europa (2021-2025).
Lanciata nel novembre 2014, la Campagna #IBelong mira a porre fine all’apolidia entro dieci anni, identificando e proteggendo gli apolidi, risolvendo le situazioni di apolidia esistenti e prevenendo l’emergere di nuovi casi. L’UNHCR lavora con i governi e i partner di tutto il mondo attraverso il patrocinio legale e la sensibilizzazione per raggiungere gli obiettivi della Campagna.
Per maggiori informazioni sul lavoro dell’UNHCR per ridurre l’apolidia clicca qui.