Dei 57 arrestati nell’operazione Nemesi dei carabinieri di Palermo, 34 percepivano il reddito di cittadinanza.
E’ quanto emerso dai primi accertamenti dopo l’operazione scattata nella notte nel quartiere Sperone.
Secondo quanto emerge dall’ordinanza del Gip Fabio Pilato al vertice dell’organizzazione che gestiva lo spaccio nel quartiere ci sarebbe Giovanni Nuccio insieme alla moglie Maria Mangiapane. Il marito avrebbe avuto il compito di trovare droga da distribuire alle tre differenti organizzazioni criminali, ma anche di reclutare gli spacciatori. La centrale operativa sarebbe stata la sua abitazione. Al suo fianco con ruolo di promotore avrebbe operato il fratello Fabrizio. Sotto Nuccio da un alto c’erano Gianluca e Paolo Altieri, e Paola Baliestreri. I carabinieri hanno monitorato 400 cessioni di droga. Dall’altro Alessio e Benedetto Serio a cui sarebbero subentrate dopo il loro arresto le compagne Alessandra Cannizzo e Cinzia Selvaggio.Dei 57 arrestati nell’operazione Nemesi dei carabinieri di Palermo, 34 percepivano il reddito di cittadinanza. E’ quanto emerso dai primi accertamenti dopo l’operazione scattata nella notte nel quartiere Sperone. Secondo quanto emerge dall’ordinanza del gip Fabio Pilato al vertice dell’organizzazione che gestiva lo spaccio nel quartiere ci sarebbe Giovanni Nuccio insieme alla moglie Maria Mangiapane. Il marito avrebbe avuto il compito di trovare droga da distribuire alle tre differenti organizzazioni criminali, ma anche di reclutare gli spacciatori. La centrale operativa sarebbe stata la sua abitazione. Al suo fianco con ruolo di promotore avrebbe operato il fratello Fabrizio. Sotto Nuccio da un alto c’erano Gianluca e Paolo Altieri, e Paola Baliestreri. I carabinieri hanno monitorato 400 cessioni di droga. Dall’altro Alessio e Benedetto Serio a cui sarebbero subentrate dopo il loro arresto le compagne Alessandra Cannizzo e Cinzia Selvaggio.
La vasta operazione antidroga ha consentito di smantellare l’organizzazione che gestiva il traffico e lo spaccio di droga nel quartiere Sperone di Palermo, alla periferia orientale della città. I militari della Compagnia Carabinieri di Palermo San Lorenzo hanno eseguito 58 provvedimenti cautelari (37 in carcere, 20 domiciliari e un obbligo di presentazione alla pg) emessi dal Gip del tribunale di Palermo con l’accusa di associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini dei Carabinieri sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca.
Due i canali di approvvigionamento degli stupefacenti, gestiti da tre degli indagati, con precedenti penali e ritenuti vicini a cosa nostra. Nel corso delle indagini è stato ricostruito l’organigramma dell’associazione, con un vertice che gestiva il rifornimento, le strategie di spaccio e raccoglieva i proventi dell’attività, da cui dipendevano tre distinte compagini criminali, ognuna con a capo una famiglia che organizzava autonomamente la propria “piazza di spaccio” e impartiva precise direttive ai propri pusher. Un ruolo fondamentale è stato riconosciuto alle madri, alle mogli e alle conviventi dei capi, le quali collaboravano nella direzione delle attività criminali, nei contatti con i fornitori e nel tenere la contabilità dello spaccio, pronte anche a subentrare, all’occorrenza, per garantire continuità all’attività illecita in caso di arresto di uno dei promotori. L’organizzazione aveva a disposizione magazzini e appartamenti, in cui i sodali si riunivano per decidere le strategie, spartirsi i proventi o rifornire i pusher. Queste ‘basi’ venivano utilizzate per lo stoccaggio di marijuana e hashish o come laboratori per “cucinare” la cocaina per la produzione di crack. I profitti venivano redistribuiti per il sostentamento delle famiglie dei detenuti e il pagamento delle spese legali; i pusher erano organizzati su turni h24 per garantirne la piena attività anche durante le ore notturne, con direttive precise sui punti dei cortili condominiali dove occultare lo stupefacente e sulle modalità di consegna agli acquirenti. Le piazze di spaccio garantivano ai tre clan profitti, stimati nell’ordine di 1,5 milioni di euro su base annua. Nel corso dell’attività sono già state arrestate in flagranza di reato 37 persone, segnalate alla Prefettura 56 tossicodipendenti e sequestrati circa 3 kg di stupefacenti e oltre 6.000 euro in contanti.