Sci: la Toscana chiede di cambiare i criteri di distribuzione dei finanziamenti
Mattinata di audizioni in commissione Aree interne, presieduta da Marco Niccolai (Pd). Ascoltati sindaci, categorie economiche e l’assessore Marras
di Cecilia Meli, 25 marzo 2021
Firenze – Un focus sui problemi degli impianti sciistici in Toscana a seguito della pandemia: è quello che si è svolto questa mattina nella commissione per il sostegno, la valorizzazione e la promozione delle Aree interne della Toscana, presieduta da Marco Niccolai (Pd). La Commissione ha ascoltato l’assessore regionale all’Economia, Attività produttive, Politiche del credito e Turismo Leonardo Marras, i sindaci dei Comuni di Abetone-Cutigliano, Abbadia San Salvadore, Careggine e Castiglione di Garfagnana e i rappresentanti delle categorie economiche. “Abbiamo voluto fare un approfondimento specifico sui problemi delle stazioni sciistiche – ha spiegato il presidente Niccolai – perché sono elementi di presidio economico e sociale fondamentale nei comuni della montagna, hanno un indotto significativo e a causa del Covid sono alla seconda stagione cancellata”. Le questioni emerse sono numerose e il presidente ha annunciato che nella prossima seduta, dopo le audizioni, proporrà alla Commissione una ipotesi di lavoro rispetto ad alcuni interventi specifici per queste aree.
L’assessore Marras ha sottolineato, tra le altre cose, che la Toscana sta lavorando in collaborazione con l’Emilia Romagna a un accordo di programma con il governo nazionale per il comprensorio dell’Abetone. Sono poi necessari, ha ricordato, “interventi strutturali per il rilancio delle stazioni sciistiche, a prescindere dal Covid. La pandemia ha accelerato i bisogni già esistenti di realtà che vivono esclusivamente dell’economia che nasce dall’utilizzo degli impianti”. Un grosso problema è dato dall’applicazione del decreto legge ‘sostegni’, che stanzia 700 milioni per i comprensori con impianti da sci, e in particolare dai criteri di distribuzione di queste risorse tra le regioni. “Dobbiamo individuare criteri più equi – ha detto Marras – perché quelli indicati al momento, e cioè il numero dei pernottamenti, favoriscono enormemente i comprensori alpini a discapito di quelli appenninici, dove il turismo è in gran parte giornaliero o legato al fine settimana”.
Da qualche settimana, inoltre, i territori sono stati coinvolti per la revisione di una legge regionale “ormai vetusta”, del 1993. “Un passaggio necessario – ha concluso l’assessore – per valutare quali interventi attuare, per il rinnovo programmato degli impianti e per il sostegno agli investimenti nel settore”.
I rappresentanti di Anef e Federfuni hanno riportato un quadro drammatico: la stagione 2019-2020 è partita il 1 di marzo e l’8 di marzo ha chiuso, quella 2020-2021 non è mai partita, e l’apertura è stata rinviata per ben quattro volte all’ultimo momento, cosa che ha comportato spese inutili per battere le piste e preparare gli impianti, poi rimasti inutilizzati. Le grosse nevicate di inizio anno, a impianti chiusi, hanno causato ulteriori spese per la necessità di assumere spalatori e per i danni che hanno provocato.
I gestori degli impianti hanno lanciato un appello affinché siano rivisti i criteri di ripartizione del decreto ‘sostegni’ “perché in questo modo l’80% dei 700 milioni di euro stanziati va al Trentino Alto Adige, mentre tutte le altre regioni dovranno spartirsi 200 milioni”. Altro problema, quello delle concessioni, demaniali o comunali, che gli impianti pagano: in assenza di attività i gestori chiedono di sospendere le quote dovute. Infine, c’è stata la richiesta di velocizzare il pagamento dei contributi stanziati.
I sindaci di Abetone-Cutigliano Alessandro Barachini, di Abbadia San Salvadore Fabrizio Tondi, di Careggine Lucia Rossi e di Castiglione di Garfagnana Daniele Gasperi hanno sottolineato la necessità che la Regione intervenga anche a sostegno di tutte le attività economiche, a partire dagli alberghi e dai noleggi, legate allo sci e che rischiano di chiudere per sempre; la necessità di adeguare gli impianti; la necessità di intervenire per rivedere i criteri di ripartizione dei fondi nazionali in modo da non penalizzare troppo i comprensori sciistici dell’Appennino.
Niccolai ha ricordato che la Commissione ha chiesto alla Giunta di finanziare integralmente le richieste arrivate con il bando ‘sistema neve’, che la Giunta è al lavoro sulla questione della copertura del canone delle concessioni, che rispetto alle questioni del tessuto alberghiero la Regione sta valutando un intervento di sostegno. “Nelle prossime settimane – ha detto – saranno varati interventi che non saranno sostitutivi, ma integrativi di quelli nazionali, a favore di un settore in grande sofferenza”.
“Raccogliamo il grido di dolore dei territori della neve – ha detto la vicepresidente Luciana Bartolini (Lega) -. Concordo con il fatto che il criterio di ripartizione vada cambiato, e mi attiverò con il ministro Garavaglia che è del mio partito”. “Tutte le attività che ruotano intorno allo sci sono ferme da due anni – ha proseguito la consigliera –; dobbiamo trovare il modo di sostenerle e non farle chiudere, perché questo significherebbe inesorabilmente uno spopolamento di quelle aree”.
Secondo Alessandro Capecchi (FdI) “la montagna merita una legge speciale, in modo da strutturare le politiche e non legarle solo all’emergenza, e in modo da rendere automatici alcuni finanziamenti”.
Mario Puppa (Pd) ha osservato che “ci troviamo davanti a un paradosso perché a fronte di una situazione di grave crisi ci sono 700 milioni di euro a disposizione, che è una cifra notevole”. “Una disparità di trattamento come quella che si prospetta è inaccettabile dal punto di vista istituzionale e politico – ha proseguito -, dobbiamo fare pressione in Conferenza Stato Regione per modificare i criteri”.
Vincenzo Ceccarelli (Pd) ha ribadito che è necessario muoversi su due fronti: “da un lato fare pressione per una revisione del decreto, dall’altro vedere cosa possiamo fare come Regione nei vari settori, individuando tutte le risorse disponibili nei vari canali di intervento”.
Diego Petrucci (FdI) ha ricordato che “per Abetone-Cutigliano ci sono 10 milioni di euro che la provincia non è riuscita a spendere e che devono essere spesi”; ha inoltre sollecitato una sospensione del pagamento di canone di concessione “dato il blocco delle attività imposto dal governo” e “una programmazione regionale che renda disponibili risorse anche per aiutare e migliorare il livello di attività ricettive e commerciali”.