Campidoglio, da oggi al Museo di Roma in Trastevere al via “Chiamala Roma – Fotografie di Sandro Becchetti 1968- 2013”
Fino al 5 settembre 2021 oltre 180 immagini selezionate dall’Archivio Becchetti raccontano la complessità e l’unicità di Roma
nella rivisitazione personale e poetica del fotografo romano
Roma, 27 aprile 2021 – Sarà aperta al pubblico dal 27 aprile al 5 settembre 2021 al Museo di Roma in Trastevere la mostra Chiamala Roma – Fotografie di Sandro Becchetti 1968 – 2013, che presenta alcuni dei lavori più importanti realizzati dal fotografo Becchetti (Roma,1935-Lugnano in Teverina, 2013).
L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con Archivio Becchetti, Postcart edizioni, il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia e il Sistema Museo di Perugia. A cura di Silvana Bonfili con Valentina Gregori. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Catalogo edito Postcard. L’ingresso è gratuito per i possessori della MIC card.
Attraverso circa 180 fotografie in bianco e nero, in gran parte vintage e selezionate dal vasto Archivio Sandro Becchetti, il percorso espositivo offre una rivisitazione personale e poetica di Roma, che caratterizza gran parte della produzione che Becchetti ha dedicato alla capitale, nel tentativo di evidenziare l’unicità di una città contraddittoria e complessa. Nelle parole di Becchetti: “Attraverso l’obiettivo delle mie Pentax osservai una città in tellurico sconvolgimento sociale.. antropologico.. segnata da un’ansia di rinnovamento capace di spaccare la gerarchia fossilizzata dalle classi sociali e di cancellare… un’antica idea di sudditanza… È in quegli anni che ho potuto conoscere e fotografare a Roma molti tra i più importanti protagonisti del mondo artistico e culturale, italiano e internazionale, dell’epoca quali Ungaretti, Borges, Pasolini, Penna, Hitchcock, de Chirico per citarne alcuni”.
Lo sguardo di Becchetti si sofferma su una città che repentinamente cambia volto, per fissare quei dettagli che non solo esaltano la sua antica e indubbia bellezza ma che svelano con ironia e affetto le trasformazioni di un territorio e dei suoi abitanti. Le persone comuni che la abitano, come le personalità che vi soggiornano per brevi o lunghi periodi, ne assorbono il clima e le suggestioni e diventano testimoni del genius loci romano, indipendentemente da dove siano fotografati – ai margini della città tra le nuove borgate e le antiche mura, o immortalati nelle stanze austere dei vecchi e storici palazzi, o tra i quadri d’autore e le tappezzerie delle abitazioni borghesi.
La mostra evidenzia, inoltre, l’importanza e il ruolo fondamentale degli archivi fotografici, sia privati che pubblici, nel ricostruire la memoria di un territorio dal punto di vista storico, sociale e soprattutto culturale.
Il percorso espositivo si snoda lungo cinque sezioni – i cui titoli sono ripresi dai testi dello stesso Becchetti (così come il titolo della mostra stessa) – e propone, a corredo delle fotografie, anche filmati, documenti cartacei d’epoca e oggetti appartenuti o realizzati dall’autore, quali macchine fotografiche e sculture in legno, esposte nelle diverse sale espositive.
Nella prima sezione, dal titolo Chiamala Roma, una serie di immagini contrastanti, risalenti ai primi anni Sessanta dello scorso secolo fino al 2013, percorrono la capitale dalle periferie, dalle borgate e dai borghetti fino al centro storico, raffigurando una città accogliente e nello stesso tempo impegnativa. Sono proprio le contraddizioni e le fascinazioni, in un continuo alternarsi di stati emotivi, a segnare la cifra stilistica del lavoro di Becchetti.
La seconda sezione, dal titolo Un altro ’68, offre una carrellata di foto, mai scontate, degli anni cruciali delle lotte studentesche e, soprattutto, operaie. Becchetti non nasconde di schierarsi, anche con grande empatia, dalla parte delle classi operaie e contadine rispetto a quella dei giovani contestatori; eppure le sue foto raccontano sia i movimenti e i gruppi extraparlamentari che gli operai e le forze sociali, senza dimenticare il ruolo fondamentale che riveste, in quegli anni, la carta stampata. I vari quotidiani, Il Manifesto, Paese Sera, l’Unità, Il Messaggero e la stampa alternativa appaiono spesso tra le mani delle persone ritratte, a evidenziare una consapevolezza politica e culturale tipica di quegli anni.
Nella terza sezione, dal titolo Una mia idea di galleria, si alternano circa 40 ritratti di personalità internazionali del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo, fotografati spesso da Sandro Becchetti per il quotidiano Il Messaggero e commissionati per “corredare” la storica terza pagina del giornale romano. Una narrazione personale e arguta dove i vari personaggi – Alfred Hitchcock, Claudia Cardinale, Carmelo Bene, Bernardo Bertolucci, Federico Fellini, etc. – sono immortalati alcuni nelle loro abitazioni, altri nelle stanze di albergo ove soggiornano nella capitale, prestandosi allo sguardo spesso ironico e beffardo del fotografo.
La quarta sezione, dal titolo Lo sguardo gelido e tagliente del poeta, è dedicata al servizio fotografico realizzato nel 1971 da Sandro Becchetti per il quotidiano Il Messaggero su Per Paolo Pasolini, presso la sua abitazione nel quartiere EUR. Nel breve spazio temporale di un’ora e mezza il fotografo scatta circa 60 immagini e ne sceglie una decina per la pubblicazione, alcune delle quali resteranno tra le più conosciute del poeta. Tra esse, la famosa immagine di Pasolini che mostra tra le mani il volumetto “Le ceneri di Gramsci”, che scrisse nel 1957. Dopo l’esposizione presso il Centro Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, sono esposte per la prima volta a Roma le immagini dell’intero servizio, che ritraggono Pasolini nei vari ambienti della casa e che, soprattutto, testimoniano l’intenso rapporto tra il poeta e sua madre Susanna.
Conclude il percorso espositivo la quinta sezione, dal titolo Un’altra storia, che racconta “altri” luoghi, “altri” volti e “altre” storie, reportage realizzati da Becchetti fuori dalla città di Roma, dalla quale si allontana con la sua famiglia per trasferirsi a Lugnano in Teverina, in Umbria. Le immagini esposte ritraggono alcuni aspetti della vita contadina nella campagna romana e umbra, o scene riprese in cittadine italiane ed estere. Con particolare sensibilità il fotografo traccia un racconto a tratti antropologico dei territori esplorati, in altri casi il suo obiettivo offre visioni di scenari metafisici e felliniani.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, edito dalla casa editrice romana Postcard, specializzata in fotografia – con il contributo di Vetrolatino di Lucio Caccialupi. La pubblicazione, a cura di Silvana Bonfili con Gianna Bellavia e Valentina Gregori, ripercorre attraverso le immagini fotografiche di Sandro Becchetti e di alcuni suoi scritti, le tematiche esposte e si avvale, oltre ai testi critici delle curatrici del prezioso contributo di Ascanio Celestini e di Francesco De Gregori.
Per informazioni sugli ingressi e acquisto biglietti obbligatorio per il fine settimana www.museiincomuneroma.it.
Cenni biografici dell’autore
Sandro Becchetti, nato a Roma nel 1935, inizia la sua attività di fotografo nella seconda metà degli anni Sessanta dello scorso secolo, collaborando con testate italiane (la Repubblica, l’Unità, Paese Sera, L’Espresso, Sipario, L’astrolabio, etc.) e con i media internazionali (Life Liberation France presse BBC, etc.), realizzando una documentazione attenta e critica sulla realtà sociale, politica e culturale italiana. Ma è la collaborazione con Il Messaggero per il quale realizzava servizi fotografici destinati alla pagina culturale, che lo distingue tra i migliori ritrattisti italiani. Nel 1980, dopo aver dedicato un lungo lavoro fotografico alla campagna romana, interrompe volontariamente la sua attività di fotografo per dedicarsi con passione alla lavorazione del legno. In questo periodo pubblica sulla rivista letteraria Nuovi Argomenti diretta da Alberto Moravia e Attilio Bertolucci, un racconto dedicato al mondo contadino, al quale sono state dedicate alcune trasmissioni radiofoniche e televisive. Riprende a fotografare nel 1995 con ricerche in Spagna e in Portogallo, ma soprattutto con un rinnovato interesse per la vita di Roma, dove realizza servizi che testimoniano la sua particolare attenzione nei confronti della capitale. Ha esposto in numerose gallerie private e musei pubblici, in Italia e all’estero, con mostre personali e collettive. Nel 2013 è morto a Lugnano in Teverina, nel borgo umbro dove si era trasferito nel 2007. Molti sono i libri che documentano la sua attività.