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Home»Diritti Umani»L’UNHCR condanna l’“esternalizzazione” dell’asilo ed esorta alla condivisione di responsabilità
Diritti Umani

L’UNHCR condanna l’“esternalizzazione” dell’asilo ed esorta alla condivisione di responsabilità

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri20 Maggio 2021Nessun commento4 Mins Read
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In un momento storico che vede alcuni governi considerare la possibilità di inviare i richiedenti asilo in Paesi terzi per l’esame delle domande di protezione internazionale, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esorta gli Stati a non esternalizzare i propri obblighi in materia di asilo. L’UNHCR avverte che tali prassi compromettono l’incolumità di chi ha bisogno di protezione internazionale.

“L’UNHCR continua a opporsi fermamente alle iniziative di esternalizzazione che prevedono il trasferimento forzato dei richiedenti asilo verso Paesi terzi. L’esternalizzazione non fa altro che trasferire altrove le responsabilità degli Stati in materia di asilo consentendogli di eludere i propri obblighi internazionali. Tali prassi minano i diritti di chi è in cerca di sicurezza e protezione, demonizzandoli, punendoli e mettendone a rischio la vita”, ha dichiarato l’Assistente Alto Commissario UNHCR per la Protezione, Gillian Triggs.

“L’ironia della sorte, proprio nel momento in cui celebriamo il 70° anniversario della Convenzione sui Rifugiati, vuole che siano in atto tentativi volti a indebolirne i principi e lo spirito. Al contrario, la priorità deve essere quella di trovare modalità che consentano più efficacemente di garantire il diritto universale di cercare asilo e altri diritti stabiliti dal diritto internazionale sui rifugiati”.

I tentativi di esternalizzazione normalmente comportano l’attuazione di trasferimenti forzati di richiedenti asilo verso Paesi terzi, spesso nazioni in via di sviluppo, nei quali le risorse e le tutele dei diritti umani sono inadeguate. Tale prassi può portare a “parcheggiare” i richiedenti a tempo indefinito in luoghi isolati o in condizioni punitive, mettendo gravemente a rischio la loro salute fisica e mentale.

“Mi lascia sgomenta l’approccio secondo cui è economicamente più conveniente inviare i richiedenti asilo in Paesi del sud del mondo. Lo trovo moralmente riprovevole: nessuno deve mettere prezzi sulle vite umane. I rifugiati non sono merci che possono essere scambiate dalle nazioni più ricche. Agire in tal modo rende disumani, costituisce sfruttamento ed è pericoloso”, ha avvertito Triggs.

“L’esternalizzazione sfrutta tanto le vulnerabilità di nazioni in via di sviluppo già sottoposte a enormi pressioni, quanto quelle dei rifugiati”.

Se è vero che i Paesi possono siglare accordi bilaterali sul trasferimento di responsabilità in materia di procedure di asilo e di protezione, l’UNHCR osserva che, nella pratica, tali misure di esternalizzazione spesso sono lontane dal rispettare quanto previsto dagli obblighi internazionali.

Secondo il diritto internazionale, lo Stato che dispone il trasferimento ha la responsabilità di assicurare che gli obblighi inerenti alla protezione dei richiedenti asilo trasferiti siano pienamente rispettati dallo Stato di accoglienza. Alcune di queste tutele includono la protezione dal refoulement (respingimento), l’accesso a procedure di asilo eque ed efficienti, assistenza sanitaria, occupazione, istruzione, sicurezza sociale, e il diritto alla libertà di circolazione.

Se tali diritti non possono essere garantiti, il Paese che effettua il trasferimento avrà violato il diritto internazionale.

L’UNHCR ritiene che le misure di esternalizzazione siano contro lo spirito del Global Compact sui Rifugiati, con il quale 181 Paesi hanno concordato di condividere equamente le responsabilità in materia di protezione dei rifugiati.

“L’adozione di misure nazionali unilaterali che avessero l’effetto di negare l’accesso al territorio per presentare domanda di asilo ai valichi di frontiera e di permettere allo Stato di trasferire le proprie responsabilità a terze parti, minaccia il consolidato regime di protezione dei rifugiati”, ha affermato Triggs.

La stragrande maggioranza dei 26 milioni di rifugiati presenti nel mondo, ovvero l’85 per cento, è accolta con generosità in regioni confinanti e in via di sviluppo, spesso per diversi anni, quando il protrarsi dei conflitti impedisce loro di fare ritorno a casa. L’UNHCR esorta a sostenere i Paesi di accoglienza sottoposti a forte pressione migratoria, piuttosto che gravarli di ulteriori responsabilità.

“È provato come gli accordi di esternalizzazione non dissuadano rifugiati disperati dall’intraprendere viaggi pericolosi per cercare condizioni di vita sicure. Piuttosto, producono l’effetto di amplificare i rischi, spingere a ricorrere a rotte alternative, ed esacerbare le pressioni sugli Stati in prima linea”, ha messo in guardia Triggs.

L’UNHCR è consapevole delle sfide poste dalle migrazioni forzate. Tuttavia, i Paesi sviluppati accolgono solamente il 15 per cento dei rifugiati presenti nel mondo e dispongono delle risorse necessarie per gestire le domande di asilo con umanità. Per porre fine alle violenze e alle crisi che costringono le persone a fuggire è necessaria un’azione internazionale coordinata e c’è bisogno di solidarietà su scala mondiale. Le risposte unilaterali sono inutili e inefficaci.

L’UNHCR è pronta ad assistere gli Stati per permettere loro di onorare gli obblighi in materia di asilo al fine di garantire procedure eque e snelle.

Note alle redazioni:

Quello del non-refoulement è un principio internazionale che impedisce agli Stati di espellere o rimpatriare le persone verso territori nei quali la loro vita o la loro libertà sarebbero minacciate.

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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