Massimo ribasso e liberalizzazione subappalti, la Cgil Firenze: “Le dichiarazioni del sindaco Nardella sono profondamente sbagliate”, tanto più che egli stesso ha sottoscritto un protocollo con le parti sindacali che va in un’altra direzione. Il sindacato: “Anche noi vogliamo la celerità nella realizzazione di quanto è stato programmato e progettato. Ma non vogliamo uscire dalla crisi in condizioni peggiori di come ci siamo entrati in termini di legalità e diritti. Noi vogliamo uscire dalla crisi con lavoro di qualità e opere di qualità”
Firenze, 25-5-2021 – Le dichiarazioni del sindaco di Firenze Dario Nardella di ieri su Huffington Post, sul massimo ribasso e la liberalizzazione dei subappalti, sono profondamente sbagliate.
Le parole del sindaco sono ancora più sorprendenti dal momento che lui stesso ha sottoscritto un protocollo con le parti sindacali in cui l’amministrazione riconosce “come preferenziale e prioritario il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa” e in cui si auspica “un minor ricorso al subappalto”, già in vigenza dell’attuale codice degli appalti.
La generalizzazione degli appalti al massimo ribasso e la liberalizzazione del subappalto non riducono i tempi di realizzazione delle opere, bensì hanno come effetto quello di spingere la competizione esclusivamente sulla riduzione dei costi a discapito, ovviamente, della qualità dell’opera o del servizio da una parte, e della qualità del lavoro dall’altra. Dove la competizione si determina nella compressione al ribasso del costo del lavoro, questo significa automaticamente minore sicurezza e quindi maggior rischio di incidenti sul lavoro. Significa inevitabilmente maggior rischio di vedere la presenza di lavoro irregolare nei propri cantieri. E spesso lavoro irregolare è sinonimo anche di presenza di aziende irregolari, e quindi di potenziale terreno di cultura delle infiltrazioni criminali.
La mala economia già minaccia fortemente il nostro territorio. Dobbiamo fare fronte comune per essere inflessibili contro questo rischio. Non dobbiamo compiere scelte che possano dare un vantaggio competitivo a chi infrange le regole e affossa inevitabilmente chi vuole lavorare in qualità e nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
Fare presto non può significare fare del male al nostro territorio. Anche noi vogliamo la celerità nella realizzazione di quanto è stato programmato e progettato. Ma non vogliamo uscire dalla crisi in condizioni peggiori di come ci siamo entrati in termini di legalità e diritti. Noi vogliamo uscire dalla crisi con lavoro di qualità e opere di qualità. I soldi pubblici vanno spesi per costruire opere di qualità e offrire servizi di qualità, con lavoro di qualità e condizioni di lavoro dignitose.
Sburocratizzare significa semplificare i processi di progettazione, ridurre i tempi sia per la progettazione che per i pareri tecnici, tutelare i dirigenti dal rischio di ricorsi eccessivi, limitare il numero e qualificare le stazioni appaltanti e la loro capacità progettuale (anche tornando ad assumere personale tecnico nelle PP.AA.), intervenire sul rischio di danno erariale e sul contenzioso amministrativo. Ma la sfida vera è garantire con sempre maggior forza la trasparenza, la legalità, la congruità.
Rischio di sfruttamento, rischio di incidenti sul lavoro e rischio di infiltrazioni criminali sono ciò che inevitabilmente si porta dietro una deregolamentazione che favorisce la competizione al ribasso. Non facciamo pagare prima ai lavoratori, e poi in definitiva a tutti i cittadini, il costo di scelte così rischiose e dannose per i nostri territori.