Ginevra, 30 luglio 2021
UNHCR: emergono gravi lacune nella protezione delle persone in transito nel Sahel e nell’Africa orientale
Oggi in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, rileva come vi siano lacune potenzialmente letali nell’assistenza alle vittime di tratta e ad altre persone vulnerabili bisognose di protezione, lungo diverse rotte che attraversano il Sahel e l’Africa orientale.
Migliaia di persone in fuga da persecuzioni, conflitti armati, violenze e povertà, ogni anno subiscono abusi terribili nel corso del viaggio attraverso Sahel e Africa orientale per raggiungere l’Africa settentrionale, secondo il rapporto pubblicato da UNHCR e MMC nel 2020. I sopravvissuti riferiscono di abusi sessuali e stupri, rapimenti a scopo d’estorsione, persone lasciate morire nel deserto, e oggetto di torture fisiche e psicologiche.
Grazie al sostegno dei donatori, UNHCR e le organizzazioni partner hanno intensificato gli sforzi volti a individuare le persone bisognose e ad aiutarle a accedere alle procedure di asilo e ad altri meccanismi per mettersi in salvo. Eppure, un nuovo rapporto di mappatura redatto dall’UNHCR mostra come i servizi fondamentali per assicurare protezione alle persone vulnerabili in transito siano ancora tristemente insufficienti.
Nella maggior parte dei Paesi, il sostegno legale è quasi inesistente e si registra una grave carenza di opportunità di accedere ad alloggi sicuri, servizi di salute mentale e sostegno psicosociale, e assistenza medica. Le vittime di tratta, in pratica, non hanno nessuno a cui potersi rivolgere per ricevere assistenza di base, e tanto meno specialistica, lungo tali rotte.
“Quando questi servizi non esistono, un viaggio intrinsecamente pericoloso alla ricerca di sicurezza od opportunità può trasformarsi in una lotta infernale per la mera sopravvivenza”, ha dichiarato Vincent Cochetel, Inviato Speciale dell’UNHCR per il Mediterraneo occidentale e centrale. “È necessario fare di più, collettivamente, per porre fine a questi abusi e incrementare il numero di servizi lungo queste rotte per le persone che necessitano di accedere alle procedure di asilo”.
Tra alcune delle aree geografiche in cui i servizi di protezione sono particolarmente limitati, e in cui sono presenti pochi attori umanitari, vi sono le remote regioni di frontiera di Mali, Niger e Sudan, lungo il limitare del Sahara. Tra quanti sono esposti a rischio maggiore, che potrebbero essere portatori di esigenze di protezione particolari, vi sono minori separati e non accompagnati, donne, anziani e persone LGBTIQ+ che necessitano di un rifugio.
“È necessario assicurare con urgenza più fondi e a più lungo termine da destinare ai servizi di protezione, affinché si possano salvare vite umane e alleviare le sofferenze delle persone sopravvissute”, ha dichiarato Cochetel. “Tale necessità diventerà probabilmente ancora più importante, se i conflitti in corso o quelli intensificatisi recentemente nella regione – dall’Etiopia al Burkina Faso – continueranno a costringere le persone a fuggire”.
La maggior parte delle persone in fuga resta in aree vicine alla propria terra di provenienza. Secondo statistiche raccolte dall’UNHCR su scala mondiale, il 73 per cento di queste resta nella regione di origine. Sono oltre 3 milioni i rifugiati e sfollati interni che cercano protezione nel solo Sahel. Tuttavia, l’assenza di servizi lungo le rotte percorse può innescare pericolose prosecuzioni dei viaggi.
L’UNHCR chiede di profondere sforzi duraturi per far fronte alle cause alla radice delle migrazioni forzate. L’Agenzia, inoltre, rivolge un appello affinché sia ampliata l’offerta di canali d’ingresso sicuri e regolari a favore dei rifugiati, fondamentali per assicurare alternative percorribili rispetto al rischio di ricorrere alle reti del traffico e della tratta.
“La collaborazione con le organizzazioni locali e con le comunità della diaspora è parimenti essenziale, dal momento che apportano le proprie conoscenze del territorio e spesso la capacità unica di instaurare rapporti di fiducia con sopravvissuti, autorità e comunità”, ha aggiunto Cochetel.