In Francia niente Green Pass e i contagi si riducono, in Italia certificato obbligatorio e casi in crescita
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief): “L’obbligo del Green Pass, oltre a rappresentare una imposizione illegittima e discriminante, ha determinato un inganno generale, facendo illudere tutti che in questo modo il virus sarebbe stato lontano delle aule scolastiche. Sappiamo bene che non è così, ancora di più perché non è stato fatto nulla sul piano degli ambienti scolastici, con aule che in media non superano i 35-40 metri quadrati”
Adottare il distanziamento sempre, senza sé o ma. Rispettare tutte le regole sulla prevenzione da Covid. Senza però imporre il Green Pass ai lavoratori. È in queste condizioni che la Francia ha fatto riprendere le lezioni ai suoi alunni. I risultati sembrano dare ragione al Governo francese: dopo poche settimane dall’avvio delle lezioni del nuovo anno scolastico, i casi accertati di Covid19 risultano in riduzione. Tuttoscuola riporta che “come ogni venerdì, il Ministero della Pubblica Istruzione francese ha presentato il suo rapporto sullo stato della circolazione del Covid-19 nelle scuole. Il rapporto, pubblicato lo scorso venerdì 1° ottobre, rende noti i dati nazionali aggiornati al 30 settembre. Secondo quanto comunicato, la circolazione del Covid-19 nelle scuole francesi è in diminuzione”. In Italia, invece, dove si è imposto il Green Pass e non si è salvaguardato il distanziamento minimo, accalcando anche 25-30 alunni per classe, il numero di classi costrette alla quarantena e quindi al ritorno alla didattica a distanza è in crescita, con tutte le conseguenze che comporta sia per gli apprendimenti più difficoltosi sia per il ritorno alla mancata socializzazione.
“Siamo sempre più convinti – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che l’obbligo del Green Pass, oltre a rappresentare una imposizione illegittima e discriminante, abbia determinato un inganno generale, facendo illudere tutti che in questo modo il virus sarebbe stato lontano delle aule scolastiche. Sappiamo bene che non è così, ancora di più perché non è stato fatto nulla sul piano degli ambienti scolastici, con aule che in media non superano i 35-40 metri quadrati, e nemmeno sui tetti numerici degli alunni, visto che anche per l’anno in corso sono continuate a valere le disposizioni introdotte nel 2008 dall’allora ministra Mariastella Gelmini, con la Legge 133, per tagliare le sedi e il personale. Avere confermato quel quadro normativo, senza aver allargato le aule, anche nel tempo del Covid19, rappresenta un errore che costerà molto caro in termini di formazione dei giovani. Gli andamenti di chi ha fatto altre scelte, come la Francia, ora ce lo confermano”, conclude Pacifico.