L’invisibilità della violenza subita da donne richiedenti asilo e rifugiate. D.i.Re e UNHCR rafforzano il ruolo delle mediatrici culturali attraverso il progetto Leaving violence. Living safe
In occasione della Giornata internazionale sui diritti umani che si celebra il 10 dicembre, il progetto Leaving violence. Living safe, realizzato da D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza, in partnership con UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, presenta un nuovo strumento per supportare le donne migranti richiedenti asilo e rifugiate che hanno subito violenza e che ancora stentano a trovare un sostegno efficace per lasciarsi alle spalle le terribili esperienze vissute.
Sul sito del progetto www.leavingviolence.it è disponibile la prima lista di mediatrici culturali formate specificamente sul supporto a donne richiedenti asilo e rifugiate sopravvissute a violenza . Le mediatrici potranno essere contattae tramite i centri antiviolenza D.i.Re di riferimento da enti e organizzazioni del territorio, per un supporto che sia anche occasione per l’emersione della violenza, ancora troppo spesso invisibile. Curdo, inglese pidgin, bangla, arabo, russo, spagnolo, francese: sono alcune delle lingue per le quali sono disponibili mediatrici culturali formate sulla violenza, per facilitare l’attivazione di percorsi di supporto.
D.i.Re presenta anche il nuovo video Leaving violence. Living safe, ideato da Koinoé Comunicazione e realizzato da Alan Maglio, Walter Marocchi e Valentina Rinaldi, che entra in uno dei centri antiviolenza della rete – la Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano – per illustrare come funziona il supporto dei centri D.i.Re a donne richiedenti asilo e rifugiate con il coinvolgimento delle mediatrici culturali.
Sono 75 le donne richiedenti asilo e rifugiate supportate dai centri antiviolenza D.i.Re da gennaio a ottobre 2021, 395 da quando il progetto Leaving violence. Living safe ha preso avvio nel 2018. Grazie al progetto è stata rivista la metodologia di accoglienza, adattandola ai loro bisogni specifici, e sono state formate decine di operatrici dei centri antiviolenza e 64 mediatrici culturali.
“Gli sbarchi continuano ininterrotti, centinaia di donne sono accampate, spesso con i loro figli e figlie, ai confini dell’Europa, migliaia sono le donne rifugiate nel nostro paese: la maggior parte di loro ha subito violenza o può essere a rischio di subirla. Di loro non sentiamo parlare mai, né loro, in moltissimi casi, hanno sentito parlare dei centri antiviolenza”, denuncia Antonella Veltri, presidente di D.i.Re.
“La violenza subita da donne richiedenti asilo e rifugiate non è solo invisibile ma anche estremamente dilagante. La possibilità di contare su mediatrici culturali adeguatamente formate è fondamentale per avvicinarsi a loro, sostenerle e individuare non solo l’assistenza di cui hanno bisogno ma aiutarle a costruirsi un nuovo progetto di vita” dichiara Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia la Santa Sede e San Marino.
“Oggi ascolto altre donne che raccontano la propria storia: non è solo la storia della violenza che hanno subito, ma anche la storia del coraggio e della forza che hanno avuto per affrontare il viaggio dai loro paesi fin qui, è anche il racconto dei loro progetti, dei loro sogni per il futuro”, sottolinea Alan Amini, rifugiata e ora mediatrice culturale al GOAP, Gruppo operatrici antiviolenza e progetti di Trieste, formata nell’ambito del progetto. “Fare la mediatrice culturale in un centro antiviolenza significa tenere insieme tutti questi aspetti, perché possano riprendere la loro vita in autonomia”.
“Con questa iniziativa i centri antiviolenza D.i.Re non vogliono limitarsi a ‘esserci’ per le donne richiedenti asilo e rifugiate presenti nel nostro paese, ma si attivano per ‘andare loro incontro’, interagendo con gli enti del territorio che si occupano di accoglienza e integrazione dei/lle migranti”, spiega Rebecca Germano, che coordina il progetto insieme a Irina Lenzi.
“Formare le mediatrici culturali sulla violenza è stato da subito un impegno importante per il progetto Leaving violence. Living safe”, aggiunge Irina Lenzi. “Mettere a disposizione dei territori mediatrici culturali formate sulla violenza è una delle Proposte strategiche elaborate dal progetto per rendere più inclusivo il sistema antiviolenza italiano. Che ora diventa realtà”.
“Nel nuovo Piano nazionale antiviolenza è stata sottolineata la rilevanza delle mediatrici culturali per supportare donne migranti richiedenti asilo e rifugiate in percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Un riconoscimento importante che deve trovare attuazione con risorse dedicate anche nel Piano operativo che sarà approntato dal Dipartimento per le pari opportunità”, raccomanda in conclusione la presidente di D.i.Re Antonella Veltri.