SCUOLA – In Piemonte contagi in aumento dopo la ripresa delle lezioni: ANIEF, sulla scuola un disastro politico
“La situazione nelle scuole piemontesi è allarmante. Fioccano ogni giorno segnalazioni di nuovi positivi tra gli alunni e il personale scolastico. I dirigenti sono costretti a rivedere in continuazione gli orari per provare a mettere una pezza alla continua emergenza delle classi scoperte. I docenti, quelli che ancora resistono, fanno i funamboli per destreggiarsi tra didattica in presenza per i (spesso pochissimi) alunni presenti e didattica a distanza per i ragazzi in isolamento a casa. Addirittura da altre regioni arrivano notizie surreali di scuole che chiedono ai genitori di andare in cattedra perché oramai è impossibile trovare insegnanti disponibili. Secondo le stime dei dirigenti scolastici, le classi in DAD sono circa la metà del totale”: sono queste le parole di Marco Giordano, segretario generale Anief
La Regione Piemonte ha diramato ieri i numeri sui contagi in età scolare affrettandosi ad evidenziare che nella prima settimana del rientro i numeri sono migliori rispetto a quelli dell’ultima prima della pausa natalizia. Non una parola di commento, invece, rispetto all’impennata dei contagi in tutte le fasce di età – addirittura raddoppiati alla materna – alla fine della prima settimana di ripresa rispetto alla precedente.
Le nostre sedi ricevono in continuazione segnalazioni di situazioni ingestibili da docenti, personale Ata, RSU e persino dai dirigenti scolastici, tutti esasperati dal sentirsi sempre più e solo un parcheggio per alunni.
La richiesta, avanzata prima della ripresa delle lezioni dall’ANIEF e da una larga fetta del mondo della scuola, di ricominciare a distanza per qualche settimana è stata rifiutata dal Governo e dal Ministro Bianchi ma, come si vede, alla fine è rientrata dalla finestra come necessità. Questo la dice lunga sul disastro politico che continua ad abbattersi sulla Scuola, i cui mali vengono sicuramente da lontano ma che in due anni di pandemia e sotto la direzione di due ministri diversi non è riuscita a trovare risposte concrete sui veri e unici nodi da risolvere: servono, oggi come ieri, più spazi per la didattica, aule più sicure con sistemi di ventilazione meccanica e più personale. Si badi, però: quelle che servono sono misure strutturali, non emergenziali e di piccolo cabotaggio, che consentano alle scuole di programmare la propria azione didattica. Non come la miseria del cosiddetto organico covid, sottofinanziato rispetto alle esigenze e per di più “a puntate”. E non parliamo dello scandalo, che puntualmente si ripete ogni anno, dei pagamenti a singhiozzo degli stipendi dei supplenti, alcuni dei quali non hanno ancora visto un euro da settembre! E, soprattutto, si deve diminuire in modo significativo il numero massimo di alunni per classe, superando una volta per tutte i massimali stabiliti dal DPR 81/2009, del tutto inadeguati se vogliamo aule sicure e una didattica efficace.
La DAD non piace a nessuno, ma deve essere chiaro che se che nei fatti siamo tornati ad usarla su larga scala la responsabilità è di chi, anche a livello sindacale, ha deciso lo scorso agosto di derogare al metro di distanza nelle scuole, sottoscrivendo un protocollo di sicurezza che ha segnato un clamoroso passo indietro rispetto al precedente. La responsabilità è anche nell’aver ridotto per mesi tutta la discussione sulla scuola a una lunare questione di obblighi: prima il green pass, quando già avevamo il 90% del personale scolastico vaccinato, poi l’obbligo vaccinale quando la percentuale era salita addirittura oltre il 95%. La scuola, come si vede da questi numeri, non è certo soggetta, né mai lo è stata, a invasioni barbariche di No-Vax. L’unico effetto reale che questi obblighi hanno avuto è stato quello di aprire faide tra i lavoratori della scuola, ciascuno impegnato a rivendicare le ragioni delle proprie scelte. Una ferita che ci vorrà tempo per rimarginare. Abbiamo perso mesi a discutere del nulla mentre la barca continuava ad affondare. Ci sono precise responsabilità politiche in tutto questo, che prima o poi qualcuno dovrà assumersi.