VERONA. I Finanzieri del Comando Provinciale di Verona hanno sequestrato nelle scorse ore oltre 75 mila euro ad un pregiudicato residente nella provincia dal 2015.
I militari hanno dato esecuzione al sequestro emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale Ordinario di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di un 36 enne albanese, già condannato con sentenza irrevocabile a sette anni di reclusione per fatti di sfruttamento della prostituzione e di riduzione in schiavitù.
L’uomo è finito nel mirino della Guardia di Finanza poiché non aveva provveduto a comunicare, come imposto dalla legge, le variazioni patrimoniali che lo avevano interessato nel decennio successivo alla condanna.
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Nel corso delle minuziose indagini finanziarie svolte, le Fiamme Gialle veronesi hanno rilevato, tra l’altro, che lo stesso – che nel 2017 e nel 2018 aveva percepito redditi per oltre 25 mila euro e aveva movimentato su propri conti correnti e su carte prepagate somme di denaro annue per circa 40 mila euro, senza fare le prescritte segnalazioni alla Guardia di Finanza.
L’attuale normativa (gli artt. 30 della legge 13 settembre 1982, n. 646 e 80 del Codice delle leggi antimafia) impone, infatti, alle persone condannate con sentenza definitiva per taluni reati di particolare gravità – tra cui rientrano quelli per i quali egli è stato condannato dalla Corte di Appello di Trento con sentenza definitiva del 2009 – l’obbligo di comunicare al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del luogo di dimora abituale, per dieci anni ed entro trenta giorni dal fatto, tutte le variazioni nella entità e nella composizione del patrimonio, concernenti elementi di valore non inferiore a 10.329,14 euro. Allo stesso modo, entro il 31 gennaio di ciascun anno, gli stessi soggetti sono altresì tenuti a comunicare le variazioni intervenute nell’anno precedente, quando concernono complessivamente elementi di valore non inferiore ad euro 10.329,14.
Le menzionate disposizioni normative hanno la finalità di introdurre un sistema di controllo del patrimonio delle persone condannate/prevenute in via definitiva per la durata di un decennio, al fine di accertare e fare emergere eventuali attività economiche agli stessi, riconducibili, consentendo in tal modo di seguire lo sviluppo delle medesime attività e di individuare le persone che con costoro intrattengono rapporti di natura economica.
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La mancata osservanza di tale obbligo di comunicazione è sanzionata penalmente con la reclusione da due a sei anni e la multa da 10.329 a 20.658 euro, nonché con la confisca dei beni ovvero di somme di denaro per un valore equivalente.