“PROMETEO” al Teatro Massimo di Palermo dal 3 giugno. Dirige Gabriele Ferro, regia in presa diretta e installazioni musicali e visive di MASBEDO
27 Mag 2022
Debutta al Teatro Massimo di Palermo venerdì 3 giugno alle 20:30, “Prometeo”, un’opera contemporanea sul mito del Titano, su musiche di Liszt, Beethoven e Scriabin. Sul podio è il direttore onorario, Gabriele Ferro, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, la regia in presa diretta e le installazioni musicali e visive di MASBEDO, i videoartisti Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni. Maestro del Coro è Ciro Visco.
Sarà il direttore onorario, Gabriele Ferro, a dirigere, dal 3 al 5 giugno 2022, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo di Palermo, “Prometeo”, una rilettura in chiave contemporanea della figura del titano mitologico che ha donato all’umanità il fuoco della conoscenza, a partire dalle musiche di compositori che ne hanno scritto in epoche diverse. La regia in presa diretta e le installazioni musicali e visive sono di MASBEDO, il duo di videoartisti composto da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni di ritorno a Palermo dopo il grande successo della video installazione presentata a Manifesta nel 2018. La drammaturgia è di Klaus Peter Kehr e la drammaturgia visiva di Mariano Furlani. Al pianoforte Roberto Cominati. Maestro del Coro è Ciro Visco. In scena a interpretare Prometeo è l’attore, regista e performer Sabino Civilleri.
Repliche il 4 giugno (ore 20:00) e il 5 giugno (ore 17:30).
Il progetto registico e visivo crea una sorta di viaggio metafisico del protagonista, attraverso le suggestioni musicali tratte dal poema sinfonico Prometheus di Franz Liszt, dall’Ouverture e da una selezione di Die Geschöpfe des Prometheus op. 43 di Ludwig van Beethoven, e dal Prométhée. Le Poème du feu, op. 60 di Aleksandr Nikolaevič Scriabin.
L’opera si interroga sul senso del dono di Prometeo agli uomini: il fuoco della conoscenza è l’origine della civiltà, del progresso, delle arti, ma anche del dolore per la consapevolezza della finitezza dell’humana conditio. Durante l’esecuzione delle musiche di Liszt e Beethoven, il video racconta l’immagine di un Prometeo disorientato che vaga a bordo di un’automobile, in un contesto urbano contemporaneo abitato da un’umanità plasmata dal suo inganno, liberata dal pensiero della morte e spinta a proiettarsi nel futuro. Con l’esecuzione del “Prométhée Le Poéme du feu” di Scriabin, il performer, Sabino Civilleri / Prometeo, approda fisicamente in teatro. La sua immagine, proiettata sullo schermo grazie alle riprese in presa diretta, offre allo sguardo del pubblico una dimensione più esistenziale che mitica. Il suo corpo inquieto, più umano che titanico, viene mostrato e indagato dalle telecamere e da una coreografia di luci che rimanda alle partiture colorate teorizzate dallo stesso Scriabin per l’esecuzione della sua opera del 1910.
“La musica in Prometeo contiene l’idea di unire compositori che in epoche diverse hanno pensato di scrivere su questo mito – dice Gabriele Ferro, direttore onorario del Teatro Massimo – Il lavoro più interessante è quello del russo Skrjabin, il suo Prometeo non è ancora veramente apprezzato per come merita: si tratta di una composizione premonitoria, con un’estetica di tipo occidentale caratterizzata da arditi cromatismi, armonicamente vicina quasi a Schoenberg, e innovativa anche ritmicamente, con una continua frammentazione di incisi sovrapposti. Cellule sonore vaganti. La strumentazione è originale, con il pianoforte (che impersona Prometeo) che è presente ma non come solista: con il suo timbro altera il suono dell´orchestra. Sarebbe stato interessante inserire anche il Prometeo di Luigi Nono ma purtroppo non è stato possibile, per mantenere lo spettacolo unitario e conciso”.
“Ci interroghiamo sul senso del dono di Prometeo – aggiungono i MASBEDO – Chi sarebbe Prometeo oggi? Che cosa porterebbe in dono agli esseri umani? L’intelligenza da lui donata agli uomini è in grado di sostenere l’evoluzione tuttavia non basta da sola, se non si sposa con la memoria individuale, collettiva. Ma il nostro compito è soprattutto quello delle domande non certo quello delle risposte”.