Confagricoltura Fvg: i venti della crisi soffiano ancora forte sul primario
Inflazione e costi energetici elevati; carenza di fertilizzanti e di liquidità, sono problemi entrati con forza nel dibattito assembleare nazionale
«Investire di più per il Made in Italy, altrimenti si perde in competitività. Occorre destinare più risorse alle misure in grado di sostenere la crescita del Pil da cui dipende anche la tenuta dei conti pubblici e dell’occupazione. Il 2022 è stato un anno difficile e le prospettive per il 2023 non sono migliori. Non è ancora chiaro il nuovo assetto che emergerà dalle crisi in atto e sono incerte anche le prospettive della globalizzazione, ma risulta già evidente che la copertura del fabbisogno di prodotti essenziali non può più essere affidata a terzi». Lo ha affermato con forza il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, durante i lavori dell’assemblea della Confederazione svoltasi a Roma.
Il presidente della più rappresentativa organizzazione datoriale italiana teme una crisi peggiore di quella del 1929 e sottolinea che è fondamentale salvaguardare il potenziale produttivo agroalimentare italiano e dell’Ue. «Il governo tedesco ha varato un programma di sostegni pubblici per 200 miliardi di euro, mentre le Pmi francesi, per tutto il 2023 riceveranno un aiuto che coprirà almeno il 20 per cento delle spese energetiche. In questo modo – rileva – si è creata una situazione di disparità competitiva tra le imprese che mette a rischio il regolare funzionamento del mercato unico».
Anche secondo Philip Thurn Valsassina, presidente di Confagricoltura Fvg, presente all’Assemblea con la delegazione regionale, la crisi energetica non sarà di breve durata. I prezzi dell’energia non torneranno in tempi brevi sui livelli precrisi, anche se si potrebbe fare di più per sostituire il gas russo che ancora incide per il 10 per cento sulle nostre importazioni totali. L’inflazione è destinata a rallentare, ma l’anno prossimo si attesterà ancora attorno al 6 per cento, secondo le previsioni della Bce. Bisognerà attendere fino al 2024 per tornare verso il 2 per cento. «In questo scenario – rimarca Thurn Valsassina – tutta l’attenzione deve essere rivolta agli interventi in grado di sostenere l’attività economica, l’occupazione e la capacità di spesa dei consumatori. Le misure per contenere il caro bollette, nel primo trimestre 2023, sono una scelta del Governo di assoluta rilevanza, che va necessariamente prorogata. Sono urgenti provvedimenti a sostegno della liquidità delle imprese prolungando, in prima battuta, le moratorie sui prestiti accordate durante l’emergenza sanitaria e che scadranno alla fine di quest’anno. Occorre agire, a livello Ue, sui fertilizzanti, a esempio, realizzando acquisti comuni per ottenere una riduzione dei prezzi e avere a disposizione i quantitativi adeguati alle necessità. E poi bisogna combattere l’inflazione. Le imprese agricole hanno gli stessi problemi del mondo industriale, dal caro energia alla carenza di liquidità. E, in più, lavorano a cielo aperto e fronteggiano i cambiamenti climatici. Sono necessarie scelte opportune e di buon senso che vadano nella direzione della crescita economica, delle infrastrutture per connettere la nostra produzione agricola con il mercato internazionale, dei trasporti, dello sviluppo degli impianti fotovoltaici ed eolici, che riteniamo assolutamente compatibili con il potenziale produttivo dell’agricoltura. Senza investimenti – conclude Thurn Valsassina – non sarà facile uscire dalla crisi .
Studio Giornalisti
Adriano Del Fabro