Cinque giorni prima che Luigi Pirandello morisse eravamo insieme nel camerino di ruggeri, all’argentina, mentre si recitavano i “Sei personaggi in cerca d’autore”; nel fragore delle acclamazioni, in un sorriso pieno di malinconica nostalgia , Pirandello, il nostro povero e grande Pirandello, mi disse: “fosti tu te lo rammrammenti? Fosti tu”. Eh sì fui io, a regalare alla ribalta luigi Pirandello novelliere.Ed ecco come. Quando in questi ultimi anni della sua vita, vedevo il grande Pirandello internazionale, accademico, premio nobel, Rappresentato ed acclamato in tutti i teatri del mondo, starsene stonato è preciso nel medesimo tempo in un atrio d’albergo tra telefoni telegrammi o correre in slaping tra questa e quella capitale sempre mi ritornava davanti, nella memoria, il più tranquillo, metodico e paziente silenzioso novelliere che si sia mai visto al mondo: Pirandello a 48 anni, una villetta del quartiere nomentano tra vecchi mobili e i bei ragazzi in fiore, in quello studio tutto Libri polverosi nelle biblioteche sole dentro fiumi, scorrendo tra gli alberi e frangendosi e spome d’oro tra foglia e foglia, dalle 3 finestre. Lì il nostro caro pirandello d’allora viveva puntualmente le sue 2 vite: quelle in pantofole e quella con delle scarpe dalle 7 del mattino alle 12 virgole pantofole, capelli arruppati, barban disordine, pirandello a tavolino riempiva pagine pagine di novellone e Bellone, che non varia centinaia le novelle per un anno, e sono state scritte tutte così, tranquilla e rapide, su fogliettini sempre uguali, con caratteri precisi, senza nervosità, senza situazioni, senza cancellazione, nella beffa serenità di un respiro che veniva su dai polmoni elastici e pieni o di una corrente, che fluisce, tra belle rive, Da qui dell’arca sorgenti, senza trovare ostacoli mai davanti a sé. A mezzodì, a novella fatta, pirandello impilava le scarpe. E faceva di più: metteva una camicia, hanno davano una cravatta, rabbiava barba e capelli, mangiava in fretta e furia senza sapere mai che cosa mangiasse. Tanto che gli occhi erano sul piatto, ma il cervello lassù nelle nuvole, dalle quali così di tratto pirandello, sempre a zonzo inardati, scendeva tra gli uomini terra terra della minute quotidiana realtà punta e c’erano, nel pomeriggio, le elezioni di letteratura, la sopravvivenza del professore nell’uomo di lettere dei viola nel novellatore insigne, nello scrittore di grido. Ma le lezioni All’istituto di magistero femminile e brevi soste nelle redazioni dei giornali avevano fine al calare della sera a: e pirandello correva a casa ad infilare di nuovo le pantofole per riaccucciarsi beato nella sua stanza, al suo tavolino da lavoro vimbola a rivedere le bo, a prendere appunti per nuove novelle, ad architettare tutti i 50 romanzi che pirandello pensò Ma che non scrisse. E lì s’andava a noi, la sera a: quelli che venivano da roma, dalla roma tutta case alta se i piani, alla nostra altra roma, allora tutta orti e giatini ed io che veniva dalla villa canto, io vicino di cuore di casa dei bei tempi, come pirandello rammentò nella dedica pubblica d’un volume di novelle ch’io vidi tutte venire al mondo impato Perché ci si radunava lì, da lui la sera. Il rosso di senza secondo, nino martoglio,Ed acclamato in tutti i teatri del mondo, starsene stonato è preciso nel medesimo tempo in un atrio d’albergo tra telefoni telegrammi o correre in slaping tra questa e quella capitale sempre mi ritornava davanti, nella memoria, il più tranquilla, metodico e paziente silenzioso noveliere che si sia mai visto al mondo: pirandello a 48 anni, l’una villetta del quartiere nomentano tra vecchi mobili e i bei ragazzi in fiore, in quello studio tutto Libri polverosi nelle biblioteche sole dentro fiumi, scorrendo tra gli alberi e frangendosi e spome d’oro tra foglia e foglia, dalle 3 finestre. Lì il nostro caro pirandello d’allora viveva puntualmente le sue 2 vite: quelle in pantofole e quella con delle scarpe dalle 7 del mattino alle 12 virgole pantofole, capelli arruppati, barban disordine, pirandello a tavolino riempiva pagine pagine di novellone e Bellone, che non varia centinaia le novelle per un anno, e sono state scritte tutte così, tranquilla e rapide, su fogliettini sempre uguali, con caratteri precisi, senza nervosità, senza situazioni, senza cancellazione, nella beffa serenità di un respiro che veniva su dai polmoni elastici e pieni o di una corrente, che fluisce, tra belle rive, Da qui dell’arca sorgenti, senza trovare ostacoli mai davanti a sé. A mezzodì, a novella fatta, pirandello impilava le scarpe. E faceva di più: metteva una camicia, hanno davano una cravatta, rabbiava barba e capelli, mangiava in fretta e furia senza sapere mai che cosa mangiasse. Tanto che gli occhi erano sul piatto, ma il cervello lassù nelle nuvole, dalle quali così di tratto pirandello, sempre a zonzo inardati, scendeva tra gli uomini terra terra della minute quotidiana realtà punta e c’erano, nel pomeriggio, le elezioni di letteratura, la sopravvivenza del professore nell’uomo di lettere dei viola nel novellatore insigne, nello scrittore di grido. Ma le lezioni All’istituto di magistero femminile e brevi soste nelle redazioni dei giornali avevano fine al calare della sera a: e pirandello correva a casa ad infilare di nuovo le pantofole per riaccucciarsi beato nella sua stanza, al suo tavolino da lavoro vimbola a rivedere le bo, a prendere appunti per nuove novelle, ad architettare tutti i 50 romanzi che pirandello pensò Ma che non scrisse. E lì s’andava a noi, la sera a: quelli che venivano da roma, dalla roma tutta case alta se i piani, alla nostra altra roma, allora tutta orti e giatini ed io che veniva dalla villa canto, io vicino di cuore di casa dei bei tempi, come pirandello rammentò nella dedica pubblica d’un volume di novelle ch’io vidi tutte venire al mondo impato C’è perché ci si radunava lì, da lui la sera. Rosso di san secondo, nino martoglio, arnaldo Fratelli, io e il mio povero figlio diego, che era fratello ai cari figli di pirandello, stefano e fausto, lo scrittore e il pittore. E si leggeva. Quanto mai si leggeva! Di rado sentii, in quei tempi, Pirandello conversare: o leggeva a noi cose sue o ascoltava, con un sorriso tutto presenze d’attenzione festose, Lì nacque, in 3 serie vive in 3 letture, marionette che passione! E pirandello edicola discuteva, hanno femminile, sulla commedia di Rosso di san secondo che portava in palma di mano. Ma per sé e per commedie sue altre spalle. Interrogato rispondeva: “il teatro non mi interessa mi fermo ai greci, a qualche spagnola a expe a grantella mi Lungo sino a maglione e a Goldoni chiusi per ” quello che avevano scritto noi. Lì nacque, in 3 sere, in 3 letture, marionette che passione, discuteva, a non finire, sulla commedia di Rosso di san secondo di mano. Ma per sé e per me sue alzava le spalle. Interrogato, rispondeva: il teatro non m’interessa. Mi fermo e greci a qualche spagnolo e a xspir a gran pena mi spingo sino a moliere E a goldoni. Ed era vero. Dopo goldoni, buio fitto per lui: ombre, fantasmi senza figura titoli vuoti, senza realtà di opere cose, dietro le apparenze delle parole. E parlava di teatro come un atasso può parlare di esplorazione podistiche al centro dell’africa. Cose casi che non lo riguardavano: roba d’altri mondi, passatempi di burattini chiassosi e illustri le punte, per di tempo presso a pochi Indegno di persone serie ponderate, riflessive a vedute. L’estate andava in campagna a 2 ore di roma nel viterbese, a dipingere sotto le querce. Io, nel mio studio, a fare grosso per collezionisti americani, tutta la pinacoteca pirandello composta di 3 quadri, olio e pastello tutte e 3 paggi, non di grandi proporzioni, Che ognuna misura al più 2 cartoline: ma dipinti alla brava come il pittore fa sell’estro e grande punto lavorava per me, pirandello. E all’autunno ritornando, mi portava il quadro di stagione. 200 cm² di tavolo hotel a dipinti in 3 mesi. Son tutto il contrario almeno in pittura riconosceva pirandello di luca giordano di luca fa presto E’ una volta, il 3º anno, al 4º mese me lo dovetti cercare da me, in una casa non disfatta ancora, tra libe e carte reduce da soriano del cimino. Giornata di lavoro urgente: a tavolino e pantofole senza prendere fiato, il luca giordano della letteratura narrativa, scriveva vapore fumava come una ciminiera. E a me disse il quadro c’è punto te l’ho portato ma scolavo un po tu in quella dannata confusione E io pesca 2 cose, quel giorno in fondo al cassone: e il più bel quadro dei miei 3 una torre di campanile tra i platani, è la prima commedia di pirandello. Eran 3 atti allora intitolata se non così poi invece richiamarono la ragione degli altri. Ecco dunque perché il pittore stentava a: lavorava, all’insaputo d’ognuno, il commediografo. Ma pirandello smentì che que 3 gatti fossero di quell’estate: “roba vecchia di 5 o sei anni fa, dimenticata, riuscita fuori non so più com’è buona per accenderci il fuoco alle prime giornate di freddo” . Io mi portai a casa, s’intende 3 atti e non credevo, 1 ora più tardi, ai miei occhi: il noviere che non sapeva dove fosse un teatro tagliava scene sviluppava E’ luoghi, drammatizzava dibattito di, creava personaggi antagonistici con la perizia di un vecchio nostromo drammatico, abituato a quei mari tutti scogli. Tuttavia non mi fidai della mia sola impressione c’era a Roma in quei giorni avvenne da me marco praga. Gli dietro da leggere a: tuoi no di pirandello caspita e praga Su la notte per leggere è direttore in quel tempo della stabile milanese al manzoni la mattina dopo mi scrive: hai 100 volte ragione. Al primo passo. Pirandello e gian maestro dio la commedia a milano. Vado subito da pirandello, che manco a dirlo scriveva una 300ª novella, in pantofole godendosi la vacanza domenicale con un 18 ore di lavoro se non così gli dissi vai scena scherzi l’ho fatta Io leggere a praga chi è praga spiegò il, stabili, molte ideale, vergine, crisi. A eo ora ci sono e praga darebbe la mia commedia? Ma no! Va là! Io non sono nato con mediografo. Il teatro non m’interessa e quei 3 atti, come t’ho già detto li voglio bruciare puntini “ma non bruciò nulla, se non così praga se le era già portato d’autorità a milano. È irma grammatica l’aveva già messo in prova. Poche settimane dopo pirandello, sempre accaparrato dalle sue novelle ci mostra un telegramma che ne dite mi vogliono la . Ci vado non ci vado? Ce ne volle per mandarcelo le mie pantofole sto cosi’ bene a casa mia e 2 ore prima di partire viene a casa mia, 2 passi, 2 giardini: dando un paio di commedie di marco praga. Che me le leggo in treno, prima di incontrarlo a milano puntini e parte con le vergini nella moglie ideale nella valigia punivato la sua, mi scrive: belle le commedie di praga. Ma lui: duro , asciutto, tagliente, deciso mi piace anche più delle sue commedie. Tuttavia è successo milanese, presagito grande è appena appena tiepido. Pirandello ritorna a Roma di cattivo umore: Ve lo avevo detto io Del resto la commedia era male distribuita. Irma grammatica faceva l’amante doveva, invece, fare la moglie.la protagonista è lei la moglie. L’ho detto a praga ma lui no duro, un bacigno! Non ha voluto darmi il retto e tutti guardavano lei, la prima donna, la grammatica, e così spostavano Il fuoco della commedia. A conti fatti, addio al famoso teatro! Io me ne ritorni alle mie vecchie novelle “. Nemmeno per sogno non si ritornò. Novelle non ne vennero più o ne uscì ancora qualcuna d’ogni morte di papa. E invece fatta la prima, pirandello indispettito, pirandello messo al cimento da me dal mezzo successo di milano, ci si ostinò con le difficoltà della scena e mise giù con medie e commedie una sull’altra in una bella grandinata drammatica che così fitta e Chi soda sapeva scaricarla sulle platee solamente gol doni. Rammento le prime, le più famose. Scoppiavano in lui 2 o 3 commedie ogni mese. Era un lampo, a metà d’una conversazione. Conosceva l’improvviso è ridente fintilio dei suoi occhi. Mi diceva: “ci siamo e difatti, arrendo la nostra conversazione pirandello annunziava:” penso a una commedia, bella e pronto in testa da gran tempo “. Bugie. Nasceva proprio allora. Dallampo iniziale la commedia si formava a scena per scena, mentre egli ce la raccontava. E giù allora tutti ad entusiasmarci, lui e noi, sino alla 0:00.