Riders, prime sentenze favorevoli al Tribunale di Palermo.
Un Responsabile per difendere i lavoratori dai rischi dell’Intelligenza
artificiale.
In Sicilia ci sono i fondi Fonarcom per finanziare corsi di formazione
continua.
Palermo, 17 giugno 2024 – Dopo il Covid, secondo alcune stime, i
soggetti che in Italia traggono reddito dal lavoro su piattaforma
digitale sono ormai diventati circa 2 milioni, di cui quasi 100mila
riders. Ma ad oggi nel Paese manca una legge che regolamenti i vari
aspetti di questo nuovo tipo di attività, che in questi anni ha
presentato parecchi problemi soprattutto in fatto di Intelligenza
artificiale applicata al controllo automatico del lavoro. Problemi
affrontati a Palermo nel convegno “Fisco, lavoro e futuro” organizzato
dall’Ordine provinciale dei consulenti del lavoro.
A sintetizzare i fatti è stato Giuseppe Tango, magistrato della sezione
Lavoro del Tribunale di Palermo: “In assenza e in attesa di una
disciplina legislativa, è stata la giurisprudenza ad assumere un ruolo
decisivo nella qualificazione, prima, e nell’approntare significative
tutele, poi, nei confronti di questa categoria di lavoratori”.
“Si tratta – ha aggiunto Tango – di prestazioni lavorative
caratterizzate dall’utilizzo di una piattaforma digitale che funziona in
base ad algoritmi non resi noti, ma che sicuramente, lungi dallo
svolgere mera attività di intermediazione con il committente, perseguono
esclusivamente l’interesse dell’imprenditore che li predispone. In
queste piattaforme ciascun lavoratore è inserito in un ranking, con il
proprio punteggio, condizionato da vari fattori, quali l’esperienza
acquisita, i riscontri di clienti e ristoratori, il disallineamento dal
percorso indicato, e così via”.
Il ranking è dato da punteggi in base ai risultati del singolo e, se il
punteggio cala, gradualmente si riducono gli ordini fino al “distacco”
dalla piattaforma, cioè il licenziamento. Tra i fatti che abbassano il
punteggio ci sono, ad esempio, anche le assenze, ma l’algoritmo non
distingue tra assenza per malattia (o per un evento imprevisto, come una
manifestazione che blocca il traffico) e l’assenza ingiustificata.
In sostanza, ha analizzato Fabrizio Di Modica, presidente del Comitato
tecnico scientifico del centro studio “Il lavoro continua”, “le linee
guida del nuovo regolamento europeo ‘Ai Act’ approvato a marzo, così
come il disegno di legge delega che il governo italiano ha approvato e
ha inviato a maggio al Parlamento per la conversione in legge, prevedono
il principio secondo cui l’applicazione dell’Intelligenza artificiale al
rapporto di lavoro deve obbligatoriamente garantire determinate tutele,
come il diritto alla privacy, il diritto alla riservatezza nel
trattamento dei dati personali, il diritto alla sicurezza sul luogo di
lavoro, il diritto a conoscere preventivamente i criteri di impostazione
degli algoritmi di controllo. La principale arma per il lavoratore è la
conoscenza dell’Intelligenza artificiale, dei suoi rischi e delle sue
opportunità”.
“Infatti – ha spiegato il giudice Tango – quando ad un certo momento
questi lavoratori si sono rivolti alla magistratura per rivendicare i
propri diritti, i giudici, nonostante si trattasse di figure di
lavoratori dai contorni inediti e moderni, hanno dovuto fare ricorso
alle categorie giuridiche tradizionali. E il Tribunale di Palermo è
stato pioniere in Italia, emettendo le prime sentenze che hanno
qualificato come subordinati questi lavoratori approntando tutele anche
in materia di licenziamento e di sicurezza sul lavoro”.
I consulenti del lavoro ritengono che, per prevenire abusi e
contenziosi, sull’Intelligenza artificiale in azienda si debba mutuare
il modello “dialogico” adottato in Germania, ossia un confronto
preventivo fra imprenditori, consulenti del lavoro e lavoratori che
faccia conoscere in modo trasparente i criteri degli algoritmi e le
regole cui devono attenersi entrambe le parti: “In attesa che l’Italia
recepisca con legge il regolamento europeo “Ai Act” – ha proposto il
presidente dei consulenti del lavoro di Palermo, Antonino Alessi – si
potrebbe avviare in maniera concordata un progetto pilota a Palermo,
nell’ambito della contrattazione di secondo livello che, se funziona,
potrebbe essere esteso a tutta Italia. Si tratta di riesumare il
Documento programmatico della sicurezza introdotto dal Codice in materia
di protezione dei dati personali e poi abrogato dal decreto
Semplificazioni. A Palermo si potrebbe sperimentare l’efficacia della
figura del ‘Responsabile dei lavoratori per l’Intelligenza artificiale’,
che abbia il compito, a tutela sia dell’azienda che dei lavoratori, di
prevenire i rischi acquisendo notizie sull’impostazione degli algoritmi,
verificandone la corretta applicazione, segnalando anomalie. Insomma,
garantendo un rapporto trasparente fra le parti”.
“Gli strumenti finanziari per conoscere l’Intelligenza artificiale e
farla diventare un’opportunità ci sono, anche in Sicilia – ha annunciato
Lucia Alfieri, consigliera di amministrazione del Fondo
interprofessionale Fonarcom – . Noi finanziamo corsi di formazione
continua, per gli imprenditori e per i lavoratori, e, nell’ambito
dell’avviso ‘Diginnova’, finanziamo anche la formazione sui temi
dell’innovazione, della digitalizzazione e della sostenibilità. E’ uno
strumento fondamentale per acquisire le giuste competenze che possono
far sì che l’Ia sia realmente per l’azienda un modo di diventare più
efficiente e competitiva nel rispetto dei diritti e per il soggetto di
trovare lavoro o di migliorare le proprie condizioni di impiego.
Conoscere l’Intelligenza artificiale aiuta a creare il giusto equilibrio
fra le opposte esigenze. Dal 2019 a oggi con ‘Diginnova’ Fonarcom ha
finanziato piani formativi per un totale di circa 18 milioni di euro. Le
richieste ci sono arrivate da grandi e medie aziende, anche dalla
Sicilia, ma è importante che adesso pure le micro e piccole imprese, che
finora non hanno prestato la giusta attenzione all’Ia, si accostino a
questa che è ormai una realtà con la quale bisogna fare i conti per
restare sul mercato”.