Camperistica, in Toscana 255 posti di lavoro in meno in un anno (il 10%). La Fiom chiede un tavolo all’unità di crisi della Regione: “Il settore arretra in occupazione e capacità produttiva, e non avanza in termini di diritti e tutele per la forza lavoro”
Firenze, 5-8-2022 – Durante la pandemia dicevamo che sarebbe andato tutto bene, ma se raffrontiamo la situazione di oggi con quella di luglio di un anno fa, possiamo asserire senza timore di smentita che non è andato tutto bene.
Nella sola regione Toscana, confrontando i dati di luglio 2022 con quelli dello stesso mese del 2021, nel settore della camperistica abbiamo perso il 10% di occupazione, circa 255 posti di lavoro meno; di questi 255 solo 185 hanno il diritto di priorità di richiamo e stabilizzazione per accordo sindacale, mentre i rimanenti 70 sono fuori in balia dell’incertezza delle forniture degli chassis.
A questo quadro va aggiunto che i contratti precari, temporaneamente rinnovati, sono a tutti gli effetti strutturali alla tenuta minima del distretto ma con nessuna certezza per il futuro.
Poco importa se una parte anche residuale di quel segno meno è dovuto a pensionamenti o dimissioni volontarie, sta di fatto che la Camperistica, per effetto della mancanza di materie prime e la difficoltà di fornitura da parte delle case costruttrici di chassis, attualmente arretra in termini di occupazione e capacità produttiva, e non avanza in termini di diritti e tutele per la forza lavoro non utile nel picco di produzione ma nella sua strutturalità produttiva attuale, che è indispensabile alla tenuta stessa del sistema.
Quando per primi, mesi fa, chiedemmo un percorso unitario a FIM CISL e UILM UIL con la necessità di una presa di responsabilità del governo e delle istituzioni regionali e locali, era proprio perché si evitasse che la crisi venisse pagata dai più deboli come purtroppo sta accadendo nel settore.
Riteniamo necessario, in coerenza con il documento unitario prodotto insieme a FIM CISL Toscana e UILM UIL Toscana, chiedere un tavolo all’unità di crisi regionale che riguardi tutti gli attori, dalle istituzioni alle organizzazioni sindacali, ai produttori e le loro associazioni come l’APC, perché la situazione sembra non destinata a migliorare a breve tempo e tutti abbiamo l’obbligo e la responsabilità di mettere in campo azioni e soluzioni che premettano di tutelare il settore, la sua capacità produttiva e il futuro di chi ci lavora e lo dobbiamo fare partendo dai più deboli, solo cosi possiamo essere sicuri di difendere tutti.