Il 2022 si è aperto con un’ondata di Covid, Green pass e mascherine obbligatorie anche all’aperto. L’anno si chiude con l’obbligo di indossarle solo in ospedali e Rsa, e bollettini settimanali a scandire l’andamento del virus mentre la Cina torna in copertina per l’impennata di contagi e la variante Gryphon finisce sotto i riflettori.
A gennaio Omicron 2 muoveva i suoi primi passi (il suo exploit sarà a marzo). A dicembre si contano oltre 500 discendenti Omicron e oltre 60 ricombinanti della variante più longeva di Sars-CoV-2 – che ha portato alle stelle i numeri toccati nei picchi precedenti – e la dominante Omicron 5 è insidiata in particolare da due di loro, a cui i social hanno attribuito nomi altisonanti: Cerberus (BQ.1) soprattutto, ma anche Gryphon (XBB) è osservata speciale.
A inizio febbraio debuttava la pillola antivirale Paxlovid* e per cominciare a vedere i volti interamente scoperti delle persone in strade, piazze e parchi bisognerà aspettare metà febbraio. E poi giugno per incontrarsi anche al chiuso senza protezioni, salvo in alcuni luoghi come mezzi di trasporto (fino all’1 ottobre), ospedali e Rsa dove l’obbligo di mascherina resiste.
“Abbiamo vissuto di rendita almeno in Italia sulla straordinaria campagna vaccinale fatta nel 2021 – analizza Bassetti – Quindi sicuramente da questo punto di vista credo che possiamo essere molto contenti di quello che abbiamo fatto nel 2021. In questo finale del 2022 evidentemente molti hanno deciso di non fare il richiamo, soprattutto fra coloro a cui il richiamo era indirizzato. E questo dispiace. Io mi auguro che queste persone, soprattutto le più fragili e le più anziane, si sapranno mettere al sicuro presto”.
“Credo in ogni caso – riflette l’infettivologo – che sia stato un 2022 in cui siamo veramente usciti dall’emergenza e questo Natale ne è la prova. Un Natale in cui si è ritornati alla vita di prima”.
“Certo – osserva Bassetti – quello che sta succedendo in Cina impressiona: sembra di aver messo indietro le lancette dell’orologio esattamente a 3 anni fa. Perché, se lo ricordate, i primi casi e le prime avvisaglie che qualcosa stava andando male avvenivano proprio nel periodo natalizio del 2019. E un po’ mi spaventa vedere un virus così contagioso che sta facendo milioni di contagi e soprattutto così tanti decessi” anche se i numeri adesso non sono più chiari, “con gli ospedali e le terapie intensive in affanno, e il Capodanno cinese alle porte tra 20-25 giorni, che provocherà ovviamente un incontro col virus da parte di moltissima gente”.
Tutto questo “un po’ mi spaventa perché potremmo avere evidentemente delle varianti più contagiose e magari più resistenti ai vaccini”, spiega l’infettivologo che auspica l’impegno dell’Organizzazione mondiale della sanità e del mondo per un supporto al gigante asiatico. Anche perché, ribadisce, non si può dimenticare la lezione della pandemia: “Il mondo è globale – ripete – e se le cose vanno male rischiano di ritornarci indietro anche peggio”.