Notizia in aggiornamento
Acque di balneazione. Riviera pressoché tutta balneabile: rientrano nei parametri altre 5 località, su 98 punti spiaggia ne resta solo uno oltre soglia
L’esito dopo il campionamento aggiuntivo fatto ieri. Potranno essere revocate le ordinanze che stabilivano il divieto di balneazione. Rientro dei valori in 18 punti su 19 che inizialmente avevano fatto registrare sforamenti a causa dell’alluvione
Bologna – Tornano balneabili le acque di tutta la Riviera, dal ferrarese a Cattolica fatta eccezione per il solo tratto prospiciente a Casalborsetti (Comune di Ravenna) 100 metri a nord della foce del Canale Destra Reno: in pratica, 97 località balneabili su 98.
Nei 6 punti ancora sopra i limiti è stato effettuato un ulteriore campionamento aggiuntivo dopo quello di due giorni fa.
Il campionamento aggiuntivo, a cura dei tecnici di Arpae, è stato fatto il 2 giugno, e l’esito ha dimostrato il rientro nei limiti normativi che regolano la balneabilità delle acque.
Le ordinanze di non balneabilità emanate dai sindaci saranno revocate.
Red
Alluvione. Cala ancora il numero di persone accolte nelle strutture di protezione civile o in albergo (-57). Sono 726 le strade comunali e provinciali chiuse alla viabilità in modo totale o parziale. Allerta gialla per temporali, criticità idraulica e idrogeologica
Continua il monitoraggio delle frane, stabile a 936 il numero dei dissesti principali. 1.573 gli operatori sul campo, considerando sia i volontari di protezione civile che il personale tecnico, amministrativo e di polizia locale messo a disposizione da Anci
Bologna – Continua l’attività di assistenza alla popolazione coinvolta nelle alluvioni e le frane che hanno colpito l’Emilia-Romagna. Le persone accolte in strutture messe a disposizione dai Comuni o in alberghi sono 816 (57 in meno rispetto a ieri) di cui 73 minori: 421 nella provincia di Ravenna, 232 in quella di Forlì-Cesena, 162 nella Città metropolitana di Bologna e una sola persona in carico nella provincia di Rimini.
Viabilità
Sono 726 le strade comunali e provinciali chiuse alla circolazione, di cui 316 in modo parziale e 410 totalmente. Nel bolognese le arterie interessate sono 194 (87 parzialmente e 107 totalmente); 328 nel forlivese-cesenate (119 parzialmente e 209 totalmente); 165 nel ravennate (104 parzialmente e 61 totalmente); 39 nel riminese (6 parzialmente e 33 totalmente).
Frane
Non si ferma l’attività di monitoraggio da parte delle squadre di rilevatori che permette di definire il quadro più aggiornato della situazione frane. Al momento si contano 936 frane principali, numero invariato rispetto a quelle rilevate fino a ieri. Complessivamente ci sono 399 frane in provincia di Forlì-Cesena; 248 in provincia di Ravenna; 120 in provincia di Bologna; 14 in provincia di Reggio Emilia, 143 in quella di Rimini e 12 in quella di Modena. A queste si uniscono migliaia di micro-frane che costellano l’intero Appennino interessato dall’emergenza.
Meteo
Per la giornata di domenica 4 giugno è prevista allerta gialla per temporali in tutto il territorio regionale, per frane e piene corsi d’acqua minori nella collina romagnola, bolognese e in quella emiliana centrale e, per criticità idrauliche nella bassa collina, pianura e costa romagnola e nella pianura bolognese. Sono possibili evoluzioni dei dissesti innescatisi nelle ultime settimane nelle aree colpite da maltempo.
Per quanto riguarda il meteo, sono previste condizioni favorevoli allo sviluppo di temporali più probabili in Appennino, che potranno interessare anche le aree di pianura.
Resta elevata l’attenzione nella pianura bolognese (in particolare a Medicina, Molinella e Budrio), nel ravennate e nel forlivese, per la difficoltà di smaltimento delle acque esondate che gravano sul reticolo secondario e di bonifica
Volontari
Sono 1.573 i volontari di Protezione civile impegnati al momento per affrontare le conseguenze dell’emergenza: 601 provengono dalle organizzazioni nazionali di volontariato, 319 dall’Emilia-Romagna e 653 dalle colonne mobili di altre Regioni.
Ancora presenti e operativi nel ravennate 39 volontari attivati nell’ambito del meccanismo europeo di mobilitazione (Dipartimento nazionale di Protezione civile): 25 provenienti dalla Slovacchia e 14 dal Belgio.
Considerando anche le 75 unità tra personale tecnico, amministrativo e di polizia locale provenienti dalle amministrazioni di Bari, Firenze, Genova, Milano, Roma, Venezia, Parma, Castelbaldo (PD) e dislocate attraverso l’Associazione nazionale Comuni italiani a supporto dei comuni alluvionati, gli operatori sul campo arrivano a 1687 unità.
Numero Verde
5.383 le chiamate arrivate ad oggi al numero verde 800024662, messo a disposizione dalla Regione, 7 giorni su 7 dalle ore 8 alle 20. La maggior parte delle telefonate riguardano la richiesta di informazioni su come fornire aiuto alla popolazione colpita dall’alluvione.
Red
Difesa del suolo. Obbiettivo: contenere l’avanzata della frana di Cà Lita, nel comune di Baiso sull’Appennino reggiano. Aperto il cantiere con lavori di giorno e monitoraggio di notte. Sopralluogo della vicepresidente Priolo: “Interventi immediati e urgenti, fondamentali per evitare l’isolamento dell’alta Val Secchia”
Lo smottamento, dal versante di 2,5 chilometri, avanza di 10 metri ogni 24 ore e minaccia direttamente la strada comunale per Levizzano, la Provinciale 586, tre edifici in cui vivono in tutto 7 persone e l’alveo del fiume Secchia
Bologna – Lavori di giorno, monitoraggio da remoto di notte. Dieci camion, che fanno circa 600 viaggi al giorno, e cinque escavatori sono impegnati per fermare la colata della frana di Cà Lita, in comune di Baiso (Re), che avanza di dieci metri ogni 24 ore con un versante di 2,5 chilometri.
L’obiettivo è proteggere le abitazioni, dove vivono sette persone, la viabilità comunale e provinciale, oltre che la sicurezza dell’alveo del fiume Secchia. Ma soprattutto evitare isolamento dell’alta Val Secchia sia in provincia di Modena che di Reggio Emilia.
È questo il cantiere voluto dalla Regione Emilia-Romagna in seguito alla riattivazione, lo scorso 20 maggio, della frana che interessa la località dell’Appennino reggiano, in seguito alle abbondanti precipitazioni portate dall’ultima ondata di maltempo. La dichiarazione dello Stato di emergenza nazionale riguarda sette province in regione, tra cui quella di Reggio Emilia.
Oggi Irene Priolo, vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile, in un sopralluogo ha verificato lo svolgimento dei lavori insieme al sindaco Fabrizio Corti, al vicecapo di gabinetto della Prefettura di Reggio Emilia, Gabriele Gavazzi, e ai tecnici dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile.
Finora sono stati rimossi circa 40mila metri cubi di terra, operazione che ha evitato la chiusura della provinciale, fondamentale collegamento con il modenese e l’alta Val Secchia. Inoltre, si punta a potenziare il presidio forze ordine per gestire la viabilità visto l’elevato numero di mezzi in circolazione.
“Dopo gli eventi meteo eccezionali che ancora una volta hanno interessato l’Emilia-Romagna, ora l’Appennino è il sorvegliato speciale” -, spiega la vicepresidente. “E’ in corso un’importante e continua attività di monitoraggio per mappare tutte le conseguenze delle piogge in termini di dissesto idrogeologico, anche nel medio periodo”.
“Le colline e le montagne tra Reggio Emilia e Rimini – aggiunge Priolo – sono bombardate da migliaia di micro-frane. Ben 936 sono le più rilevanti e 14 interessano il territorio reggiano, quattro il comune di Baiso. Per questo– conclude- al monitoraggio si affianca l’impegno per interventi immediati in somma urgenza, come quello avviato a Cà Lita, fondamentale per evitare l’isolamento degli abitati”.
La situazione attuale
La frana di Cà Lita minaccia direttamente la strada comunale per Levizzano, la Provinciale 586, tre edifici in cui vivono in tutto 7 persone e l’alveo del fiume Secchia. Come già avvenuto in occasione della precedente riattivazione, tra il 2002 e il 2004, la progressione della colata è affrontato asportando continuamente, giorno per giorno, il volume necessario a riportare il fronte a distanza di sicurezza dalla strada e dalle prime case.
I mezzi al lavoro asportano mediamente 4mila metri cubi di terra al giorno, deposta in aree demaniali sul terrazzo fluviale del fiume Secchia. Le operazioni si svolgono durante il giorno. Di notte il fronte di scavo resta viene monitorato da due distometri laser, un’antenna GPS fissa e una webcam installati dopo gli eventi del 20 maggio.
Le operazioni seguono i primi interventi di somma urgenza avviati dal Comune di Baiso, concordati l’Agenzia regionale di protezione civile.
Perché la frana si è riattivata
Da inizio aprile al 20 maggio, la stazione meteo di Baiso ha registrato una cumulata complessiva di 298 millimetri di pioggia. La riattivazione è iniziata con la destabilizzazione della “Piana” (4,5 metri di spostamento nel giorno 20) a cui, nel giorno seguente, è seguita la “rottura” dell’unghia di frana sul fondovalle, sotto pressione per le spinte provenienti da monte.
La frana di Cà Lita – si estende per 2,5 km dall’abitato di Levizzano sino al fondovalle Secchia nei pressi della località Muraglione. Il corpo franoso, costituito prevalentemente da argilla, ha un volume di circa 10 milioni di metri cubi. La porzione superiore, sotto Levizzano, viene denominata “La Piana” e si muove per scivolamento, in particolare in seguito di precipitazioni. I detriti argillosi prodotti dalla sua disgregazione alimentano la “frana per colata” che raggiunge il fondovalle, con spessore sino a 30 metri.
Già dal 2022, l’Agenzia regionale di protezione civile ha predisposto una rete di monitoraggio idro-geologico inizialmente basata su strumenti a lettura manuale, come inclinometri e piezometri, per il controllo dei movimenti e delle condizioni idrogeologiche all’interno del corpo franoso.
Dal 2013 è attiva una più moderna rete di sensori di movimento e di controllo idrogeologico, sostanzialmente costituita da: 5 antenne fisse GPS, 1 estensimetro a filo, quattro sensori di pressione idrostatica posti a profondità tra 15 e 40 metri nel corpo franoso.
Dal 2020 si sono condotti inoltre rilievi sistematici della vallata franosa con droni, per un controllo continuo e da remoto dell’evoluzione della frana.
Red