In occasione della giornata contro il femminicidio ed è 700 anni dalla morte del sommo poeta Dante Alighieri, la testata giornalistica Aletheia presenta l’artista Gabriella Pellitteri che effettuerà la “dictio Dantis” del quinto canto dell’Inferno presso Villa Niscemi Palermo: il canto di Paolo e Francesca. La critica ottocentesca trasformò la Francesca di Dante in un’eroina peccatrice madrina di colpe; il primo ad occuparsene fu Foscolo, secondo il quale l’ardore e la passione purificano la colpa è nei confronti dei due ha dei amanti non si può che provare compassione, sentimento tanto caro allo stesso Foscolo. La tesi foscoliana fu poi ripresa dal De Sanctis,il più grande critico dell’età romantica, il quale video in Francesca: la prima donna viva e vera apparsa sull’orizzonte poetico dei tempi moderni, in quanto è “una donna non altro che donna”. Francesca incarna La fatalità della passione d’amore; è un eroina vittima che preannuncia le figure femminili della letteratura romantica. L’amore continua a soggiornare dunque anche nell’inferno. Francesca e donna e nient’altro che donna, i suoi lineamenti si trovano già in tutti i concetti della donna prevalenti nella poesia di quel tempo: amore, e gentilezza, verità e verecondia, leggiadria. Francesca non è il divino, ma l’umano essere fragile, appassionato capace di colpe e colpevole non ha alcuna qualità volgare o malvagia come: odio, rammarico, dispetto.Nel tempo la figura di Francesca è diventata simbolo di amore e libertà, da peccatrice di lussuria a eroina che rimane fedele ai suoi sentimenti, che non rinuncia a vivere la sua passione, che rivendica la sua libertà. Francesca è una donna che deve subire la violenza di un matrimonio combinato, una donna che grida giustizia e non si rassegna a tacere, una donna che rivendica il diritto di scegliere.