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Home»CRONACA»ALTRE NEWS»Fiumi esondati in alcuni territori del Sud, in particolare Calabria e Sicilia
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Fiumi esondati in alcuni territori del Sud, in particolare Calabria e Sicilia

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri3 Febbraio 2025Nessun commento4 Mins Read
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Fiumi esondati in alcuni territori del Sud, in particolare Calabria e Sicilia.

Ma nei giorni scorsi frane anche in Liguria

Gaetano Osso (geologo – Presidente Società Italiana Geologia Ambientale – sezione Calabria): “Due giorni di piogge intense, in Calabria. Nel 2015, stessa data (precisamente dal 30 gennaio al 2 febbraio) un evento simile colpì le zone montuose della Calabria centro settentrionale (Sila e, soprattutto, Catena Costiera)”.

Guido Paliaga (geologo – Presidente Società Italiana Geologia Ambientale – sezione Liguria): “L’effetto della saturazione del terreno ha causato fenomeni con i quali la popolazione si trova sempre più spesso a confrontarsi, mettendone a repentaglio l’incolumità e causando l’interruzione della viabilità locale”.

“La Calabria, è stata interessata da piogge intense che si sono registrate soprattutto lungo le dorsali montuose d’apprima dell’Aspromonte, dove si sono registrati valori di pioggia cumulata nell’arco delle 48 ore con punte massime a Santa Cristina d’Aspromonte (143 mm), Molochio (124), Taurianova (108) e Platì (106), comunque con valori compresi tra 60 e 90 mm nel resto del territorio montano.

Il secondo picco di pioggia ha interessato l’area del catanzarese, più lungo il versante ionico, con punte di 137 mm a Squillace, 132 a Petrizzi, 127 a San Sostene, 113 a Cortale e 105 a Catanzaro. Valori elevati, superiori ai 70 mm sono stati registrati anche e lungo il versante tirrenico cosentino e nel crotonese. Si tenga conto che proprio in quest’ultima area, le precipitazioni cumulate in un solo giorno sono pari a 1/10 di quelle cadute in un anno, in altre parole soli 10 giorni di pioggia sarebbero bastate a eguagliare la pioggia caduta in un intero anno. L’ultima curiosità riguarda la ricorrenza: nel 2015, stessa data (precisamente dal 30 gennaio al 2 febbraio) un evento simile colpì le zone montuose della Calabria centro settentrionale (Sila e, soprattutto, Catena Costiera). Inoltre si sono registrati venti intensi venti prevalentemente di Scirocco, localmente forti lungo la costa tirrenica centro-settentrionale e lungo la costa ionica. In tale contesto, con raffiche di burrasca o burrasca forte, con velocità localmente superiori ai 90 km/h, sull’Appennino Calabro centro-meridionale. Raffiche di burrasca forte si sono avute anche lungo la costa ionica centro-meridionale, lungo il litorale tirrenico centro-settentrionale, nel Golfo di Squillace e nella Sila catanzarese.

Conseguentemente il mar Tirreno è stato mosso sotto costa e molto mosso al largo e ancor di più lo Ionio, specialmente lungo la costa centro-meridionale, ove sono state segnalate i mareggiate. I danni hanno interessato soprattutto la viabilità, con cedimenti del manto stradale nelle zone del catanzarese e, più in generale, in molte altre zone interrate dagli eventi”. Lo ha affermato il geologo, Gaetano Osso, Presidente sezione Calabria della Società Italiana di Geologia Ambientale.

.

Nei giorni scorsi frane nella provincia di Genova.

“Dopo una decina di giorni di piogge numerose frane si sono innescate sul territorio della Liguria centrale causando danni, interruzione della viabilità e disagi alla popolazione. L’effetto della saturazione del terreno ha causato fenomeni con i quali la popolazione si trova sempre più spesso a confrontarsi, mettendone a repentaglio l’incolumità e causando l’interruzione della viabilità locale.

I fenomeni sono ascrivibili a due distinte tipologie: in ambito cittadino si tratta per lo più del collasso di muraglioni di contenimento la cui presenza è diffusa, mentre nel resto del territorio di vere e proprie frane che hanno per lo più interessato la coltre superficiale. La causa delle due tipologie è da ricercare nella regimazione delle acque di scorrimento superficiale: spesso la loro insufficiente o errata regimazione – geologo, Guido Paliaga, Presidente sezione Liguria della Società Italiana di Geologia Ambientale – rispetto alla concentrazione che si verifica dopo piogge intense o prolungate, determina un aumento della spinta verso il basso e il conseguente collasso di strutture e del terreno.

Come agire?

I fenomeni di instabilità, sia che interessino i muraglioni sia che si tratti di frane, sono spesso anticipati da segni precursori dell’instabilità che si manifestano anticipatamente rispetto al collasso. Quindi è possibile agire in prevenzione, ovvero prima che il collasso si verifichi risparmiando disagi, danni e costi. Il rapporto tra i costi della prevenzione rispetto a quelli della rifusione dei danni è dell’ordine di uno a dieci.

La prevenzione del rischio idrogeologico in un territorio dalla morfologia complessa come quello ligure richiede un adeguato monitoraggio: la conoscenza è la base di ogni azione di prevenzione. Occorre identificare le zone dove con maggiore probabilità possono innescarsi frane di neoformazione e gli strumenti per farlo sono disponibili.

Altrettanto per i collassi di strutture quali i muri di contenimento è possibile realizzare un database delle situazioni di criticità a scala cittadina, individuando quelle di più elevato rischio e di conseguenza agire in modo da prevenire i fenomeni o segnalando al privato la necessità di farlo, intervenendo prima in modo da contenere il danno o peggio”.

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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