Il premier al Papa agli Stati generali della Natalità: “Nel 2022 assegni familiari estesi a tutti i lavoratori”. Apprezzamento del Pontefice
Lo Stato deve “continuare ad investire sul miglioramento delle condizioni femminili. E mettere la società – donne e uomini – in grado di avere figli”. Così il premier Mario Draghi, in un passaggio del suo intervento al Forum della Natalità con Papa Bergoglio.
“La questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza – rimarca il presidente del Consiglio – In realtà, voler avere dei figli, voler costruire una famiglia, sono da sempre desideri e decisioni fondamentali nella nostra vita. Nel senso che la orientano e la disegnano in modo irreversibile. Ma la loro essenzialità non era percepita. La dimensione etica che questi desideri e queste decisioni comportano è fondante per tutte le società dove la famiglia è importante – cioè per tutte le società. Tuttavia, essa veniva spesso negata o respinta”.
“Per molti anni si è pensato – va avanti Draghi – infatti che il desiderare o meno dei figli dipendesse dall’accettare con coraggio e umanità questa dimensione etica. O invece respingerla, negarla in favore dell’affermazione individuale. Ciò ha avuto conseguenze sociali divisive. Si è guardato alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria. Oggi, con il superamento di importanti barriere ideologiche, abbiamo capito che questa è una falsa distinzione che non trova risconta nei dati, come mostra uno studio recente del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione: le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno. In Italia, questa differenza è molto ampia. Le coppie italiane vorrebbero in media due figli, ma ne hanno, sempre in media, meno di 1,5. Inoltre, se riflettiamo bene, la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione. Lo Stato – sottolinea Draghi – deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza”.
Per il premier, dunque, “un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”. “Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche – ha spiegato il presidente del Consiglio – Esiste infatti una relazione diretta fra il numero delle nascite e la crescita economica. Tuttavia, anche nelle società che crescono più della nostra, la natalità è in calo. Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità. Per decidere di avere figli, i giovani hanno bisogno di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia. In Italia, purtroppo, siamo molto indietro su tutti questi fronti”.
“I giovani fanno fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa. La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia e il Regno Unito. Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia si è ulteriormente accentuato. Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa”.
“Il Governo si sta impegnando su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne. Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale. Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti”, ha assicurato.
“Le risorse complessivamente a bilancio – ha poi illustrato il premier – ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie”.
“Nel mio discorso in Parlamento – aggiunge Draghi – ho elencato le misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Queste includono la realizzazione di asili nido e scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. Un investimento importante nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato. Nel complesso, queste misure ammontano a venti miliardi circa. Sono cifre mai stanziate prima”.
“Il PNRR prevede inoltre una clausola generale per incentivare le imprese a assumere più donne e giovani, quale condizione per partecipare agli investimenti del Piano. Infine, nel decreto ‘Imprese, lavoro, professioni’, che presenteremo la prossima settimana, lo Stato garantisce ai giovani gran parte del finanziamento necessario per l’acquisto della prima casa e ne abbatte gli oneri fiscali”, ha rimarcato il presidente del Consiglio.
“Siamo diventati più sinceri nelle nostre consapevolezze. Ma, mentre usciamo da questa fase di importante riflessione, è importante che ci siano decisioni. Dobbiamo aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione. A tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente”, le parole di Draghi.
“Ringrazio il Santo Padre – ha detto in apertura dell’intervento il premier – per la sua presenza che testimonia ancora una volta come le questioni sociali ed economiche abbiano prima di tutto una dimensione umana ed etica. Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per l’invito. E la Regione Lazio, l’Istat e la Rai per il loro ruolo nell’organizzare questo evento. Questa è epoca di grandi riflessioni collettive. Perso l’ottimismo, spesso sconsiderato, dei primi dieci anni di questo secolo, è iniziato un periodo di riesame di ciò che siamo divenuti. E ci troviamo peggiori di ciò che pensavamo, ma più sinceri nel vedere le nostre fragilità, e più pronti ad ascoltare voci che prima erano marginali. Vediamo il danno che abbiamo fatto al pianeta, e vediamo il danno che abbiamo fatto a noi stessi”.
Papa Francesco
“La natalità, tema urgente per rimettere in moto l’Italia”. Così Papa Francesco parla agli Stati Generali della Natalità alla presenza del premier Mario Draghi e delle altre istituzioni del Paese. Le prime parole, a braccio, sono proprio rivolte a Draghi: “Presidente grazie per le parole chiare e speranzose”. Il Pontefice esprime poi apprezzamento per l’assegno unico per ogni figlio che nasce. “Finalmente in Italia – dice – si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie”. Avverte il Papa: ” Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”.
“Ringrazio tutti voi, che oggi riflettete sul tema urgente della natalità, basilare – scandisce Bergoglio-per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano. Ed è bello che lo facciate insieme, coinvolgendo le imprese, le banche, la cultura, i media, lo sport e lo spettacolo. In realtà ci sono molte altre persone qui con voi: ci sono soprattutto i giovani che sognano”.
“I dati dicono che la maggior parte dei giovani desidera avere figli. Ma i loro sogni di vita, germogli di rinascita del Paese, si scontrano con un inverno demografico ancora freddo e buio: solo la metà dei giovani – dice il Papa – crede di riuscire ad avere due figli nel corso della vita. L’Italia si trova così da anni con il numero più basso di nascite in Europa, in quello che sta diventando il vecchio Continente non più per la sua gloriosa storia, ma per la sua età avanzata”.
“Questo nostro Paese, dove ogni anno è come se scomparisse una città di oltre duecentomila abitanti, nel 2020 ha toccato il numero più basso di nascite dall’unità nazionale: non solo per il Covid, ma per una continua, progressiva tendenza al ribasso, un inverno sempre più rigido”, ha denunciato il Papa.
“Eppure – si è rammaricato Bergoglio – tutto ciò non sembra aver ancora attirato l’attenzione generale, focalizzata sul presente e sull’immediato”. Il Pontefice ricorda le parole del Presidente della Repubblica che “ha ribadito l’importanza della natalità, che ha definito ‘il punto di riferimento più critico di questa stagione’, dicendo che ‘le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia’”.
“Quante famiglie in questi mesi – ha osservato Bergoglio – hanno dovuto fare gli straordinari, dividendo la casa tra lavoro e scuola, con i genitori che hanno fatto da insegnanti, tecnici informatici, operai, psicologi! E quanti sacrifici sono richiesti ai nonni, vere scialuppe di salvataggio delle famiglie! Ma non solo: sono loro la memoria che ci apre al futuro”.
“Perché il futuro sia buono, – ha detto Francesco – occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società”.
Il Papa, intervenendo agli Stati Generali della natalità, ha parlato anche delle donne in attesa di un figlio e di come spesso vengano discriminate per questo sul lavoro: “Penso con tristezza alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire?”.
“Non la donna, ma la società – ha detto Bergoglio- deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo!”.
Il Papa invoca poi riforme sociali che sappiano mettere al centro i figlie e le famiglie e che siano lungimiranti. A tale proposito Bergoglio parla di una nuova primavera: ” Vorrei guardare proprio alla ripartenza e offrirvi tre pensieri che spero utili in vista di un’auspicata primavera, che ci risollevi dall’inverno demografico. Il primo pensiero verte attorno alla parola dono. Ogni dono si riceve, e la vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto. Nessuno può darselo da solo. Prima di tutto c’è stato un dono. E un prima che nel corso della vita scordiamo, sempre intenti a guardare al dopo, a quello che possiamo fare e avere. Ma anzitutto abbiamo ricevuto un dono e siamo chiamati a tramandarlo. E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto”.
“Abbiamo dimenticato il primato del dono, codice sorgente del vivere comune. E avvenuto soprattutto nelle società più agiate, più consumiste. Vediamo infatti – osserva il Papa – che dove ci sono più cose, spesso c’è più indifferenza e meno solidarietà, più chiusura e meno generosità. Aiutiamoci a non perderci nelle cose della vita, per ritrovare la vita come senso delle cose. Aiutiamoci, cari amici, a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita.
Bergoglio invita a fare esame di coscienza: “Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore. Il coraggio di scegliere la vita è creativo, perché non accumula o moltiplica quello che già esiste, ma si apre alla novità: ogni vita umana è la vera novità, che non conosce un prima e un dopo nella storia. Noi tutti abbiamo ricevuto questo dono irripetibile e i talenti che abbiamo servono a tramandare, di generazione in generazione, il primo dono di Dio, il dono della vita”.
Il Pontefice sferza poi la politica alla quale chiede politiche familiari che sappiano guardare avanti, lontano dalla ricerca di facili consensi. “Non si può restare nell’ambito dell’emergenza e del provvisorio, è necessario dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite. Sono indispensabili una politica, un’economia, un’informazione e una cultura che promuovano coraggiosamente la natalità”.
Bergoglio ha in mente un programma chiaro: “In primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”.
“E un compito che riguarda da vicino anche il mondo dell’economia: come sarebbe bello – dice Francesco- veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie! E una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza”.