Piano paesagistico toscano. Italia Nostra: “No a uno scempio della cave ad alta quota” Martedì in Consiglio regionale toscano l’approvazione del piano paesaggistico che consente riaperture di cave chiuse da 20 anni. Nel frattempo Italia Nostra denuncia alla UE la regione Toscana e il ministero dell’Ambiente per violazioni delle leggi europee nelle aree protette Gli interessi speculativi sulle cave nelle Alpi Apuane rischiano di distruggere per sempre un bene identitario culturale di tutta la Nazione. Martedì prossimo, 1° luglio il Consiglio regionale della Toscana si appresta a votare un piano paesaggistico che, stravolto dalla politica su pressione dei concessionari di cava rispetto all’impianto originario, prevede la riapertura e la riattivazione di cave di marmo chiuse da oltre 20 anni. Le pressioni delle lobby economiche sulla politica, agendo sempre con l’arma del ricatto dei posti di lavoro a rischio, aggraveranno una situazione già fortemente compressa quale è quella che si presenta oggi nel Parco delle Apuane dove si agisce da anni e, se approvato il nuovo piano paesaggistico, si continuerà ad agire ancora in violazione delle norme italiane ed europee sulle aree protette. Le escavazioni, infatti, sono autorizzate indipendentemente dall?altitudine (ci sono cave a 1.700 metri slm), dalla posizione del sito (cave di crinale, cave in diretta corrispondenza con le sorgenti) e dalle peculiarità dell’habitat (circhi e formazioni glaciali, endemismi e taxa particolari). E tutto questo è aggravato dalla normativa vigente che permette un altro business gigantesco: per ogni tonnellata di marmo in blocchi se ne possono togliere tre di scaglie e polvere per utilizzarlo come sbiancante nei dentifrici, nella colla per piastrelle, nelle creme. Per Italia Nostra “siamo di fronte ad una depredazione senza fine che risponde solo ad interessi speculativi dei gruppi che lì operano, a vantaggio dei quali qualunque principio di rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini viene sacrificato. Casi come l’Ilva di Taranto o le centrali a carbone di Porto Tolle dimostrano come il perseguimento esclusivo dell’interesse economico privato sia stato non solo dannoso ma anche letale per la salute dei lavoratori stessi, degli abitanti di quelle zone (nel caso delle Apuane si pensi all’inquinamento dell’acqua e ai 700 camion che ogni giorno attraversano Carrara) e per gli ingentissimi danni causati all’ambiente. Italia Nostra chiede alle forze politiche che hanno in mano il destino di questo importantissimo bene, quali sono le Alpi Apuane e tutto il territorio circostante, di mettere fine a forme di sfruttamento del territorio ormai insostenibili e guardare al futuro attraverso una riconversione che,
partendo dalla salvaguardia delle ricchissime quantità di risorse naturali, antropiche, idrogeologiche e paesistiche di questa catena, unica nel Mediterraneo e in Europa, possono diventare il cuore di un modello economico nuovo e sostenibile, leva strategica per lo sviluppo produttivo capace di mantenere e creare nuova occupazione”. In attesa del voto di martedì Italia Nostra ha intanto presentato una denuncia di violazione delle leggi Europee alla Commissione Ambiente a Bruxelles sollecitandola ad aprire una procedura di infrazione contro la Regione Toscana relativamente al Parco Regionale delle Alpi Apuane per mancata tutela dei siti Rete Natura 2000, delle acque di superficie e carsiche e del principio di precauzione e contro il ministero dell’Ambiente per mancata tutela delle Zone di Protezione Speciali (ZPS). Sulle denunce a Bruxelles di Italia Nostra presto si terrà anche un’interrogazione in Senato. Nella cospicua documentazione inviata (51 allegati), viene denunciato che l’area protetta, ovvero la rete di SIC e ZPS, non è coerente; che la superficie protetta è in contrazione e di contro l’attività estrattiva è in forte aumento; che si è in presenza di una continua perdita di habitat, causato dall’asportazione di migliaia di metri cubi di materiale il che non significa semplicemente degradare un sito protetto, ma eroderlo, e distruggerlo per sempre. “Siamo molto preoccupati perché il piano paesaggistico della regione Toscana, che prevedeva la graduale chiusura delle cave più impattanti per l’ambiente e per le acque, è stato stravolto dalla politica su pressione dei concessionari di cava, secondo un copione già visto” dichiara Franca Leverotti, consigliere nazionale di Italia Nostra. “Il 1° luglio il consiglio regionale voterà e vedremo quali interessi verranno tutelati, se quelli di pochi privati o quelli della collettività”.