UNHCR: dopo la COP26, è necessario passare dalle parole ai fatti per proteggere le persone in fuga e gli apolidiQuesta è una sintesi di ciò che è stato detto da Andrew Harper, consulente speciale per l’azione sul clima dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – a cui può essere attribuito il testo citato – al briefing stampa di oggi al Palazzo delle Nazioni a Ginevra.
La crisi climatica è una crisi di tutti gli esseri umani. Le conseguenze sono già qui e riguardano tutti noi, ovunque nel mondo.
Tuttavia, i Paesi e le comunità che dispongono di meno risorse e di meno capacità per potersi adattare a un ambiente sempre più inospitale ne stanno subendo gli effetti peggiori. Il cambiamento climatico sta rendendo più intensi i pericoli a cui sono esposte l’incolumità, la sicurezza e la dignità delle persone aggravandone la povertà e l’accesso sostenibile a cibo, acqua e opportunità di sostentamento.
Questa settimana, alla COP26, ho messo in evidenza quale sia l’impatto dell’emergenza climatica su rifugiati, sfollati e apolidi. Il 90 per cento dei rifugiati che ricadono sotto il mandato dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, e il 70 per cento degli sfollati interni provengono dai Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Milioni di persone, ogni anno, sono costretti a fuggire dalle proprie case per effetto di catastrofi correlate al clima.
La vita ed i mezzi di sostentamento delle comunità di sfollati che vivono in aree fortemente esposte ai cambiamenti climatici sono minacciate. In assenza di sufficienti aiuti che consentano di adattarsi al nuovo contesto, il ciclo che vede alternarsi crisi ed esodi forzati continuerà a ripetersi con risvolti sempre peggiori.
Donne, bambini, anziani, persone con disabilità e persone indigene spesso sono colpiti in modo sproporzionato. Il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e ogni altra misura volta ad assicurare il rispetto dei diritti di questi gruppi sono minati dal disinteresse collettivo di tutti noi a ridurre le emissioni di carbonio e a finanziare le strategie di adattamento.
A Glasgow, l’UNHCR ha lanciato un appello ad agire e assicurare maggiore supporto per prevenire, minimizzare e rispondere alle migrazioni forzate e a garantire maggiore sostegno alle strategie di adattamento, in particolare a favore di sfollati e comunità di accoglienza.
Accogliamo con favore tutti gli sforzi volti a mitigare le emissioni, incrementare finanziamenti e sostegno alle strategie di adattamento, e far fronte a perdite e danni. Tuttavia, esprimiamo preoccupazione in relazione al fatto che la COP26 non abbia delineato azioni concrete volte a realizzare gli impegni assunti in queste aree, azioni che saranno essenziali per proteggere le comunità vulnerabili di tutto il mondo ed evitare conseguenze devastanti a milioni di rifugiati, sfollati e apolidi.
I leader mondiali devono assolutamente impegnarsi a erigere difese a protezione di coloro che sono più duramente colpiti dalla crisi climatica. A tal fine, sarà necessario assicurare supporto in termini finanziari, tecnologici e di competenze a quanti stanno già lavorando sul campo per rafforzare e proteggere le proprie comunità.
Gli Stati devono onorare l’impegno a limitare l’innalzamento delle temperature a 1.5°C e ad assicurare l’azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050.
È necessario assicurare opportunità significative di partecipazione e leadership alle comunità di sfollati nell’ambito delle attività di ricerca, adattamento e mitigazione legate all’emergenza climatica.
Per finanziare l’azione per il clima, è necessario onorare gli impegni elargendo ogni anno 100 miliardi di dollari. La metà di questi finanziamenti dovranno essere usati per implementare i piani di adattamento.
Se gli impegni saranno disattesi, milioni di rifugiati, sfollati e apolidi ne pagheranno seriamente le conseguenze.
L’UNHCR lavora da tempo per proteggere le persone esposte in prima linea agli effetti dell’emergenza climatica rafforzando le capacità di resilienza delle comunità sfollate in contesti segnati da crescenti rischi. Per far fronte a quest’emergenza, l’Agenzia sta facendo la propria parte, ma sono urgentemente necessari sforzi collettivi per ridurre drasticamente le emissioni e assicurare sostegno affinché possano essere implementate strategie di adattamento.