“Palazzi ingoiati da esplosione sotterranea” in un raggio di 10mila metri quadri.
Sono diverse, 4 o 5, le palazzine crollate la notte scorsa dopo l’esplosione avvenuta a Ravanusa (Agrigento). Due di queste, come dicono i Vigili del Fuoco sono “polverizzate”, altre palazzine sono state fortemente danneggiate. L’onda d’urto ha raggiunto anche i 500 metri di distanza, danneggiando anche vetri e suppellettili di edifici lontani dal luogo del disastro. Due finora i superstiti (due anziane sorelle), tre le vittime accertate. Tra coloro che mancano all’appello non ci sono bambini, come invece ipotizzato in un primo momento. E’ da ieri sera davanti alla palazzina crollata il padre della donna in avanzato stato di gravidanza rimasta sotto le macerie. La giovane era andata con il marito a trovare i suoceri che abitavano in via Trilussa. La donna è al nono mese di gravidanza. Uno dei sei dispersi potrebbe essere rimasto bloccato dentro l’ascensore di uno dei palazzi crollati. I soccorritori stanno togliendo le macerie usando anche le mani.
“L’esplosione avvenuta ieri sera ha coinvolto un raggio di almeno 10.000 metri quadri”, ha detto all’Adnkronos, Luca Cari, capo dell’ufficio comunicazione dei Vigili del Fuoco arrivato sul luogo del disastro. “Man mano che ci si allontana dal ‘cratere’ i danni sono minori. Resti di vetri e suppellettili si trovano anche a distanza di oltre 100 metri”, ha aggiunto. “È ancora prematuro poter conoscere le cause dell’esplosione”, ha spiegato ancora, aggiungendo: “La nostra preoccupazione primaria è bloccare la conduttura del gas. Non sappiamo se c’era una perdita”. Le squadre dei Vigili del Fuoco impegnate sul luogo della tragedia sono altamente specializzate. “La squadre concentrate nella ricerca dei sei dispersi sono addestrate per la ricerca nelle macerie: è un lavoro molto complesso”.
“E’ una corsa contro il tempo per riuscire a salvare le persone disperse che ci costringe a lavorare con la massima cautela”, ha spiegato l’ing. Salvo Cantale, responsabile team Usar dei vigili del fuoco che si trova sul luogo del disastro a Ravanusa. “Stiamo rimuovendo le macerie – dice – solo dopo potremo accertare i motivi della violenta esplosione”.
“Sono scenari che ci danno una forte motivazione. Fino all’ultimo lavoreremo per estrarre dalle macerie le persone coinvolte”, le parole del capo dei vigili del fuoco Guido Parisi, incontrando i giornalisti. “Quando si fa squadra diamo il meglio e il massimo”, ha detto, “il nostro impegno proseguirà fino alla fine. Abbiamo messo in campo le migliori risorse disponibili, il meglio che ci si può offrire. Verificheremo le cause, è necessario farlo per realizzare prevenzione”.
APERTO FASCICOLO PER DISASTRO E OMICIDIO COLPOSO
“Faremo una mappatura attenta dei luoghi, partiamo da una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista”. Sono le parole del procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio dopo un vertice in Comune con i soccorritori. La Procura ha aperto un fascicolo di inchiesta per disastro e omicidio colposo. La procura ha inoltre nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore i magistrati e gli investigatori faranno un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco. Il magistrato ha anche annunciato di avere posto sotto sequestro un’area di 10mila metri quadrati. “L’area interessata dall’esplosione. Non è escluso- ha detto poi Patronaggio – che dopo il nuovo sopralluogo possa essere più estesa”.
Il Procuratore di Agrigento, come apprende l’Adnkronos, ha nominato un collegio di periti per eseguire degli esami e delle analisi sul luogo del disastro.
“Il nostro sistema si è mobilitato sin dai primi momenti, che sono quelli più difficili. Abbiamo centinaia di operatori, professionisti, i cani molecolari, le tecnologie. Stiamo facendo il massimo necessario in questa prima fase”. Così il capo della protezione civile Fabrizio Curcio. “E’ stato un evento importante con una forte onda d’urto. Le operazioni di soccorso sono ancora in atto per cercare e soccorrere le persone e mettere in sicurezza l’area- dice -. Tutta la catena si è mossa per soccorrere la gente e ci siamo accordati per dare risposte”. “E’ ancora prematuro per non dire fuorviante parlare delle cause dell’esplosione”, ha aggiunto.
“Questa sciagura colpisce tutta la comunità siciliana”, ha detto il governatore siciliano Nello Musumeci incontrando i giornalisti. “In casi come questi servono il silenzio e la preghiera. Una preghiera per chi ancora manca all’appello possa essere repudierai in vita. Ci sarà tempo per fare analisi e considerazioni”, ha detto ancora. “Non faremo mancare la nostra vicinanza agli sfollati”, ha aggiunto. “Ci auguriamo che tutti i dispersi possano essere recuperati in vita”.
“PALAZZI INGOIATI DALL’ESPLOSIONE”
Secondo lo scenario delineato all’Adnkronos da Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento che ieri sera è giunto tra i primi a Ravanusa, le palazzine rase al suolo potrebbero essere addirittura sette: “La scena che si è presentata ai soccorritori è stata quella di un post terremoto. Un sisma del massimo grado della scala Mercalli che non ha lasciato scampo. Un’esplosione sotterranea ha ingoiato sette palazzi, che sono stati completamente rasi al suolo”, ha spiegato il colonnello.
“La macchina dei soccorsi si è attivata immediatamente”, racconta ancora. Sul posto i vigili del fuoco, i carabinieri con i rinforzi arrivati da Licata e i volontari della Protezione civile e della Croce Rossa. “Lo scenario che si è presentato davanti ai nostri occhi era drammatico – spiega il colonnello Stingo -. Al di là dell’esplosione, violentissima, si era sviluppato un vasto incendio difficile da domare a causa del metano che continuava a fuoriuscire. Grazie alle attrezzature in dotazione ai vigili del fuoco si è riusciti a intervenire subito e a estrarre la prima persona viva. Questa immensa gioia, però, è stata subito dopo vanificata dall’estrazione dei primi corpi senza vita”.
Nelle prime fasi le ricerche sono state facilitate dalle voci. “Le sentivamo provenire da sotto le macerie. Una volta chiuso il gas è stato possibile scavare togliendo pietra per pietra e salvare i primi superstiti”. Sul posto anche i cani molecolari, il cui intervento è reso difficoltoso dall’odore “acre e forte di gas e di bruciato che si avverte in tutta l’area”.