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Home»DIRITTI UMANI»Camerun: le violenze in corso nell’Estremo Nord costringono alla fuga oltre 100.000 persone
DIRITTI UMANI

Camerun: le violenze in corso nell’Estremo Nord costringono alla fuga oltre 100.000 persone

Marina PellitteriBy Marina Pellitteri17 Dicembre 2021Nessun commento4 Mins Read
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Rifugiati dal Camerun subito dopo il loro arrivo nella regione di Chari Baguirmi in Ciad, vicino alla capitale N’Djamena. © UNHCR/Aristophane Ngargoune
Ginevra, 17 dicembre 2021
Camerun: le violenze in corso nell’Estremo Nord costringono alla fuga oltre 100.000 persone
Le violenze esplose fra le comunità che vivono nella regione camerunense dell’Estremo Nord nelle ultime due settimane hanno costretto a fuggire dalle proprie case almeno 100.000 persone, ha dichiarato oggi l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati. Tuttavia, si stima che il numero reale sia molto più elevato.

Secondo l’Agenzia, in questi giorni più di 85.000 camerunensi sarebbero fuggiti facendo ingresso nel vicino Ciad, mentre almeno 15.000 sarebbero sfollati all’interno del Paese. Considerato che l’accesso degli aiuti umanitari all’area colpita è estremamente limitato, le cifre potrebbero essere molto più alte.

I dati indicano come il numero di persone in fuga che hanno fatto ingresso in Ciad sia aumentato rapidamente, essendo il totale quasi triplicato rispetto alle cifre riportate la settimana scorsa, quando le persone che avevano varcato il confine per mettersi in salvo risultavano essere 30.000.

Anche il numero delle vittime degli scontri è aumentato, essendo state registrate 44 persone uccise e 111 ferite, rispetto alle 22 uccise e alle 30 ferite riportate la settimana scorsa. In tutto, i villaggi dati alle fiamme e rasi al suolo sono 112.

Dei neoarrivati in Ciad, la stragrande maggioranza è costituita da bambini e il 98 per cento degli adulti è composto da donne. Circa 48.000 persone hanno trovato rifugio in 18 località dell’area urbana della capitale, N’Djamena, mentre altre 37.000 sono sparse tra 10 differenti aree rurali lungo la sponda ciadiana del fiume Logone.

Insieme alle autorità, l’UNHCR e altri partner umanitari e agenzie ONU si sono mobilitati rapidamente per assicurare aiuti vitali. L’Agenzia ha dichiarato l’emergenza di livello 2 e sta intensificando le operazioni per assistere le persone colpite in Camerun e i nuovi rifugiati arrivati in Ciad.

I rifugiati hanno disperato bisogno di ricevere riparo, coperte, materassi e kit igienici. Alcuni sono accolti generosamente presso le comunità locali, ma la maggior parte dorme ancora all’aperto, accampata tra la vegetazione.

UNHCR e Medici Senza Frontiere hanno dispiegato cliniche mobili presso la maggior parte dei siti che accolgono rifugiati. Il personale assicura screening medici e invia i pazienti in condizioni critiche alle strutture sanitarie nazionali. L’UNHCR, la Croce Rossa nazionale e l’Agenzia per lo Sviluppo sociale ed economico, una ONG ciadiana, stanno assicurando pasti caldi presso tutte le aree che accolgono rifugiati.

Inoltre, il personale dell’Agenzia sta assistendo il governo nell’individuazione di nuovi siti di accoglienza più lontani dal confine, per assicurare ai rifugiati una migliore protezione, conformemente alle norme internazionali.

Nella regione dell’Estremo Nord, dove sono state dispiegate forze di sicurezza, sono in corso le operazioni di disarmo. Sono stati riportati ancora casi di violenza durante la settimana scorsa e le tensioni restano alte.

L’UNHCR non può ancora accedere al distretto rurale di Logone-Birni, dove sono scoppiati scontri a causa dell’assenza di sicurezza. Il personale dell’Agenzia impiegato nelle città di Maroua e Kousseri sta valutando le esigenze umanitarie e di protezione degli sfollati interni. Molti riferiscono delle difficoltà di procurarsi acqua potabile e non hanno accesso a latrine, esprimendo crescenti motivi di preoccupazione in merito alle condizioni igieniche.

Gli scontri sono scoppiati inizialmente il 5 dicembre nel villaggio di frontiera di Ouloumsa in seguito a una disputa tra mandriani, pescatori e agricoltori legata alle risorse idriche in esaurimento. L’emergenza climatica sta inasprendo la competizione per accaparrarsi le risorse, soprattutto l’acqua. Nell’arco degli ultimi 60 anni la superficie del Lago Ciad si è ridotta del 95 per cento.

L’UNHCR e le autorità camerunensi portano avanti sforzi di riconciliazione da inizio dicembre, allorché hanno organizzato un forum durante il quale i rappresentanti delle comunità si sono impegnati a mettere fine alle violenze. Ma, in assenza di azioni volte a far fronte con urgenza alle cause prime della crisi, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente.

L’UNHCR chiede il sostegno della comunità internazionale per assicurare assistenza alle persone costrette a fuggire e rinnova l’appello alla riconciliazione per porre fine alle violenze e permettere agli sfollati di fare ritorno a casa in condizioni sicure.

Il Ciad accoglie quasi un milione di rifugiati e sfollati interni, mentre il Camerun ne accoglie più di un milione e mezzo.

Le risorse finanziarie necessarie per rispondere alla situazione in entrambi i Paesi restano estremamente insufficienti. Le richieste dell’UNHCR per il 2021 in Camerun (99,6 milioni di dollari) e in Ciad (141 milioni) sono finanziate rispettivamente solo al 52 e al 54 per cento. È necessario garantire con urgenza maggiore sostegno affinché l’UNHCR possa rispondere a una crisi di portata ormai più ampia.

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Marina Pellitteri

Marina Pellitteri direttore responsabile ed editore Aletheia Online

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