Si stima che siano oltre 150.000 le famiglie alle prese con la precarietà abitativa, di cui 5.000 rischiano di trovarsi, a partire dalle prossime settimane, le forze dell’Ordine, con l’ufficiale giudiziario, alle porte.
Firenze 19.01.2022.- Nonostante un mercato dell’affitto privato nel quale i canoni di locazione continuano a rimanere incompatibili con i redditi di gran parte delle famiglie di lavoratori e pensionati, il Governo ha preferito dilungarsi sui benefici del superbonus alle famiglie proprietarie di villette piuttosto che occuparsi di quelle che da tempo subiscono uno sfratto esecutivo.
A riprova di questo insensato atteggiamento sta l’avvenuto sblocco delle esecuzioni degli sfratti con forza pubblica a partire dal 1 di gennaio scorso, nonostante l’aggravarsi e l’estendersi della variante Omicron.
In Toscana, si stima che siano oltre 150.000 le famiglie alle prese con la precarietà abitativa, di cui 5.000 rischiano di trovarsi, a partire dalle prossime settimane, le forze dell’Ordine, con l’ufficiale giudiziario, alle porte.
Solo a Firenze, nel prossimo semestre, si rischiano oltre 70 esecuzioni forzate al mese, 30 a Pisa cosi’ come a Lucca, 40 a Livorno, 20 a Prato cosi’ come a Pistoia e Arezzo, 15 a Siena cosi’ come a Massa-Carrara e Grosseto.
Cgil e Sunia della Toscana, ancora una volta denunciano che nel periodo di blocco degli sfratti poco o niente è stato messo in atto dalle amministrazioni comunali per cercare di approntare e governare un piano, per garantire in tempo il passaggio da “casa a casa” di migliaia di famiglie toscane sempre più in crisi in termini di capacità reddituale, di conservazione del posto di lavoro oltreché sanitaria.
Le organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli inquilini ribadiscono la necessità di coordinare tutti i soggetti che a livello locale si ritroveranno coinvolti nella gestione dell’emergenza sfratti (Prefetture, uffici giudiziari, Comuni, Aziende di gestione delle case popolari, organizzazioni sindacali degli inquilini, della proprietà e dei lavoratori) per evitare l’ulteriore aggravamento del “tracollo sociale” che un mancato passaggio da casa a casa potrebbe provocare.