Occupazione femminile in Toscana: emergono ancora importanti divari di genere, in termini di partecipazione, modalità di occupazione, pervasività della presenza femminile e percorsi di carriera. Presentato lo studio Ires-Cgil, in vista dell’8 marzo. Il presidente Ires Gianfranco Francese: “Donna relegata spesso a ruolo ancillare”. Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana): “Occorre liberare il tempo delle donne”
Firenze, 7-3-2023 – Emergono ancora importanti divari di genere, in termini di partecipazione, modalità di occupazione, pervasività della presenza femminile e percorsi di carriera. Così Ires Toscana, il centro studi di Cgil Toscana, fotografa la situazione dell’occupazione delle donne in Toscana, presentando uno studio in vista dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna.
In Toscana le donne lavorano in totale 267,4 milioni di ore annue in meno rispetto agli uomini. Il dato è alimentato sia dal minore tasso di occupazione femminile (13 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione maschile), sia da una media settimanale di ore lavorate settimanali inferiore di 6,3 ore rispetto agli uomini.
In Toscana, quasi un terzo delle lavoratrici dipendenti ha un contratto a tempo parziale, contro l’8,6% dei lavoratori. Si tratta di un dato in linea con quello italiano ma superiore di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media europea.
Dal 2014 in poi il tasso di occupazione femminile è cresciuto in maniera uniforme sia in Italia che in Toscana (dato 2021: 59,2%). Conseguentemente, si è leggermente ridotto il gap di genere con l’occupazione maschile. Il tasso permane comunque in entrambi i casi inferiore alla media Ue.
Nonostante l’incremento dell’occupazione, nello stesso periodo la disoccupazione femminile in Toscana, dopo un trend di stabilizzazione, ha raggiunto a fine 2021 un livello pari al 19%. In sostanza, un numero crescente di donne è disponibile a lavorare, ma il mercato del lavoro regionale è in grado di assorbire solo una parte marginale dell’offerta.
Nelle fasi più difficili del «biennio pandemico» l’occupazione femminile è diminuita fino ad un massimo di 7 punti percentuali (I trimestre 2021), contro il massimo di -4% raggiunto dalla componente maschile. La ripresa post-pandemica dell’occupazione è caratterizzata da alti tassi di precarietà, che riguardano in modo preponderante le donne lavoratrici.
In Toscana nel mondo del lavoro emergono ancora importanti divari di genere, in termini di partecipazione, modalità di occupazione, pervasività della presenza femminile e percorsi di carriera. Considerando in prima battuta i dati sui tassi di partecipazione e di occupazione per genere vediamo che solo il 67% delle toscane con età 15-64 anni è attiva sul mercato del lavoro, contro l’80%degli uomini; un divario simile si osserva nei tassi di occupazione, pari al 63,8% per le donne e al 76,7% per gli uomini. La Toscana presenta livelli migliori rispetto al dato nazionale, il quale sconta i valori particolarmente critici del Mezzogiorno. Lo scarto tra uomini e donne è per la nostra regione in linea con il Centro-Nord, con un differenziale che è stabile intorno al 13%.
A parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori a quelli degli uomini, in Toscana il dato è del 2% in meno se si considera il salario mediano, ma ai due estremi, 10% con salari più alti e 10% con salari più bassi, il salario orario lordo delle donne è inferiore rispettivamente del 6,3% e dell’8,5% (Slide 15). Si tratta di un tema ancora sfuggente, di non facile trattazione le cui cause sono da rintracciare nella differenza fra la retribuzione de jure e quella de facto.
La ripresa post-pandemica dell’occupazione è caratterizzata da alti tassi di precarietà, che riguardano in modo preponderante le donne lavoratrici. Si tratta complessivamente di un’occupazione precaria e discontinua, in cui l’ampia quota di contratti a termine riguarda sia gli uomini che le donne, gli uomini per il 40,5 % e le donne per il 38,1%, ma nello specifico dei nuovi posti di lavoro assegnati a donne emerge un ruolo rilevante del lavoro stagionale (che incide per il 17,3%), della somministrazione (al 12,2%) e del lavoro intermittente (12,9%), tutte forme che segnano una distanza con i contratti maschili.
Gianfranco Francese (presidente Ires Toscana): “La grave situazione di crisi economica e sociale degli ultimi anni restituisce un quadro dell’occupazione delle donne anche nella nostra regione fortemente critico. In un contesto deteriorato riemerge con più forza la figura dell’uomo ‘bread winner’ che rappresenta la fonte di reddito principale dei nuclei familiari, relegando la donna ad un ruolo spesso ancillare nel mondo del lavoro che ne mina sia in termini di partecipazione che di salario le possibilità di una reale autonomia economica e di indipendenza personale”.
Barbara Orlandi (Coordinamento Donne Cgil Toscana): “Lo studio prodotto dimostra che, a fronte di una maggiore richiesta di lavoro da parte delle donne, il mercato del lavoro non è in grado di assorbirla e o l’assorbe garantendo lavoro povero, precario, saltuario e quasi sempre part-time. Ed è proprio il part-time ad essere la forma di accesso al lavoro delle donne maggiormente diffusa, in relazione al tema ‘conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro’ che, invece, deve sempre più diventare ‘condivisione dei tempi di vita e di lavoro’; di quel lavoro non retribuito di cui si fanno carico quasi esclusivamente le donne e che riguarda la cura dei bambini, l’accudimento degli anziani, la gestione familiare. Occorre liberare il tempo delle donne, perché più si libera il tempo del lavoro non retribuito, più le donne potranno dedicare il tempo al loro lavoro retribuito garantendo così autonomia e indipendenza, condizioni fondamentali per liberarsi anche da quelle condizioni di violenza che, purtroppo, continuano ad essere presenti e perseguite proprio perché le donne non hanno autonomia ed indipendenza economica”.