COMUNICATO STAMPA
Mercoledì 29 novembre ricorre la “Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese” promossa dell’Onu.
Alla vigilia di questa giornata, mentre prosegue la preparazione della Marcia della pace che si svolgerà ad Assisi il prossimo 10 dicembre, diffondiamo il documento scritto da Marco Mascia, Presidente del Centro Diritti Umani Antonio Papisca dell’ Università di Padova e Flavio Lotti, Presidente della Fondazione Perugiassisi che ricorda cosa stabilisce il diritto internazionale per il riconoscimento dei diritti inalienabili del popolo palestinese e per la costruzione di una pace giusta e duratura in Medio Oriente.
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Mercoledì 29 novembre 2023 è la
Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese
Riprendiamo in mano la bussola dei diritti umani
“È una pericolosa illusione pensare che il conflitto possa essere gestito o contenuto in eterno. Solo negoziati costruttivi tra le parti, in buona fede, con il sostegno della comunità internazionale e rispettando le risoluzioni delle Nazioni Unite e i parametri concordati da tempo, porteranno a una soluzione giusta e duratura, con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati.
Sono necessarie, innanzitutto, leadership e volontà politica.”
António Guterres, Segretario Generale dell’Onu
“Bisogna assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato, ai buoni uffici e all’arbitrato, come proposto dalla Carta delle Nazioni Unite, vera norma giuridica fondamentale.”
Papa Francesco, “Fratelli Tutti”
In un momento di grande dolore e angoscia, mercoledì 29 novembre ricorre la “Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese” promossa dell’Onu.
Il 29 novembre è stato scelto poiché in quel giorno del 1947, l’Assemblea Generale dell’Onu istituiva nella terra di Palestina uno “Stato ebraico” e uno “Stato arabo”, assegnando alla città di Gerusalemme uno speciale status internazionale gestito dalle Nazioni Unite.
Questa Giornata ci ricorda che dei due Stati previsti nella Risoluzione 181 (II) del 1947, conosciuta come Partition Resolution, finora è stato creato solo lo Stato di Israele mentre il popolo palestinese continua ad essere sottoposto ad una violenta occupazione militare.
Figli della stessa madre
“Si può dire che lo stato di Palestina è figlio delle Nazioni Unite, un figlio che manifesta quella riconoscenza che lo stato di Israele, anch’esso figlio della stessa madre, persiste nel negarle” (Antonio Papisca). Israele e Palestina sono stati fratelli. Anzi, sono fratelli gemelli, perché entrambi nascono il 29 novembre 1947. Entrambi sono figli della stessa madre, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, fondata per “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. Entrambi hanno il diritto di esistere, con la stessa sicurezza, la stessa dignità e gli stessi diritti.
I diritti del popolo palestinese sono inalienabili
In occasione della Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, mentre rinnoviamo il nostro appello per fermare le stragi e fare pace a Gerusalemme, vogliamo ricordare a tutti che la “Questione Palestinese” è innanzitutto una questione di diritti umani e che gli inalienabili diritti del popolo palestinese sono sanciti dal diritto internazionale dei diritti umani e da numerose risoluzioni dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Lo facciamo forti del mandato che ci viene assegnato dalla “Magna Charta dei Difensori dei diritti umani”ovvero dall’articolo 1 della Dichiarazione delle Nazioni Unite “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti” (1998): “Tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale”.
Il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese
La Risoluzione 3236 del 1974 dell’Assemblea Generale indica espressamente, tra gli inalienabili diritti del popolo palestinese, il diritto all’autodeterminazione.
Il diritto all’autodeterminazione dei popoli è iscritto tra i fini delle Nazioni Unite enunciato nell’art.1 dello Statuto dell’Onu: “Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale”.
Questo diritto umano fondamentale è stato successivamente riconosciuto dalle più importanti Convenzioni giuridiche internazionali sui diritti umani.
L’identico articolo 1 dei due Patti internazionali del 1966 rispettivamente sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali, statuisce: “1. Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale. (…) 3. Gli Stati Parti del presente Patto debbono promuovere l’attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli e rispettare tale diritto, in conformità alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite”.
Su questo punto si è pronunciata anche la Corte Internazionale di Giustizia, organo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite preposto a risolvere pacificamente i conflitti. Nel parere sul “muro israeliano” del 9 luglio 2004, la Corte al paragrafo 118 afferma che “per quanto riguarda il principio di autodeterminazione dei popoli, la Corte osserva che l’esistenza del “popolo palestinese” non può essere oggetto di discussione”. Il popolo palestinese esiste ed esisteva prima dell’occupazione inglese e prima della partizione del 1948.
Possiamo dunque dire che “autodeterminazione” è sinonimo di libertà e democrazia poiché significa il potere dei popoli, di ciascun popolo, di scegliere liberamente sia la forma politico-istituzionale con cui collocarsi nel sistema delle relazioni internazionali (stato indipendente, stato federale o confederale, ecc.) sia il regime politico ed economico all’interno del proprio stato.
Ci troviamo in presenza di una importante conquista di civiltà giuridica: l’autodeterminazione dei popoli da “principio” politico diventa un “diritto fondamentale” espressamente riconosciuto dalla legge universale (scritta) dei diritti umani.
La lunga strada verso il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese
Il 2 giugno 1964 nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il Movimento di Liberazione Nazionale che rappresenta il popolo palestinese e che lotta per la sua autodeterminazione. Ma solo nel 1975 l’Assemblea Generale dell’Onu, con Risoluzione 3237, attribuisce all’OLP lo status di “osservatore”. Uno status che consente all’OLP di partecipare ai dibattiti in seno all’Assemblea generale e al Consiglio di Sicurezza dell’Onu relativi alle questioni sull’autodeterminazione del popolo palestinese e sul processo di pace in Medio Oriente