“No all’autonomia differenziata”, all’inaugurazione dell’anno accademico a Firenze la Flc Cgil consegna al presidente della Repubblica Mattarella una lettera-appello. “L’istruzione resti di competenza statale, escludere la scuola dal processo di regionalizzazione”.
Dal sindacato solidarietà ai rappresentanti Udu, impediti a partecipare all’evento e trattenuti. “Grave l’accaduto, preoccupa clima”
Firenze, 8-2-2024 – Oggi, in occasione della presenza al Teatro del Maggio Musicale a Firenze del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’inaugurazione dell’anno accademico, la Flc Cgil gli ha fatto consegnare una lettera dove si critica il progetto di autonomia differenziata e si fa appello alla massima carica dello Stato affinché l’istruzione resti di competenza statale.
Si legge infatti nella lettera della Flc Cgil Firenze consegnata al presidente Mattarella: “Grande preoccupazione per l’ipotesi di autonomia differenziata. Crediamo che, per garantire l’equilibrato sviluppo del paese, da quell’ulteriore processo di regionalizzazione si debba escludere la “scuola” (intesa nel suo significato più ampio) che non si può semplicemente definire un servizio o una prestazione. Affidiamo a Lei, alla sua sensibilità, alla sua autorevolezza, quale presidio costituzionale a difesa dell’unità della nazione, il nostro appello affinché l’istruzione resti materia di competenza statale, perché, se viene minato alla radice il sistema scolastico, il paese finirà per sbriciolarsi più o meno lentamente nelle coscienze prima che nelle scelte e nelle nefaste conseguenze che ne deriveranno. Di fronte ai temuti provvedimenti la FLC CGIL è decisa ad intraprendere ulteriori iniziative e forme di mobilitazione con il più ampio coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori insieme alle cittadine e ai cittadini di questo Paese ancora unito, ma quello che può fare Lei in virtù del suo ruolo è sicuramente più efficace”.
Flc Cgil vuole anche esprimere solidarietà ai rappresentanti Udu: “Prima dell’inizio della cerimonia questi studenti – che, a quanto risulta, avrebbero manifestato in modo pacifico e silenzioso, sollevando dei cartelli, in difesa del diritto allo studio – sono stati condotti fuori dalla sala e trattenuti per tutta la durata dell’evento, senza neanche la possibilità di allontanarsi e tornare a casa o all’università. Consideriamo grave l’accaduto ed esprimiamo preoccupazione per un clima sempre più tendente a impedire la libera manifestazione, pacifica e democratica, del dissenso”.
IL TESTO DELLA LETTERA FLC CGIL A MATTARELLA
Al Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella
Signor Presidente
certamente questo nostro appello andrà ad aggiungersi ad altri che Le hanno espresso la grande preoccupazione per l’ipotesi di autonomia differenziata a favore delle Regioni su cui sta procedendo speditamente l’attuale Governo (con il primo passaggio parlamentare già superato); tuttavia riteniamo necessario insistere e far sentire anche la nostra voce di dissenso da quella scelta, sia per i contenuti che per il metodo ed i tempi.
Il nostro è un punto di vista specifico ma che riteniamo fondamentale per l’essenza costitutiva della nazione, perché mette in luce i rischi della completa regionalizzazione del sistema della pubblica istruzione e della ricerca scientifica.
Intanto vorremmo evidenziare che il principio autonomistico garantito dall’art. 5 della Costituzione, è strettamente legato dalla stessa norma al mantenimento dell’unità ed indivisibilità della Repubblica che riteniamo -come autorevoli costituzionalisti hanno evidenziato- debba intendersi in un’accezione sostanziale ovvero soprattutto come la promozione di pari opportunità e pari diritti, che non possono differenziarsi a seconda dei territori: a partire dall’accesso a servizi essenziali -per la dignità della persona- quali sono la sanità e l’istruzione.
E’ certo vero che l’art. 116 della Costituzione -come modificato con la riforma del Titolo V del 2001- permette, forse con poca ponderazione degli effetti sull’unità nazionale, “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” regionale rispetto a quelle già riconosciute, prevedendo il trasferimento dallo Stato alle Regioni di ben ventitré materie (che, in realtà, esaminate nelle loro articolazioni e derivazioni possono diventare qualche centinaio); tuttavia riteniamo che, allo stato degli atti, si dovrebbe procedere con la necessaria e ragionata gradualità, partendo da una ben più approfondita e partecipata analisi dell’impatto di quelle norme.
Soprattutto crediamo che, per garantire l’equilibrato sviluppo del paese, da quell’ulteriore processo di regionalizzazione si debba escludere la “scuola” (intesa nel suo significato più ampio) che non si può semplicemente definire un servizio o una prestazione; si tratta infatti di una funzione primaria per garantire uguaglianza di opportunità – soprattutto per le giovani generazioni- nell’accesso alla cultura ed all’istruzione fino ai livelli più elevati, ma anche per tutelare e promuovere l’identità nazionale ovvero quella che qualcuno ha efficacemente definito una “comunità di destino”.
Si aggiunga che la mancanza di una efficace clausola costituzionale di supremazia statale e l’assenza di una preventiva identificazione dei livelli essenziali delle prestazioni, i cosiddetti LEP, (rinviati a DPCM dalla dubbia sostenibilità costituzionale e, soprattutto, alle incerte e “volubili” condizioni del bilancio pubblico), rendono l’apertura alla regionalizzazione di materie impegnative, come quelle dell’art. 117 della Costituzione, estremamente rischiosa specialmente per funzioni storicamente sottovalutate e politicamente “deboli” (in termini di attenzione programmatica e finanziaria) – come di certo sono la scuola e la ricerca-, che finiranno per pagare anche più di altre i danni di scelte che appaiono affrettate e poco approfondite, addirittura disordinate, accentuando il profondo “solco” di disuguaglianze che già divide drammaticamente il sud dal nord del paese.
Da queste sommarie ed appena delineate preoccupazioni sul processo di regionalizzazione differenziata – e già quell’aggettivo “differenziata” delinea una lesione dell’unità nazionale fino a legittimare le disuguaglianze-, affidiamo a Lei, alla sua sensibilità, alla sua autorevolezza, quale presidio costituzionale a difesa dell’unità della nazione, il nostro appello affinché l’istruzione resti materia di competenza statale, perché, se viene minato alla radice il sistema scolastico, il paese finirà per sbriciolarsi più o meno lentamente nelle coscienze prima che nelle scelte e nelle nefaste conseguenze che ne deriveranno.
In conclusione, noi vogliamo affermare con chiarezza che la scuola, nel senso più ampio e nobile del termine, anche per il precipuo ruolo di garante e di promotrice del pluralismo culturale, non può che essere Scuola della -e per- la Nazione, un’unica Scuola per una Repubblica unica e indivisibile. Di fronte ai temuti provvedimenti la FLC CGIL è decisa ad intraprendere ulteriori iniziative e forme di mobilitazione con il più ampio coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori insieme alle cittadine e ai cittadini di questo Paese ancora unito, ma quello che può fare Lei in virtù del suo ruolo è sicuramente più efficace.
Firenze, 8 febbraio 2024
Firmato: Flc Cgil Firenze