L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, insieme al governo del Mozambico e ai partner umanitari, si sta mobilitando in fretta per assistere migliaia di famiglie colpite dal ciclone tropicale Gombe, che ha colpito la provincia di Nampula l’11 marzo 2022 – distruggendo case, inondando terreni agricoli e costringendo la gente a fuggire in cerca di sicurezza.
Gombe è la tempesta più forte a colpire il Mozambico da quando i cicloni Idai e Kenneth hanno provocato devastazioni nella primavera del 2019, uccidendo centinaia di persone e costringendo alla fuga circa 2,2 milioni di persone. Il ciclone Gombe ha colpito il Mozambico meno di due mesi dopo la tempesta tropicale Ana, che raggiunse il Mozambico settentrionale e centrale il 24 gennaio, colpendo 180.869 persone, ferendone 207 e uccidendone almeno 38, principalmente nelle province di Zambezia, Nampula e Tete.
Sebbene l’intensità e l’impatto del ciclone Gombe sembrano essere meno gravi di Idai e Kenneth, questa tempesta di categoria 4 ha portato forti raffiche di vento fino a 190 km/h, pioggia intermittente e temporali, danneggiando infrastrutture critiche e interrompendo l’elettricità e le comunicazioni nella città di Nampula, così come nel vicino centro per i rifugiati a Maratane e nei siti che ospitano gli sfollati interni provenienti dalla provincia di Cabo Delgado.
Oltre 380.000 persone sono state colpite nella sola provincia di Nampula, secondo le autorità locali, comprese decine di migliaia di sfollati interni. Hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria, compresi i materiali per la ricostruzione delle case crollate durante la tempesta.
Tra le persone colpite vi era una rifugiata burundese, madre sola con tre figli, che ha raccontato all’UNHCR come la sua famiglia si sia rifugiata nella casa di un loro vicino, nel centro di Maratane dopo che la sua abitazione era stata completamente distrutta. Un giovane uomo ha detto che i suoi raccolti sono stati devastati dalla tempesta, lasciandolo con la paura di non essere più in grado di sostenere se stesso e la sua famiglia di quattro persone.
L’UNHCR sta mobilitando dalle sue scorte ripari e altri articoli essenziali di cui si ha urgente bisogno per assistere 62.000 rifugiati, sfollati interni e membri della comunità ospitante. Diverse infrastrutture di base sono state danneggiate anche a Maratane – che ospita 9.300 rifugiati – come la scuola elementare, il centro sanitario, i magazzini dell’UNHCR, il centro di transito e il sistema di irrigazione. Sono necessari più fondi per assicurare che queste riparazioni possano essere fatte in modo che i servizi di base per i rifugiati non siano interrotti.
Come agenzia leader del Protection Cluster, l’UNHCR e i partner stanno visitando i centri di accoglienza che ospitano le famiglie appena sfollate per valutare i loro bisogni – che vanno dall’alloggio, cibo e assistenza sanitaria alla protezione dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, così come la salute mentale e i servizi di supporto psicosociale necessari a causa della terrificante esperienza della tempesta. Inoltre, stiamo lavorando per fornire agli sfollati interni l’accesso alla documentazione civile, che molti hanno perso fuggendo dalle loro case.
Tutte le regioni del mondo stanno affrontando i rischi legati ai cambiamenti climatici. Cicloni ed altre tempeste stanno diventando più frequenti e gravi, le inondazioni sono più forti, la siccità si sta intensificando e gli incendi stanno diventando più devastanti. Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta accelerando e sta già causando disagi pericolosi e diffusi alla natura e alle persone. Coloro che hanno meno mezzi per adattarsi sono i più colpiti, compresi i rifugiati, gli sfollati interni e gli apolidi. Donne, bambini, anziani, persone con disabilità e popoli indigeni sono colpiti in modo sproporzionato. Oltre l’80% dei rifugiati e degli sfollati interni provengono dai paesi più vulnerabili al clima in tutto il mondo.