Il ministro dell’Industria ceco Sikela: “Dobbiamo concordare su un meccanismo che difenderà imprese e famiglie”. Simson: “Non serve unanimità su price cap gas”
Oggi, se tutto andrà come previsto, i ministri dell’Energia dei 27 Paesi membri dell’Ue dovrebbero trovare l’accordo sul tetto al prezzo del gas. E’ una misura che l’Italia chiede da mesi, ieri con Mario Draghi e oggi con Giorgia Meloni, per contribuire ad evitare che nella prossima primavera, stagione in cui si dovranno riempire le scorte per l’inverno con “zero gas russo”, a differenza della primavera scorsa, i prezzi del metano tornino fuori controllo come nell’agosto scorso. Il presidente francese Emmanuel Macron ha spiegato giovedì notte che nell’ultimo Consiglio straordinario del 13 dicembre i ministri hanno trovato “un accordo al 90%” e che si sono “determinate le condizioni politiche affinché il 19 dicembre si possano fissare i grandi assi della politica energetica”, della quale fa parte integrante il price cap.
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E’ una cosa, ha sottolineato Macron, che va “assolutamente fatta entro la fine dell’anno”. Le differenze tra i Paesi dell’Ue nella politica energetica rimangono, com’è naturale per 27 Stati che hanno mix diversi, ma trattando si è arrivati a creare le “condizioni politiche” per un compromesso. Le condizioni sono presto dette: un accordo è probabile perché ormai una maggioranza qualificata sul price cap esiste. E anche se i leader in ottobre si erano accordati per procedere all’unanimità, un intesa tra i capi di Stato e di governo non cancella il diritto Ue. Pertanto, è sul tavolo la possibilità di arrivare ad un voto, che metterebbe Germania e Olanda in minoranza. Non capita spesso, ma capita.
Berlino è ben consapevole di questa possibilità, quindi un accordo è probabile, in modo da evitare un voto che la vedrebbe sconfitta. Una fonte Ue dà per sicuro che lunedì si arriverà ad un’intesa. Sul tavolo resta tuttavia una questione non trascurabile, la soglia di prezzo oltre la quale non potrà salire il prezzo del derivato sul gas: al Consiglio Energia straordinario del 13 dicembre è rimasto tra parentesi quadre, con una forchetta piuttosto ampia, tra 160 e 220 euro. La linea di mezzo sarebbe 190 euro: si vedrà su quale quota convergeranno i ministri. I meccanismi in discussione, come il tetto al prezzo del gas, ha chiarito Macron al termine del Consiglio Europeo giovedì scorso, “non servono ad abbassare il prezzo medio del gas, ma a ridurre la volatilità dei prezzi”.
Il tetto al prezzo non è la panacea che riporterà le bollette a livelli ragionevoli, ma fa parte di una strategia complessiva che ha come obiettivo ricondurre i prezzi dell’energia su una traiettoria discendente, dato che sono quelli che hanno fatto esplodere un’inflazione a due cifre nell’area euro, per combattere la quale la Bce sta alzando i tassi di interesse, a costo di mandare l’Eurozona in recessione. A delineare la strategia che verrà perseguita a livello Ue nei prossimi mesi è stato Macron, che l’ha spiegata con chiarezza e lucidità. E’ un processo in più tappe, del quale fa parte il price cap, che però da solo non risolverà tutto. A breve termine, ha detto, sono indispensabili “misure scudo”, in cui lo Stato “si assume una parte degli oneri”, come accade dall’inizio della guerra in Ucraina.
La seconda cosa è “acquistare sul mercato a prezzi meno cari”. E, per arrivarci, “il modo più sicuro è avere acquisti in comune e contratti a lungo termine”. Per gli acquisti congiunti, ha detto ancora, “abbiamo ottenuto l’accordo dei grandi acquirenti di gas”, che sono imprese e non Stati, che “saranno attorno al tavolo la settimana prossima a Bruxelles. Italia, Germania, Francia, Olanda e Belgio si sono messi d’accordo”. Poi bisognerà “trattare” con i fornitori, cioè “Norvegia, Qatar e Usa: noi faremo degli acquisti in gruppo, con dei contratti a medio-lungo termine. E non era l’uso fino a oggi”. Macron ha ricordato che la politica energetica degli ultimi decenni è stata ispirata da una logica liberista, basata principalmente su acquisti a breve.
Un sistema simile, che funziona e fa anche risparmiare in tempo di pace, salta quando la pace non c’è più, come è capitato il 24 febbraio 2022, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La storia si è rimessa in moto di gran carriera, travolgendo definitivamente le illusioni di chi pensava che la storia fosse finita, che ormai la democrazia liberale e il libero mercato avrebbero prevalso ovunque. Dunque, ai fornitori si offriranno contratti a lungo termine, con acquisti in comune che dovrebbero consentire di spuntare prezzi meno esosi. Verranno introdotti, come detto, “meccanismi anti volatilità e il tetto al prezzo del gas, contro i picchi”. E l’obiettivo di tutte queste azioni, ha ricordato Macron, “se le cose vanno normalmente, è far calare il prezzo del gas”.
L’obiettivo, ha continuato il presidente francese, è “tirare i prezzi del gas nel 2023 verso livelli più ragionevoli. Non ai prezzi di prima della crisi, questo non è possibile. Se il prezzo del gas calerà, anche quello dell’elettricità andrà verso il basso”. Se questa strategia dovesse fallire, c’è un piano B: “Prepariamo il meccanismo iberico”, vale a dire un tetto al prezzo del gas usato per produrre l’elettricità, come quello attuato da Spagna e Portogallo, “se dovesse servire, per evitare che i prezzi dell’elettricità tornino a salire”. Meccanismo iberico che non entusiasma diversi Paesi, tra cui l’Italia, ma che “è un ponte verso la riforma del mercato dell’elettricità”. Andrà fatto “prima di avere la riforma del mercato dell’elettricità, perché una volta che l’avremo fatta non avremo più bisogno del meccanismo iberico”.
Insomma, ha spiegato Macron, “queste sono le tappe: a brevissimo termine siamo noi che continuiamo a finanziare” le misure necessarie a tamponare gli effetti dei rincari per cittadini e imprese; “la seconda tappa è far abbassare i prezzi del gas grazie agli acquisti congiunti e ai contratti a lungo termine, e con i meccanismi anti-volatilità”. Per l’elettricità, il cui rincaro è diretta conseguenza dell’aumento del prezzo del gas, si punta anche in questo caso a “tirare i prezzi verso il basso e avere la riforma” del mercato elettrico, che attualmente ancora il prezzo dell’energia elettrica a quello del gas.
La strategia è ovviamente più ampia: si punta ad “accelerare i progetti nell’energia rinnovabile”, con il pacchetto di misure che nella trattativa è stato agganciato al price cap, insieme alle norme in materia di solidarietà tra Stati. Se si troverà l’accordo lunedì, passeranno anche gli altri due tasselli. Una volta fatto questo, ha detto Macron, bisogna “progredire rapidamente verso un’Europa più elettrica e avanzare sull’utilizzazione dell’idrogeno a basso tenore di Co2”, idrogeno ‘bas-carbone’, come Macron chiama l’idrogeno prodotto utilizzando l’energia nucleare, di cui la Francia dispone in quantità.
All’esecutivo di Ursula von der Leyen sono stati chiesti testi, ha continuato Macron, per “accelerare sulle energie pulite, che vanno dalla produzione dell’idrogeno a basso tenore di Co2 per le nostre industrie, alle batterie, fino alle tecnologie rinnovabili o nucleari, sulle quali dobbiamo poter investire più velocemente e attirare i migliori progetti”. Per questo, occorrerà “riformare le regole sugli aiuti di Stato dell’Ue”, ormai palesemente inadatte al nuovo quadro geopolitico. Anche se non pochi Stati membri conservano la loro tradizionale fiducia nella ‘mano invisibile’ del mercato, per Macron “non è una buona idea rimanere gli unici ad applicare delle regole che le altre potenze non applicano più”.
Per finanziare gli investimenti colossali che l’Europa dovrà fare per finanziare la transizione verde, che dovrebbe renderla meno dipendente dall’estero, Macron ha ricordato che si pensa anzitutto a utilizzare i soldi non utilizzati di RePowerEu, ma anche a creare “nuovi strumenti nazionali ed europei, che abbiamo chiesto alla Commissione di trovare”.
Oltre alla Cina, che sovvenziona le proprie imprese, anche gli Usa hanno adottato, con l’Inflation Reduction Act, una serie di misure che mirano a spingere e sviluppare l’industria verde made in Usa. Per finanziare anche a livello Ue tutte le azioni necessarie ad affrontare la nuova situazione senza soccombere, Macron pensa ad uno strumento “simile a Sure”, il meccanismo di prestiti per aiutare gli Stati a sostenere l’occupazione creato nel 2020 per contrastare la crisi prodotta dalla Covid-19. Un’altra battaglia da condurre in Ue che non sarà semplice, ma che è stata avviata da Mario Draghi e che ora toccherà a Meloni continuare.