PENSIONI – Il Ministro Zangrillo firma la circolare per rimanere fino a 70 anni su base volontaria, ma il 35% dei docenti soffre di burnout e vuole lasciare molto prima. Anief sta al loro fianco e raccoglie 93mila firme per il pensionamento a 59 anni
Tra le opportunità che vengono concesse ai dipendenti pubblici, il Governo e il Ministero per la pubblica amministrazione aprono a quella di rimanere in servizio fino all’età di 70 anni, ma continuano a non dire nulla sulla fondamentale possibilità di lasciare il servizio tra i 59 e i 60 anni: in particolare, spiega la Funzione Pubblica, il Ministro per la Pubblica amministrazione, Senatore Paolo Zangrillo, ha firmato le indicazioni applicative del ricorso al trattenimento in servizio del personale, dirigenziale e non dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche “di cui si renda necessario continuare ad avvalersi anche per far fronte ad attività di tutoraggio e di affiancamento ai nuovi assunti e per esigenze funzionali non diversamente assolvibili”. Il documento prevede che il ricorso all’istituto possa essere applicato “non oltre il compimento del settantesimo anno di età e nel limite massimo del 10 per cento delle facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente”. È bene ricordare, a questo proposito, che la stessa Funzione Pubblica specifica che “la misura condiziona il trattenimento al consenso dell’interessato”.
“Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che il Governo agisce sulla possibilità di rimanere in servizio e non su quella di andare via prima dei 67 anni previsti dalla legge Monti Fornero: sull’anticipo pensionistico nella scuola c’è infatti un silenzio assordante. Anche perché chi gestisce il personale del pubblico impiego sembra non volere tenere conto degli studi specifici che confermano tutto il malessere dei dipendenti statali nel dovere rimanere in prospettiva in servizio, per via dell’aumento dell’aspettativa di vita, addirittura oltre i parametri attuali. Si tratta di una eventualità irrealizzabile che per i docenti e il personale Ata della scuola rappresentano una condanna”. Tra i motivi del malessere degli insegnanti, l’esperta cita “il mancato riconoscimento economico, l’eccessivo carico burocratico, le classi sovraffollate e le difficoltà nelle relazioni professionali, sia con colleghi che con genitori”.
Chi governa l’Italia sembra che faccia finta di non sapere che i lavoratori della scuola non possono lavorare dopo i 60 anni come se ne avessero la metà: è di queste ore la pubblicazione dell’indagine dell’Health & Sustainability lab dell’università Bicocca di Milano che ha evidenziato la presenza di uno stress cronico tra gli insegnanti dovuto al proprio impiego con “un’eco su molti aspetti della vita. A soffrirne è quasi un professore su due” e “il 35 per cento dei docenti è arrivato al punto di valutare seriamente l’idea di licenziarsi.
“È sempre più evidente che per i docenti italiani va introdotto un anticipo pensionistico importante rispetto alla pensione di vecchiaia iniziando anche a dare la possibilità di fare valere gli anni di formazione universitaria tramite la formula del riscatto gratuito”, ricorda Marcello Pacifico. Il sindacato da lui guidato si è fatto promotore della petizione online attraverso la quale chiede il pensionamento del personale scolastico a 60 anni con riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria: in due mesi la petizione ha raccolto 93 mila adesioni.
“In passato – continua il presidente Anief – i governi hanno reperito e assegnato diversi miliardi per iniziative altrettanto importanti e di carattere sociale, come il reddito cittadinanza, Quota 100, il bonus casa: perché adesso, a fronte a un’emergenza di questa portata e dopo che in occasione delle ultime elezioni politiche è stata da molti partiti ammesso che si sarebbe almeno calmierata la Legge Fornero, si vanno addirittura a ridurre le opportunità di anticipo pensionistico riducendo la lista delle professioni gravose a pochissimi comparti e lasciando quasi del tutto fuori i dipendenti scolastici?”.
“La verità – continua il sindacalista – è che nella scuola abbiamo più di 235 mila lavoratori con oltre 60 anni di età, che hanno quindi in media tra i 40 e i 50 anni più dei loro studenti: il gap generazionali è tra più alti a livello mondiale e sta diventando sempre maggiore, un record che non è certo salutare per l’apprendimento dei giovani in formazione considerando che diversi insegnanti dopo i 60 anni devono combattere anche con il burnout. Oltre una certa età, il lavoro a scuola non è più compatibile con gli obiettivi educativi. Per questo noi chiediamo di farli uscire subito dopo avere compiuto 60 anni, con il massimo dei contributi, come avviene normalmente per il personale delle forze armate e di polizia. E chiediamo pure il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, come si fa per gli ufficiali dell’esercito, come due anni aveva rivendicato lo stesso ex presidente dell’Inps Raffale Tridico. Perché dobbiamo pagare fino a 50 mila euro per riscattare gli anni di formazione universitari, visto che quegli stessi anni sono pagati interamente dallo Stato per gli ufficiali delle forze armate?”.
Chi volesse chiedere di cambiare in meglio la legge pensionistica, può ancora sottoscrivere la petizione Anief lanciata dal suo presidente nazionale Marcello Pacifico: per aderire cliccare qui.
LA PETIZIONE ANIEF
La petizione Anief vuole riconoscere al personale docente e scolastico la stessa finestra per la pensione di limite anagrafico a 60 anni prevista per il personale delle forze militari (d.lgs. 66/2010) e di polizia (d.lgs. 334/2000), con la possibilità, a domanda, di permanere in servizio anche con compiti di tutoraggio e orientamento per i neo-assunti, con incentivi, fino a 67 anni.
La petizione chiede per il personale docente e scolastico anche lo stesso riscatto gratuito degli anni universitari di valore legale della laurea, previsto per gli ufficiali delle forze militare dall’art. 32 eel DPR 1092/1973, in quanto titolo di accesso alla professione.
L’ultimo rapporto dell’ARAN sull’età anagrafica dei dipendenti della pubblica amministrazione nel 2021 conferma il progressivo invecchiamento del personale docente e scolastico, rispetto all’attuale riforma delle pensioni che prevede il pensionamento dopo quasi 44 anni di contributi o il limite anagrafico di quasi 68 anni di età.
Il personale docente e scolastico della scuola italiana è il piu vecchio in Europa e nel mondo, per il 77,4% è di sesso femminile.
235.741 unità erano in servizio a scuola nel 2021 con un’età over 60 (18 6%), a dispetto di quanto avveniva nelle forze di polizia con 2.296 unità (0,8%) e nelle forze armate con 186 unità (0,1%), in ragione della specificità dell’ordinamento militare, del rischio, ma a dispetto del burnout che non è riconosciuto agli insegnanti e a tutto il personale scolastico.
Per superare il gap generazionale tra studenti e insegnanti, svecchiare il corpo docente, intervenire sul burnout, pertanto, il sindacato Anief ritiene necessario modificare le norme sull’accesso alla pensione e sul riscatto gratuito degli anni di formazione del personale docente e scolastico.
Il tuo supporto può spingere il Governo e il Parlamento a cambiare la norma anche per superare i rilievi opposti dalla Consulta nella sentenza n. 270/2022 per i Funzionari delle forze di Polizia, e a far riconoscere la professionalità e la peculiarità del lavoro del corpo insegnante e di tutto il personale scolastico.
Il sindacato Anief invita tutti coloro che sostengono la richiesta di uscita anticipata dei docenti e del personale scolastico a 60 anni anziché a 67, di firmare e condividere la richiesta online: cliccare qui.
PER APPROFONDIMENTI:
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23 gennaio 2025
Ufficio Stampa Anief
www.anief.org