Domani sciopero Anief, lezioni a rischio nel giorno del ritorno sui banchi di 3,9 milioni di alunni
Il ministero dell’Istruzione ha oggi fatto sapere che domani rientreranno a scuola 3.865.365 alunni delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Umbria, Veneto, oltre a quelli della Valle d’Aosta e della Provincia di Trento. Il loro ritorno in presenza negli istituti scolastici potrebbe però essere messo in discussione dallo sciopero Anief: una iniziativa che il sindacato ha preso, seppure consapevole dei disagi alla didattica, per inviare un messaggio forte al Governo, che ha intrapreso la linea dura verso il personale privo di Green Pass, non agendo minimamente sui problemi veri, quali il rispetto del distanziamento attraverso la riduzione di alunni per classe, l’aumento sostanzioso di aule, plessi scolastici, docenti e Ata, la conferma dell’organico Covid. Dopodomani, lo sciopero riguarderà la Sardegna, sempre nel primo giorno di scuola. Mercoledì 15 settembre si fermeranno i dipendenti di Campania, Liguria, Marche, Molise e Toscana. Giovedì 16 Friuli Venezia Giulia e Sicilia. Chiuderanno Puglia e Calabria lunedì 20 settembre.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Ci rendiamo pienamente conto che, dopo un anno e mezzo di lezioni funestate dal Covid e tanta didattica a distanza, stiamo creando un disagio agli alunni e alle famiglie, ma nello stesso tempo riteniamo necessario mandare un forte segnale a chi governa la scuola. Per questo, invitiamo il personale ad astenersi dal lavoro perché si è deciso di tornare nelle aule senza le condizioni di sicurezza. Il nuovo protocollo, che ci è stato proposto non l’abbiamo sottoscritto proprio per questo motivo: bisognava tornare distanziati, con massimo 15 alunni per classe, più aule, docenti, Ata, andando a ripristinare risorse umane e plessi cancellati con le manovre di spending review degli ultimi anni. Alle mancate azioni, si aggiunta nelle ultime settimane l’assurda decisione di imporre il Green Pass per accedere nei luoghi di formazione. Per questo, Anief ha dato la possibilità di aderire al ricorso contro l’obbligo del Green Pass imposto al personale scolastico, prevedendo pure un nuovo ricorso rivolto solo al personale universitario. L’assurdità è che l’obbligo, con tanto di inaccettabili sanzioni per il personale che non si adegua, è stato esteso pure ai genitori degli alunni che potrebbero recarsi a scuola per meno dei 15 minuti indicati dai virologi come soglia temporale minima per la trasmissione del virus. La stessa possibilità di utilizzare i tamponi salivari, dopo le pressioni dell’Anief, porterà al massimo monitoraggi a campione. E che dire dei tamponi gratuiti solo ai lavoratori fragili? Infine, perché non si assumono i precari che hanno lavorato 24-36 mesi, come dice una risoluzione UE del 2018 e la sentenza della Corte di Giustizia europea che Anief ha ottenuto con un reclamo collettivo nel 2020, sull’abuso dei contratti a termine?”.
LA LOCANDINA DELLO SCIOPERO
LE ISTRUZIONI OPERATIVE DELLO SCIOPERO
LE MODALITÀ DELLO SCIOPERO
Si torna a scuola e subito le lezioni sono a rischio. Le modalità sono state indicati dal ministero dell’Istruzione, che ha inviato una lettera agli Uffici scolastici regionali con la quale ha comunicato la possibile astensione dal servizio “nella data di inizio delle lezioni dell’a.s.2021/2022 come determinato dai singoli calendari regionali”. Il Dicastero dell’Istruzione comunica “lo sciopero nazionale del personale docente, educativo e Ata, a tempo indeterminato e a tempo determinato, delle istituzioni scolastiche ed educative, per l’intera giornata nella data di inizio delle lezioni dell’a. s. 2021/2022 come determinato dai singoli calendari regionali”.
Domani e nei giorni dello sciopero Anief, il Gabinetto del ministero dell’Istruzione ha spiegato dovranno essere “assicurate le prestazioni relative alla garanzia dei servizi pubblici essenziali” e si dovrà anche adottare “la procedura relativa alla comunicazione degli scioperi alle istituzioni scolastiche e, per loro mezzo, ai lavoratori. Le istituzioni scolastiche avranno cura di adottare tutte le soluzioni a loro disponibili (es: pubblicazione su sito web della scuola, avvisi leggibili nei locali della scuola, ecc.), oltre che “rendere pubblico tempestivamente il numero dei lavoratori che hanno partecipato allo sciopero, la durata dello stesso e la misura delle trattenute effettuate per la relativa partecipazione”.
I MOTIVI DELLA PROTESTA
Tra le motiviazioni che hanno portato il sindacato a proclamare lo stop delle lezioni e delle attività a scuola, figura il contestatissimo obbligo di green pass per accedere negli istituti: un obbligo che prevede inaccettabili sanzioni per il personale che non si adegua e che vede ancora braccio di ferro sui tamponi gratuiti, senza limitazioni secondo il protocollo, ma riservati ai soli lavoratori fragili secondo una successiva nota ministeriale. E ancora si attende risposta sulla richiesta, inviata da ANIEF negli scorsi giorni, sulla possibilità di utilizzare i tamponi salivari per testare tutto il personale scolastico e gli studenti.
Anief lamenta poi l’assenza di provvedimenti tesi ad una significativa riduzione del numero di studenti per classe, rimasta lettera morta nonostante le parole del ministro Bianchi negli scorsi mesi e necessaria non solo per il contrasto alla pandemia ma anche per garantire una didattica di qualità. Non basta intervenire sulle classi over 27 alunni come ha annunciato il ministro Bianchi ma formare classi con non più di 14 alunni per ogni 35 metri quadri. Non c’è traccia della stabilizzazione di tutto il personale precario del sistema nazionale di istruzione attraverso il ripristino del doppio canale, anche con il coinvolgimento di tutte le fasce delle GPS, e unico modo per evitare che decine di migliaia di posti vacanti e disponibili rimangano senza titolare e vadano ancora una volta datoli a supplenza come è avvenuto ancora quest’anno rispetto a più di 110 mila assunzioni autorizzate, come ci chiede l’Europa.
Altrettanto inspiegabile è la trasformazione dell’organico “Covid” in organico di diritto, o quanto meno in organico di fatto (ad oggi la normativa copre solo fino al 31 dicembre le esigenze di dotazione organica aggiuntiva delle scuole e per 40 mila unità rispetto alle 70 mila prima autorizzate) né sul versante del recupero delle sedi e dei plessi dismessi a causa del dimensionamento scolastico, misure entrambe indispensabili per garantire il distanziamento. Basti pensare che ogni alunno avrebbe diritto senza scomodare la pandemia a quasi due metri quadri di spazio per rispettare le regole sulla sicurezza, altro che classi pollaio. Per non parlare del decreto legge 111, secondo il quale ci si può levare la mascherina in classe se siamo tutti vaccinati: eppure, tutti sanno che il contagio si diffonde anche tra i vaccinati.
Il giovane sindacato torna quindi a denunciare l’assenza di qualsiasi apertura che eviti il licenziamento dei diplomati magistrale assunti con riserva e che riassegni chi è già stato licenziato (magari per poi essere riassunto dalle graduatorie del concorso straordinario) alla scuola in cui si era stati immessi in ruolo in precedenza per garantire la continuità didattica, come anche il permanere di un vincolo triennale assoluto alla mobilità del personale docente neo assunto, al quale viene impedito non solo di chiedere il trasferimento ma anche di poter fare domanda di assegnazione provvisoria. Proprio il tema della mobilità, dei docenti ingabbiati è uno dei tanti punti di una piattaforma che pretende dal Governo risposte chiare e la riapertura di un dialogo senza più decisioni unilaterali.