Israele ha annunciato di aver avviato la prima fase dell’occupazione di Gaza City, considerata “roccaforte” di Hamas. La portavoce delle Forze di difesa israeliane, Effie Defrin, ha affermato che le Idf hanno avviato la seconda fase dell’operazione Gideon’s Chariots a Gaza, lanciata a maggio. “Abbiamo iniziato le operazioni preliminari e le prime fasi dell’attacco a Gaza City e le nostre forze già controllano la periferia della città”, ha affermato.
Centinaia di palestinesi nei sobborghi di Zeitoun e Sabra si stanno spostando verso la parte nordoccidentale della città, mentre le truppe israeliane hanno cominciato a operare nelle aree di Zeitoun e Jabalia, preparando l’occupazione per la quale verranno richiamati in servizio circa 60mila riservisti.
Il Ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha autorizzato ieri l’invasione dopo consultazioni con il Capo di Stato Maggiore, il Tenente Generale Eyal Zamir, e altri alti comandi. Gli obiettivi dell’operazione sono la conquista completa di Gaza City e dei suoi sobborghi, la liberazione degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, lo smantellamento delle capacità militari di Hamas, l’eliminazione della leadership di Hamas e l’istituzione di una zona di sicurezza permanente lungo il confine israeliano. Sono previsti corridoi umanitari e zone di evacuazione civile per facilitare gli aiuti durante l’avanzata delle truppe.
22 agosto, le Nazioni Unite (ONU) hanno dichiarato ufficialmente lo stato di carestia a Gaza City. In una conferenza stampa, il responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha denunciato la responsabilità di Israele, accusandolo di “ostruzione sistematica” all’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Il ministro degli Esteri israeliano ha immediatamente denunciato un “rapporto su misura per la falsa campagna di Hamas ” , basato su “menzogne “, in cui si afferma che “non c’è carestia a Gaza “. Tuttavia, da diversi mesi più fonti allertano sulle difficoltà incontrate dalla popolazione nel nutrirsi, in un territorio sottoposto da quasi due anni a operazioni militari pressoché incessanti. Uno sguardo alle principali cifre che illustrano questa profonda crisi umanitaria.