Confcooperative: +17 per cento; cresce il ricorso alla sanità integrativa tra i lavoratori del Fvg
In aumento l’utilizzo da parte delle cooperative di strumenti di welfare aziendale rivolti ai propri collaboratori. Attivata la rete CooperazioneSalute
Sono aumentati del 17,6 per cento, nell’ultimo triennio, i lavoratori iscritti alla sanità integrativa nelle cooperative del Friuli VG di Confcooperative, raggiungendo l’importante cifra di 5.489 persone. Il dato viene reso noto dall’associazione, che riunisce 523 cooperative regionali, in occasione della “Giornata internazionale della Copertura sanitaria universale”, che si celebra il 12 dicembre. Ben 136 le imprese cooperative del Friuli VG (+65 per cento nel triennio 2018-2021) che hanno scelto di aderire alla rete sanitaria integrativa, realizzata da Confcooperative attraverso un’apposita struttura: CooperazioneSalute. Ancora oggi, infatti, il 23,5 per cento della spesa sanitaria non è coperta dal servizio sanitario, la quota più alta in Europa, e per il 90 per cento rimane a carico del paziente senza l’intervento di alcun terzo pagatore (casse, fondi sanitari, assicurazioni).
«Negli ultimi anni le famiglie hanno incrementato la spesa sanitaria (+14 per cento) più di ogni altra spesa e, per 7 famiglie a basso reddito su 10, la spesa sanitaria incide pesantemente sulle sue risorse. La sanità integrativa è, quindi, un supporto indispensabile rispetto alle prestazioni del Servizio Sanitario Regionale in un contesto di aumento della spesa sanitaria familiare e di diversificazione delle esigenze di cura della popolazione – spiega il segretario generale di Confcooperative Fvg, Nicola Galluà –. Pertanto, essa si pone l’obiettivo di migliorare l’accesso dei lavoratori alle prestazioni sanitarie, favorendo in particolare la prevenzione».
Sono 45, intanto, le strutture sanitarie regionali accreditate alla rete di CooperazioneSalute, che offrono tariffe agevolate a lavoratrici e lavoratori delle cooperative iscritte alla rete. Sempre sulla base del principio di libertà di scelta tra strutture pubbliche e private e di quello dell’appropriatezza delle spese sanitarie poiché resta fondamentale dare sostenibilità al sistema sanitario nel suo insieme, contribuendo alla coesione sociale che è nel DNA del movimento cooperativo.
La spinta alla diffusione della sanità integrativa è venuta dai rinnovi dei contratti collettivi di lavoro, che in diversi casi, negli ultimi anni, hanno previsto l’introduzione di forme di copertura sanitaria integrativa a carico del datore di lavoro. «Oggi, però, cresce sempre di più l’attenzione verso l’applicazione su base volontaria, trainata da una crescente sensibilità delle imprese verso strumenti di welfare aziendale. In questo si inseriscono le campagne di prevenzione che promuoviamo attraverso CooperazioneSalute, con particolare attenzione verso la medicina di genere», chiosa Galluà.
Studio Giornalisti
Adriano Del Fabro